La titolare delle indagini, Aura Scarsella, dopo le inutili ricerche del telefono personale dell’ex generale, ha deciso così di chiedere la duplicazione della scheda telefonica, in modo da poter risalire alle telefonate, ai messaggi e al traffico dati che Conti ha fatto nei suoi ultimi giorni di vita.

Un trasferimento, quello in Basilicata, che sicuramente ha influito sulla decisione estrema, per un esperienza che, a quanto sembra, non era finita in modo così sereno come è stato descritto agli stessi inquirenti dall’amministratore delegato Francois Rafin.
Anche la telefonata giunta alla redazione di Primadanoi parlava di “disaccordi con Rafin” e chi l’ha fatta, si è scoperto dopo, è un dirigente della stessa multinazionale del petrolio, evidentemente ben informato sui rapporti interni all’azienda.

Capire cosa sia successo in quei quindici giorni, tanto da trasformare un’esperienza stimolante in una “trappola” da cui fuggire, sarà fondamentale non solo per capire se c’è stata quell’istigazione al suicidio che intitola il fascicolo della procura, ma anche se, se ne avranno le forze, di scoperchiare chissà altro.
Qualsiasi pista si voglia seguire, però, sarà necessario qualcosa in più delle supposizioni e per questo la procura ha affidato ai periti il compito di analizzare tutti gli apparecchi informatici nella disponibilità dell’ex generale.

Cosa che non ha fatto con il suo telefono che, tuttavia, ha fatto sparire chissà dove. Ora la soluzione di clonare la scheda potrebbe aprire nuove possibilità investigative.
I periti avranno sessanta giorni di tempo per depositare la relazione, ma è probabile che il lavoro sarà pronto prima.
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