Castel di Sangro, disattivata chirurgia. Caruso: “Interruzione di pubblico servizio”

Il provvedimento è arrivato improvviso, anche se non inatteso, ieri: il reparto di chirurgia dell’ospedale di Castel di Sangro è stato smobilitato. Gli undici posti letto a ciclo ordinario sostituiti con due posti letto a ciclo diurno.
E’ quanto proposto, ma in realtà eseguito da ieri, dal responsabile del servizio di chirurgia Mauro Favoriti, con l’avallo del manager Rinaldo Tordera, del direttore di dipartimento Walter Di Bastiano e del direttore sanitario Maria Simonetta Santini.
La premessa parte dalla carenza di personale a causa della quale “si è fatto ricorso all’istituto dell’attività aggiuntiva e che la stessa, prorogata fino al 15 febbraio 2019 – si legge nella nota -, comporta una notevole spesa per la Asl 1”.
Quanto basta per dare immediata attuazione alle direttive del decreto ministeriale 70 (Lorenzin) e quello del commissario ad acta, che prevedono, in base alla riorganizzazione della rete ospedaliera, la disattivazione di chirurgia a Castel di Sangro.
Le dimissioni e il day surgery saranno eseguite per due giorni a settimana e nel caso i pazienti non potranno essere dimessi “saranno appoggiati nei posti letto ordinari di ortopedia (attualmente ancora attivi) e/o eventualmente di medicina generale”. L’attività di day surgery sarà coperta poi per due giorni a settimana dalle 8 alle 14 e solo se necessario nelle ore successive con pronta disponibilità. A Castel di Sangro, cioè, da ieri si fa solo attività di medicazione, mentre per tutto il resto, per le urgenze e le consulenze, i pazienti dovranno essere spostati sul presidio ospedaliero di Sulmona.
“Tale proposta organizzativa – si legge nel documento – oltre che un risparmio economico, consentirà di garantire al meglio la salute dei cittadini/utenti”.
Non la pensa così il sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso che, ieri stesso, ha inviato una formale diffida alla Asl chiedendo di annullare il provvedimento e ripristinare i posti letto, pronto, avverte, ad adire le vie legali perché oltre che inutile ed antieconomico, il provvedimento sarebbe anche viziato dal punto di vista procedurale.
“Va osservato che le conseguenze della contestata scelta, non saranno solo di tipo funzionale, ma anche di carattere economico, in quanto si determinerà un incremento di mobilità passiva (verso il Molise, ndr), con inversione del trend positivo che si è registrato sinora”. Inoltre, sostiene Caruso, si è proceduto alla dismissione di chirurgia sulla base di una proposta “senza che sia stato adottato uno specifico provvedimento il che integra i presupposti di cui all’art.340 del C.P.” ovvero l’interruzione di pubblico servizio.
E torna alla mente quel “riapriremo gli ospedali”, “la sanità garantita a tutti”, “la revisione del decreto Lorenzin”, che ministri e leader politici hanno profuso fino al 10 febbraio. Fino al 10 febbraio.

4 Commenti su "Castel di Sangro, disattivata chirurgia. Caruso: “Interruzione di pubblico servizio”"

  1. Tranquilli.. si tratta solo di una disposizione temporanea…
    Vuoi che non si trovi una soluzione fra le ben 108 figure professionali da stabilizzare?
    Il manager Tornerà non mancherà di sistemare il tutto…
    In alternativa il sindaco potrà chiedere aiuto alla “crocerossina regionale” che della sanità ne ha fatto un vanto in campagna elettorale

  2. Ricordiamo Decreto Lorenzin targato PD. Giusto per ricordarlo

  3. Modesto medicus | 20 Febbraio 2019 at 18:21 | Rispondi

    “Quanto basta per dare immediata attuazione alle direttive del decreto ministeriale 70 (Lorenzin) e quello del commissario ad acta, che prevedono, in base alla riorganizzazione della rete ospedaliera, la disattivazione di chirurgia a Castel di Sangro”(cfr.articolo). E non è solo Castel di Sangro che ne subisce le conseguenze, ma tanti altri ospedali, specie quelli di periferia, una volta “ospedali di zona o provinciali”, prima della famigerata legge 833. Ed allora che si vanno cianciando che mancano i medici e che bisogna riaprire le iscrizioni a todos el mundo, alla facoltà di medicina, quando chiudono reparti ospedalieri, ospedali, riducono all’osso le equipe mediche, non fanno più concorsi per blocco del turn over etc.etc. Che ce ne faremmo dei tanti medici messi “in cantiere” per poi fargli fare nulla? Le solite boiate all’italiana maniera. Ma come si può chiudere un reparto importante come la chirurgia,specie poi a Castel di Sangro, per la sua particolare posizione orografica? Sapete che un ospedale per chiamarsi tale deve avere come minimo : un PS- un reparto medicina, un reparto chirurgia con annessa anestesia-radiologia-laboratorio analisi, maternità, ambulanza. Il reparto di chirurgia è condizione irrinunciabile, affinché un ospedale si possa definire tale. Altrimenti bisognerebbe specificare sulle indicazioni stradali che segnalano l’ospedale, che esso non dispone di chirurgia né di altri,reparti come ad esempio cardiologia per la quale supplisce il reparto di medicina. E per chirurgia? Se viene trasportato d’urgenza a C.di S. un malato con peritonite acuta , perderebbe del tempo prezioso, non trovando il reparto. Bene farebbe il sindaco a rivolgersi al magistrato. Non si scherza sulla pelle della gente….

  4. Eppure mi hanno salvata da morte certa ben due volte in questo ospedale… Il dottor Di Sandro ne è stato un’eccellente figura, purtroppo per noi oggi è in pensione. Le figure infermieristiche e della radiologia sono vere professioni svolte con abnegazione… Che squallida politica!

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