Tribunale, il territorio apparecchia la campagna elettorale

La delibera è stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale di Sulmona come previsto, anche se è stato necessario un piccolo emendamento al testo perché, come ha fatto notare il sindaco di Castelvecchio Subequo, Pietro Salutari, non era menzionata nella stesura portata a votazione la Valle Subequana. Una dimenticanza che costringerà i consigli comunali di Pratola Peligna, Barrea, Ateleta, Pettorano sul Gizio e della stessa Castelvecchio, che avevano già approvato il documento, a riunirsi di nuovo per fare un’integrazione.
Poco male, in verità, perché la battaglia per la difesa del tribunale di Sulmona, che oggi ha mobilitato a palazzo di giustizia i sindaci del territorio e il consiglio di Sulmona, non si combatterà con questo governo, tanto più che le Camere vanno verso lo scioglimento il prossimo 29 dicembre.
E dunque l’alzata di scudi è di quelle preventive, in vista cioè dell’imminente campagna elettorale: un modo per dire ai candidati che verranno a bussare voti che questo territorio conta sulla salvaguardia del tribunale peligno, in chiusura, come gli altri tre abruzzesi di Vasto, Lanciano e Avezzano, nel 2020.
E non è un fatto poco rilevante capire cosa ne penseranno i candidati prima, perché non tutti sono sulla stessa lunghezza d’onda: proprio oggi, ad esempio, il sottosegretario Federica Chiavaroli ha detto che Sulmona e Avezzano devono trovare un accordo, perché salvarli tutti e quattro i tribunali non sarà possibile.
Sulmona però la sua partita se la vuole giocare da sola, anche se è un gioco d’azzardo: il minor peso politico del territorio, in fondo, può essere bilanciato dalle ragioni di un territorio orograficamente complesso e soprattutto a forte rischio di infiltrazioni malavitose, tanto per la vicinanza con zone compromesse come la Campania, quanto per la presenza del carcere di via Lamaccio, che, come ha spiegato anche il presidente del tribunale Giorgio Di Benedetto, vede lo stanziamento in città sia delle famiglie dei detenuti per criminalità organizzata, quanto degli stessi ex detenuti che spesso decidono di stanziarsi qui.
E poi le ragioni dell’efficienza, del risparmio che non c’è mai stato e la necessità, ha rimarcato Di Benedetto, di “misure compensative per territori sguarniti di questi presidi – ha detto – cosa che non è stata presa in considerazione nella legge delega che ha riformato la geografia giudiziaria”.

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