Il business della monnezza romana: “Tariffe più basse per i soci Cogesa”

La cifra delle 30mila tonnellate annue di rifiuti da Roma da trattare in ciascuno dei due impianti di Sulmona e Chieti indicata nella relazione degli uffici regionali è una cifra non attendibile. C’è infatti una valutazione sbagliata all’origine della ripartizione fatta, in parte dovuta ad un errore di valutazione dello stesso Cogesa che, a dicembre scorso, aveva risposto alla manifestazione d’interesse fatta dalla Regione dando la disponibilità (oltre a quelle in house) di 20mila tonnellate annue da trattare. Una cifra lievitata poi a 30mila in base alla maggiore capacità di produttività riconosciuta all’impianto di Sulmona a seguito dell’ampliamento della raccolta differenziata nei Comuni soci, a partire proprio da Sulmona.
La valutazione, però, teneva fuori la città dell’Aquila che da sola conta 22mila tonnellate l’anno e alla quale il 31 dicembre scorso è scaduta la convenzione con Cogesa. Convenzione però ora prorogata e soprattutto in via di rinnovo che, in sostanza, si “mangerà” buona parte delle tonnellate extra da poter trattare nell’impianto.
Conti alla mano l’impianto di trattamento di Noce Mattei aveva una capacità di produzione autorizzata di 48mila tonnellate, grazie però all’ampliamento della differenziata, l’autorizzazione di incidenza ambientale ha fatto salire questo tetto a 54mila tonnellate annue.
Di queste 22mila, che non erano state calcolate nell’ipotesi di dicembre, saranno impegnate dal capoluogo di regione, altre 23mila dagli altri Comuni soci (che aumentando di numero hanno rosicchiato lo sforzo del porta a porta a Sulmona) e le restanti 9mila tonnellate saranno, nel caso del via libera della Regione, a disposizione di Roma Capitale.
Come spiega l’assessore alle Partecipate, Stefano Mariani, insomma, “la riduzione del trattamento dei rifiuti dovuta alla differenziata di Sulmona, verrebbe bilanciata dai rifiuti di Ama. Pertanto non c’è un aumento dei quantitativi complessivi di rifiuti che l’impianto lavora”. Così in realtà non è o non è proprio, perché la possibilità di trattamento è cresciuta di 6mila tonnellate e Ama occuperà sì la fetta “risparmiata” dalla differenziata di Sulmona (e non solo), ma anche quella che è stata autorizzata in aggiunta.
Il punto con cui fare i conti è un altro dunque: l’impianto di Noce Mattei è una “fabbrica” che può trattare, oggi, fino a 54mila tonnellate l’anno di rifiuti e tolti i 23 mila consumati dagli “indigeni” (che una volta trattati finiscono nella discarica di Noce Mattei), gli altri 31mila (da smaltire in altre discariche come Isernia) sono di fatto sul mercato. Che vengano dall’Aquila o da Roma, poco conta, insomma.
“Ciò oltre che ottimizzare le potenzialità dell’impianto – continua Mariani – avrebbe una ricaduta in termini di minor costi per l’azienda, una riduzione della tariffa applicata ai soci e quindi maggiori servizi per i cittadini”.
Un affare insomma, se non fosse che c’è un piccolo quesito da risolvere: con questi numeri la prevalenza dell’attività non sarebbe più in maggioranza a favore dei soci (anche includendo Sulmona) e quindi tutti gli affidamenti in house sarebbero fuori legge.
A meno che L’Aquila non entri in società e di conseguenza nella discarica di Sulmona.

1 Commento su "Il business della monnezza romana: “Tariffe più basse per i soci Cogesa”"

  1. E chi ci crede che si avranno maggiori servizi per i cittadini! !!per favore!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*