Blitz nel centro di accoglienza con coltelli e pistola. Ferito un gambiano

Coltello e pistola scacciacani in pugno hanno fatto irruzione ieri nel centro di accoglienza della Casa Santa dell’Annunziata in corso Ovidio ed hanno ferito un rifugiato. Un episodio inquietante quello avvenuto ieri notte, verso le undici, nella struttura gestita dalla Asp di Sulmona: due giovani del posto, noti alle forze di polizia per essere consumatori di sostanze stupefacenti, hanno fatto irruzione nel palazzo storico dove sono alloggiati circa una trentina di richiedenti asilo e hanno aggredito un gambiano di ventitré anni ferendolo leggermente con un coltello.
I due poi, di fronte alle reazione dei rifugiati, sono fuggiti abbandonando nel cortile dell’edificio le armi.
Non sono chiare le motivazioni del blitz, se dovuto cioè a motivi e ruggini personali, forse legate a motivi di droga e debiti, oppure ad una irruzione a sfondo razzista, ipotesi da non escludere e anzi che sembra prendere forma sempre più secondo i responsabili del centro di accoglienza.
Sulla vicenda sta indagando la polizia di Sulmona che ha già individuato e sta identificando gli aggressori, anche perché l’episodio è stato ripreso con i telefonini da alcuni ospiti della struttura.
“Verificheremo cosa è successo – spiega il presidente della Casa Santa Armando Valeri – e provvederemo nel caso a sporgere denuncia-querela”.
Ma da chiarire dentro il centro di accoglienza sono anche le posizioni di alcuni ospiti:
c’è anche la struttura di Sulmona, infatti, oltre all’Aquila, Avezzano, Roma e Firenze, nell’operazione Papavero che da questa mattina il personale della squadra mobile dell’Aquila sta eseguendo in collaborazione con altre squadre mobili del Centro Italia e sotto il coordinamento della procura della Repubblica dell’Aquila che ha disposto nove misure cautelari e ventiquattro perquisizioni.
Rapina, violenza sessuale, droga e ricettazione, le ipotesi di reato che i magistrati hanno ipotizzato a carico di alcuni extracomunitari provenienti perlopiù da Gambia, Ghana, Nigeria, Costa d’Avorio, Niger e Mali. I particolari di questa operazione, che non necessariamente sembra essere legata agli episodi della notte scorsa, saranno resi noti più tardi dalla polizia in una conferenza stampa all’Aquila.

5 Commenti su "Blitz nel centro di accoglienza con coltelli e pistola. Ferito un gambiano"

  1. Ma perché si vuole dare necessariamente un peso diverso ad un’azione che ha tutti i connotati di una storia legata agli stupefacenti! Cosa avrebbero dovuto dire i “responsabili” del centro?

    • e cosa le fa pensare che sia necessariamente un fatto legato agli stupefacenti?

      • Nell’articolo si parla di “due giovani del posto, noti alle forze di polizia per essere consumatori di sostanze stupefacenti, hanno fatto irruzione nel palazzo storico”. Onestamente difficile pensare che soggetti con tale curriculum possano decidere di entrare in un appartamento con diversi extracomunitari e pensare di portare a termine un’aggressione alla cieca; anche perché sempre nell’articolo si parla di un solo ferito (ragazzo del Gambia).
        Ultimo lo sfondo razzista viene paventato dai responsabili del centro che in caso contrario sarebbero responsabili in prima persona delle azioni dei propri ospiti.
        Poi se è vero che ci sono delle riprese con i cellulari il giornalista avrebbe potuto chiedere al responsabile di visionarle, magari per preparare un articolo di cronaca un po’ più chiaro. Evitando magari di creare un caso diverso da quello che forse è.
        Ma magari sbaglio io.

  2. Chi gestisce queste strutture non ha responsabilità nei confronti di questi soggetti? non dovrebbero vigilare su ciò che accade in queste strutture?
    La situazione sta diventando rovente. Ora vediamo cosa uscirà dall’operazione Papavero.

  3. Quando le massime Istituzioni svalutano la civile convivenza a buonismo dei più privilegiati a danno dei più disagiati, diventa probabile che nei territori più periferici la rabbia impotente si sfoghi in violenza. E’ facile che la violenza generi tensioni e che le tensioni esplodano.
    Deve essere questa la ragione per cui le istituzioni accorte tengono bassi i toni, mantengono una forma a costo di sfiorare la retorica, corrono a spegnere i focolai sul nascere.
    Tifare per la convivenza civile non è buonismo, governanti idioti, è bieco opportunismo

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