Diede della “zoccola” alla collega Salvati, l’ex consigliere Bruno Di Masci condannato in appello

Il giudice del tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, ha riformato oggi in appello la sentenza con cui il giudice di Pace aveva assolto nell’ottobre dello scorso anno l’ex consigliere comunale Bruno Di Masci, accusato di aver dato della “zoccola” alla sua collega Roberta Salvati durante una telefonata e in presenza di altre persone nel 2018.

Di Masci è stato condannato ad una multa di 900 euro e al pagamento delle spese legali per 5mila euro, oltre ad un risarcimento della parte che sarà da valutare in sede civile.

La sentenza di riforma, al di là della condanna penale, ha però un valore soprattutto etico e politico: insomma “zoccola” non si può dire, neanche se detto, come venne sostenuto dal giudice di Pace, “in senso politico”.

Di Masci nella sua strategia difensiva aveva sostenuto di aver detto quel termine, registrato da un telefonino e diffuso via social a più persone, per qualificare la coerenza politica della sua collega, passata dalla presidenza del circolo del Pd, al gruppo civico, poi all’opposizione di questi e infine alla Lega.

L’avvocato della Salvati ha fatto notare però, che quando venne proferita quell’offesa, la Salvati non era ancora salita sul Carroccio e che di conseguenza anche la scriminante del gergo politico non aveva ragione di essere.

Il caso era esploso mediaticamente quando nel 2018 la stessa Salvati, poi allontanata dalla presidente del consiglio dall’Aula, denunciò il fatto, cercando di mostrare il video alla platea. Per questo la Salvati venne anche denunciata da Di Masci, ma le accuse caddero già in primo grado.

Visibilmente commossa la Salvati dopo la sentenza di riforma, con le lacrime agli occhi, ha accolto le parole del giudice togato con grande soddisfazione: “Sono passati sei anni, ma quelle parole mi fanno ancora male – ha detto – non dico di essere contenta per la condanna, perché non bisogna mai esserlo; ma sono soddisfatta che sia stata fatta giustizia. Era una questione di principio e di difesa del genere femminile, innanzitutto. E una difesa della parte nobile della politica”.

“All’esito dell’udienza di oggi dinanzi al tribunale di Sulmona nell’ambito di un procedimento che si strascina da oltre sei anni, ribadisco la mia completa non colpevolezza in ordine a quanto mi è stato addebitato dalla signora Roberta Salvati. Attendo con grande serenità le motivazioni della sentenza al fine di proporre ricorso per Cassazione prima che possa intervenire la prescrizione della quale non mi sentirei affatto soddisfatto” ha dichiarato Bruno Di Masci.

Queste le parole del segretario regionale della Lega Abruzzo Luigi D’Eramo: “Una sentenza che rende finalmente giustizia alla collega Roberta Salvati e, in modo simbolico, a tutte le donne e che riconosce le gravi offese di genere e sessiste che ha subito sei anni fa. Aldilà della diversità delle posizioni, nel confronto politico non deve mai venir meno il rispetto”. 

8 Commenti su "Diede della “zoccola” alla collega Salvati, l’ex consigliere Bruno Di Masci condannato in appello"

  1. Era ora !!! Brava Roberta

  2. LA GIUSTIZIA TRIONFA SEMPRE ANCHE SE PASSA DEL TEMPO…SONO PIENAMENTE SOLIDALE CON ROBERTA SALVATI…C7SULMONA(MAURIZIO)

  3. Speriamo che lo chiudono questo tribunale. Altrimenti lo mettiamo anche a Giulianova, Roseto degli Abruzzi , CHE SONO PIÙ GRANDI DI SULMONA, ma siccome non c’è il tribunale, tanti reati demenziali non accadono.Succedono meno reati perché il tribunale sta a Teramo. Oppure io tribunale lo mettiamo anche a Montesilvano che è tre volte Sulmona e non c’è neanche una pretura.

