Consiglio dépandance della Regione. E la città sprofonda nel caos

C’era una volta un’istituzione chiamata consiglio comunale, oggi solo una dépendance dell’ufficio politico di Luciano D’Alfonso e di quello dell’assessore regionale Andrea Gerosolimo. Perché è su questo asse politico che questa mattina si è consumata l’ennesima “farsa”, per usare le parole del consigliere Bruno Di Masci, che ha portato in pochi minuti a svuotare l’Aula di palazzo San Francesco e sciogliere l’assise.
Ad andare via, per protesta, sono stati prima i consiglieri comunali di opposizione dopo la decisione dell’ufficio di presidenza di non consentire la costituzione del gruppo del Pd in consiglio, come da direttive ricevute ieri dal consigliere politico di D’Alfonso, Andrea Catena. Dirimente è stato il voto contrario del presidente Katia Di Marzio che vale doppio e che, nei fatti, ha impedito che i tre consiglieri iscritti ai Dem, Bruno Di Masci, Antonio Di Rienzo e Fabio Ranalli, potessero autodeterminarsi.
“Una decisione che non è stata presa a termini di regolamento” accusa Fabio Ranalli che, insieme ai suoi colleghi di opposizione, ha annunciato di voler portare il presidente Di Marzio davanti al prefetto. Perché, insomma, non è scritto e non è previsto da nessuna parte che le scelte politiche dei singoli consiglieri possano essere inibite da un’istituzione come la presidenza del consiglio, e ancor meno che ingerenze extra istituzionali, quali quelle di Andrea Catena o del segretario regionale Marco Rapino, possano condizionare la vita di un’istituzione che vive o dovrebbe vivere di propria autonomia.


La Di Marzio si è insomma caricata di una responsabilità politica che non le spetta, falsando un dibattito politico che è tutto interno al Pd e non certo interno al Comune.
I consiglieri iscritti al Pd, d’altronde, hanno marcato subito il territorio, lanciando un messaggio chiaro di scontro con la direzione regionale: “Ieri, secondo loro (i vertici regionali, ndr), per poter formare il gruppo in consiglio, dovevo andare a Pescara a firmare un documento nel quale accettavo le scelte regionali sul territorio: bretella ferroviaria, sanità, centrale Snam – ha detto Di Masci – una cosa mai vista, una comica alla quale non abbiamo alcuna intenzione di piegarci. Noi siamo il circolo più grande della regione e andiamo avanti per la nostra strada, tenendo come obiettivo il bene della città. Per questo da oggi non parteciperemo più a questo consiglio comunale fin quando non ci sarà consentito di formare il gruppo del Pd”. Alle parole sono seguiti i fatti: i tre consiglieri Dem hanno così abbandonato l’Aula, seguiti a ruota, per solidarietà e per indignazione sul comportamento tenuto dalla presidenza, dagli altri colleghi di opposizione presenti: Elisabetta Bianchi e Francesco Perrotta.
Con l’Aula svuotata il consiglio è proseguito però per pochi minuti, giusto il tempo di annunciare la nomina dei due nuovi assessori da parte del sindaco e poi di fuggire, facendo mancare il numero legale, davanti al dibattito sulle cooperative di servizio, argomento sostenuto da un’interrogazione della Bianchi e diventato di urgente attualità con la scadenza, non rinnovata, degli appalti proprio oggi.

Oltre i banchi e tra i corridoi i lavoratori addetti alle pulizie che da diciassette giorni stanno lavorando non si sa bene a che titolo e sotto quale mandato. Al licenziamento della Coop 2001, infatti, non è seguito ancora il riassorbimento nelle cooperative subentranti che, d’altronde, non sono state ancora ufficialmente autorizzate ad operare. In pratica i lavoratori continuano a pulire il Comune e il tribunale, senza avere un mandato definito.
Nessuna nuova, ma non buona nuova, anche per i lavoratori della Satic la cui proroga scade oggi e per i quali la segretaria Francesca De Camillis, in sostituzione del dirigente malato, sembra non avere alcuna intenzione di firmare le proroghe.
Da lunedì sarà insomma il caos in città: senza pulizie, senza manutenzione, senza servizi di bollettazione, solo per citare alcuni dei disservizi che si verranno a creare.
In consiglio si torna domani per la seconda convocazione, dove il numero legale non è necessario. Si tornerà a parlare di cooperative, ma a quanto sembra si continuerà solo a parlare.

 

1 Commento su "Consiglio dépandance della Regione. E la città sprofonda nel caos"

  1. Cari eletti della maggioranza, ma avete spiegato alle tante persone che vi hanno eletto poco più di un anno fa che l’altra faccia della medaglia del “vostro nuovo che avanza” presupponeva la completa sospensione della “democrazia” oltre al già evidente immobilismo di una città?
    Mi auguro almeno che per voi il gioco sia valso la candela.

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