Un giorno da volontario

Chi riesce a starsene con le mani in mano davanti ad uno scempio del genere? Un sentimento condiviso da molti, almeno dai tanti volenterosi ragazzi che ho incontrato venerdì mattina alle sei. Tutti armati di pala, scarpe da trekking, zainetti, sorridenti e pronti ad affrontare un mostro che gli sta divorando la montagna. Quando arrivo ci sono già una settantina di persone, ci si saluta, ci si abbraccia, si scambia qualche battuta. Dal Coc la direttiva che ci danno è sempre la stessa: “stiamo aspettando che arrivino un responsabile e i militari e vi portino sopra”.

Più passano i minuti e più m’incupisco: “ma come ho la montagna di fronte che brucia, mi è stato chiesto di essere qui alle sei per andarla a spegnere e adesso mi tengono a non fare nulla?” Alcuni cominciano ad annusare l’odore della melina, così decidiamo di partire in autonomia ma coordinati con il Coc che sa costantemente la nostra posizione e il tipo di intervento che stiamo facendo.

Insieme ad alcuni amici saliamo su due Jeep e c’inerpichiamo verso il Colle di San Pietro dove c’è uno dei fronti dell’incendio che più preoccupa perché passato il colle troverebbe una fitta pineta che si estende fino a Roccacasale ed è a tutti chiaro che “qui si salva il Morrone o si muore”. Salendo dalle Marane lo spettacolo che si vede è impietoso: scheletri di alberi messi in fila come tanti soldatini, cenere ovunque, solo raramente qualcosa scampata alla mattanza. Il cuore risale in gola mentre i tornanti si arrampicano sulla montagna.

Di tanto in tanto vediamo dei dei buchi nel terreno e c’interroghiamo, qualcuno pensa siano tane, ma solo più a monte ci rendiamo conto che è ciò che resta degli alberi secchi che si sono consumati fino alle radici. Ancora qualche centinaio di metri e troviamo il fuoco sulla strada e lì inizia la nostra battaglia personale con le fiamme. Proviamo a contenere quelle che troviamo a valle in un intervento su un pendio ripidissimo che sembra andare a buon fine, resta acceso solo un piccolo focolaio che andrebbe spento con una gettata di acqua dall’alto, comunichiamo le coordinate ma non arriva nulla. È così che poco dopo l’incendio riparte più forte di prima bruciando la vegetazione in una zona chiamata “Il Vallone”. Noi invece siamo in zona “Cerreto” per rifocillarci e proseguire verso monte.

In quel momento però arrivano due Jeep, Vigili del Fuoco e Protezione Civile, che proseguono con noi. A quel punto la storia cambia perché il coordinamento fra monte e valle si fa più intenso. Portiamo i Vigili del Fuoco fino all’Eremo di San Pietro, dove hanno una visuale privilegiata per coordinare i canadair. Il nostro compito diventa difendere la montagna dal fronte di fuoco che sta salendo pericolosamente e avanza fra il Colle di San Pietro e la Costa dei cani. Un ginepro con un diametro di tre metri inizia ad ardere, la temperatura si fa alta, dietro un altro ginepro e poi una faggeta che porta senza discontinuità fino alla “Fonte delle Vicenne”, per noi sarebbe la fine. Aspettiamo che le fiamme si spengano e con le pale proviamo ad isolare il focolaio e sembriamo esserci riusciti. Chi l’avrebbe detto che quella sarebbe stata una goccia nel mare di quella giornata?

Ci avviamo verso l’Eremo di San Pietro dove l’incendio si sta avvicinando pericolosamente, il fuoco è a centro metri e va assolutamente contenuto, ma le fiamme si avvicinano, si fanno sempre più alte, quando s’incendiano i pini fanno delle vampate spaventose che riscaldano incredibilmente l’aria. Si alza il vento, si mescola al fumo densissimo, proviamo a contenere il fronte ma poco dopo l’esito è impietoso: ritirata! Si grida tutti. Ci contiamo e torniamo sconsolati al punto base dove abbiamo le macchine, l’acqua e l’attrezzatura. Quel breve tragitto mi pare infinito, è come quando raccontano che prima di morire ti passa la vita davanti, non perché la nostra incolumità fosse in pericolo ma perché a morire era il luogo che custodiva la mia infanzia.

È fra San Pietro e le Vicenne che sono andato le prime volte in escursione con mio padre, ero piccolissimo e di allora ho solo pochi ricordi ma tutti bellissimi. È sempre lì che qualche anno dopo, facemmo la prima escursione “in solitaria” con gli amici e ci sembrava di stare a conquistare il mondo. Tutto sta andando in fumo, in quei cento passi mi si para davanti mezza vita. Cammino testa bassa e sotto gli occhiali scuri preso dallo sconforto mi cadono due lacrime. Il fuoco sta avanzando in direzione “Vicenne”.

Alle macchine ci rifocilliamo e capiamo il da farsi, ma la situazione cambia quando il canadair fa un paio di sganci poco distanti da noi, le fiamme si placano, il vento inizia a tirare a favore, proviamo l’ultima strenua e disperata difesa di San Pietro e pare di stare sul Piave. Ci lanciamo lungo la prateria in cui le fiamme avanzano e a colpi di frasche iniziamo a spegnere l’incendio. Ci dispieghiamo lungo la linea di fuoco fino ad arrivare all’Eremo di San Pietro che sta per essere avvolto dalle fiamme ma è a quel punto che come nei migliori film holliwoodiani, quando tutto sembra perduto da Valle si sente arrivare un canadair che fa uno sgancio millimetrico di acqua e schiuma proprio sull’Eremo spezzando la punta del fronte di fuoco salvando il luogo sacro di Celestino V.

Esultiamo tutti come bambini, ce l’abbiamo fatta! E a quel punto tutto sembra facile, i canadair che operano ora sono due e fanno parecchi sganci in rapida successione e rallentano fortemente tutta la parte alta dell’incendio che sta mangiando San Pietro. Ci si abbraccia, si sorride, ci si siede a guardare i canadair che si lanciano in spericolati e precisi sganci sulle fiamme che almeno per qualche ora ritarderanno l’avanzata del fuoco.

Savino Monterisi

1 Commento su "Un giorno da volontario"

  1. Caterina Baldoni | 26 Agosto 2017 at 13:47 | Rispondi

    Compimenti a chi ha scritto. Mi pareva di essere lì e di sentire l’odore acre del bosco che brucia. Tantissimo dolore x questo incendio che sta distruggendo un patrimonio naturale di grandissimo valore e uno dri ricordi più cari della mia infanzia,lo spettacolo del Morrone e della Maiella erano la peima e più bella cosa che guardavo al mattino appena sveglia.

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