    • Fatti vedere da uno bravo

    • Chiudiamo anche l’ospedale, così scompaiono pure le malattie.

      • Giusto, chiudiamo anche questo stesso schifo di stessa criminalità degli ospedali, con una sanità retta da un uguale apparato di accattoni come nel settore giustizia avviene in combutta tra polizia avvocati e magistratura, tutti accecati dai guadagni illeciti e dalla illusione di bellezza.. Non mi dirai che, come i decessi, le malattie non siano prevedibili con le statistiche anno dopo anno. Nel senso che se i morti in Italia sono circa 750.000 ogni anno e servono un numero prevedibile di bare ,lo stesso già si sa che il prossimo anno serviranno 100.000 ecografie 50.000 tac 200.000 elettrocardiogrammi perché la popolazione si ammala con una stessa frequenza. EBBENE UNA BECERA SANITÀ POLITICAMENTE CORROTTA SIMULA UN PERPETUO STATO DI DISORGANIZZAZIONE ED EMERGENZA COSÌ DA ALLUNGARE LE LISTE DI ATTESA ALL’ INFINITO IN MODO CHE INVECE DI DARTI IL SERVIZIO CHE TI SPETTA PER COSTITUZIONE TE LO FA PAGARE NELLE STRUTTURE PRIVATE SEMPRE DI PROPRIETÀ DELLE LORO GHENGHE. Uguale come gli amministratori pubblici che vogliono fare sempre appalti con procedimenti di urgenza perché hanno così il potere di affidamento privatista ai compari loro. Tutto questo accade per la immensa corruzione giudiziaria, dove i magistrati, pagati per contrastare il crimine,si dedicano insieme alla polizia alla creazione scenografica di reati demenziali ed inesistenti per sola appropriazione delle somme previste nel bilancio della giustizia. Questa è l’Italia dove vivi, l’Italia di MattaJella. L’Italia che si deve cambiare ad iniziare da MattaJella.

  4. L'Avanguardista | 5 Giugno 2024 at 11:21 | Rispondi

    Se ogni docente dei vostri figli dovesse fare una denuncia per ogni insulto preso a scuola ogni giorno di lavoro,
    -si intaserebbero i Tribunali con cause assurde,
    -si riempirebbero le tasche dei docenti a 900 euro per insulto,
    -si svuoterebbero le tasche dei malcapitati genitori,
    -si arricchirebbero gli avvocati a 5mila euro per insulto, ed anche questa cifra è un insulto a tutti i lavoratori con i calli alle mani.
    MA PER PIACERE…!!!

    • Il problema giudiziario in Italia è più acuto di quello sanitario. Nel senso che i medici e paramedici italiani possono trovare anche lavoro all’ estero con poca conoscenza dell’ inglese poiché la scienza medica è la stessa nel mondo se le malattie accadono per natura, ma, per la Giurisprudenza terribilmente no, La lingua è essenziale. E per aspirazione delle classi sociali povere abbiamo creato un esercito di avvocati assolutamente spropositati per la giusta esigenza di ordine e giustizia civile della nazione. Questo grazie alla gratuità delle università che hanno accolto i figli delle famiglie meno abbienti specialmente di carabinieri polizie varie o dei contadini od operai che per percezione di rivalsa e di avanzamento di classe non hanno visto altro che fare studiare i figli nelle scuole pubbliche gratuite, facendo immani sacrifici economici. Il risultato è quello attuale, le giudici,i giudici,le avvocatesse e gli avvocati in grande quantità e che in grande quantità pretendono soldi perché hanno studiato, e non importa se tramite procedimenti penali esagerati od addirittura inventati, vogliono soldi e basta.ED IL TUTTO A NOSTRO CARICO PERCHÉ POSSONO ESERCITARE SOLTANTO IN LINGUA ITALIANA E NON LI PUOI FAR EMIGRARE ALL’ ESTERO DOVE SI PARLA UN ALTRA LINGUA.

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