Cogesa, non c’è quiete dopo la tempesta

E’ una scalata sugli specchi quella del sindaco di Sulmona Annamaria Casini che, all’indomani dell’opera di smembramento del territorio con la contrastatissima nomina di Vincenzo Margiotta al Cogesa, cerca di giustificare quella che è stata la più grande sconfitta della politica del Centro Abruzzo, con un’operazione dettata, dice, dalla “logica industriale”. Secondo il primo cittadino di Sulmona, insomma, la scelta del nuovo amministratore è stata dettata da motivazioni professionali e non politiche. Di fatto contraddicendo il documento da lei stessa presentato al Comitato del controllo analogo, nel quale si sottolineava come la nuova governance era “un’azione volta a garantire la necessaria presenza del territorio anche all’interno dell’Agir”. Cosa che, insomma, solo un accordo politico, sostenuto dall’assessore regionale Andrea Gerosolimo (che senza scomodare i segreti di Fatima è il deus ex machina dell’operazione sulle partecipate), potrà garantire la presenza di un sindaco peligno tra i sette del Cda che guideranno la nuova agenzia regionale per i rifiuti.
“Da oggi la priorità dei soggetti di proprietà pubblica, impegnati nell’erogazione di servizi, sarà quella di una sana logica industriale, al fine di soddisfare gli utenti abbattendo i costi aumentando gli investimenti in qualità e innovazione” scrive la Casini, evidentemente ritenendo l’uscente Giuseppe Quaglia non all’altezza del compito, pur preoccupandosi però di riservargli una consulenza esterna a mo’ di tutoraggio del nuovo amministratore.
Ma è sul rapporto con i soci e quindi con i sindaci del Cogesa che la diatriba politica diventa anche criticità tecnico-giuridica, dimostrando che il principio del controllo analogo non è stato ben compreso, così sostengono i Revisori contabili, da chi mercoledì scorso ha operato quell’atto di forza che ha dilaniato il territorio, portando 32 sindaci ad abbandonare la seduta.
“Leggo gridare allo scandalo perché il capo di un’azienda pubblica sia stato eletto dalla maggioranza degli azionisti – scrive ancora la Casini -. Si dimentica, forse, che gli amministratori di aziende rispondono ai soci in ragione del loro peso azionario e lo fanno nel momento in cui predispongono il bilancio”.
Sarebbe però proprio questo il presupposto che, secondo i Revisori, ha condotto l’assemblea a fare una nomina ritenuta illegittima: la nomina degli amministratori, rientra infatti, secondo regolamento e convenzione che ispira il controllo analogo (necessario per gli affidamenti in house), tra quelli per i quali è necessaria “una preventiva autorizzazione da parte del Comitato, vincolante per gli organi della società”. Il parere dal Comitato non è mai stato dato, ovvero non è mai stato votato.
Ma c’è di più: ci sono diverse sentenze che stabiliscono come il controllo analogo miri principalmente a garantire ai Comuni, anche se piccoli e minoritari nelle quote azionarie, una voce in capitolo nella gestione della società pubblica a cui affidano un servizio. Essendo cioè un servizio parasociale, per esso non varrebbero le regole delle normali società di diritto privato, ma ogni sindaco vale uno, per cui l’unica maggioranza sarebbe quella numerica.
La questione è controversa, ma probabilmente c’è una logica che la pervade ed è altrettanto probabile che ora a dirimere la cosa, sarà un tribunale a cui alcuni sindaci sono pronti a ricorrere per impugnare la nomina.
Sulla procedura seguita, d’altronde, non si sono divisi solo i sindaci del territorio, ma anche gli stessi partiti al loro interno: se i circoli del Pd peligno (compresa la componente di Fronte Democratico di Sulmona) avevano duramente criticato metodo e merito della scelta fatta mercoledì, oggi è il segretario sulmoese dei Dem, Sergio Dante, a chiarire la posizione ufficiale del partito sulmonese: “Per la seconda volta in meno di due giorni alcuni circoli del PD valle Peligna hanno preso una dura posizione in relazione alla elezione dell’amministratore unico del Cogesa – scrive Dante -. Riteniamo che sia arrivato il momento di abbandonare le polemiche e lavorare tutti insieme nell’interesse del territorio. La scelta fatta da 16 sindaci che rappresentano quasi il 60% delle quote sociali e’ una scelta legittima, che rientra nelle logiche delle società a capitale pubblico. Formuliamo gli auguri all’avv. Vincenzo Margiotta certi che saprà essere il migliore interprete per la ulteriore crescita della società”.

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