Usura e tentato omicidio, gli indagati si difendono: “L’ho picchiata per gelosia”

Avrebbe picchiato la proprietaria dell’autolavaggio per gelosia e perché minacciata con un forcone dal figlio di questa. Così si è difesa questa mattina nel carcere di Teramo dove è rinchiusa Sonia Di Rosa, la quarantacinquenne di etnia Rom arrestata l’altro giorno su ordine di custodia cautelare del gip di Sulmona insieme alla sua famiglia. La donna, difesa dall’avvocato Silvia Iafolla, e indagata per usura, tentata estorsione e tentato omicidio con l’aggravante della crudeltà, ha negato gli addebiti relativi all’usura e alla tentata estorsione, dicendo al giudice durante l’interrogatorio di garanzia di essersi recata il 19 settembre scorso nell’autolavaggio per chiarire con la gestrice i rapporti che intercorrevano tra questa e suo marito. “Me lo voleva portare via” ha detto e da qui sarebbe nata la discussione poi degenerata con la stessa Di Rosa che armata di una chiave inglese avrebbe poi colpito ripetutamente la gestrice dell’autolavaggio procurandogli gravi traumi e una prognosi di quarantacinque giorni. Di Rosa, però, ha negato di aver utilizzato oggetti contundenti e di essersi azzuffata con la sua rivale solo con le mani.
Ha deciso di rispondere al giudice anche l’altra arrestata, la mamma della Di Rosa, Liliana Morelli, difesa dall’avvocato Giancarlo Santilli e accusata di sola usura. Anche lei ha negato ogni addebito, spiegando di essersi recata qualche volta all’autolavaggio anche in compagnia della figlia, ma senza sapere i motivi delle visite.
Si sono infine avvalsi della facoltà di non rispondere gli altri due indagati della famiglia e cioè Bruno (padre) e Luigino (figlio) Spinelli, come le due donne accusati del reato di usura, per aver cioè richiesto finora 19mila euro a fronte di un prestito di 3mila euro fatto nel 2014.
Ora sarà il giudice di Sulmona, sentita la procura, a dover decidere eventuali misure cautelari alternative e cioè se reputare credibili le giustificazioni date dagli arrestati.
Ipotesi alquanto difficile, visto che il gip nell’ordinanza di custodia cautelare sottolinea come “la brutalità assoluta, la totale assenza di remore e di freni inibitori, il ricorso alla forza intimidatorie del gruppo di appartenenza, l’aver agito in più persone riunite, il non aver esitato a porre in essere una serie di reati di particolare gravità per conseguire il prezzo del reato originario di usura, costituiscono tutti elementi concreti che rendo certa (non solo possibile o probabile) la reiterazione futura di condotte analoghe da parte degli indagati”.

1 Commento su "Usura e tentato omicidio, gli indagati si difendono: “L’ho picchiata per gelosia”"

  1. Ma mi faccia il piacere

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