Da Maduro a Guaidò la situazione non cambia: “Duemila chili di medicine bloccate a Sulmona”

Non basta cacciare Maduro per risolvere la situazione in Venezuela “Che è molto complessa” spiega il dottor Edoardo Leombruni, presidente dell’associazione Ali Onlus che dall’Italia si occupa di inviare medicinali oltreoceano dove “il 90 per cento del fabbisogno non viene coperto”. Non si trovano medicinali, non si trova cibo e che sia Maduro o Guaidò la situazione per il Venezuela non cambia. Non tutti sanno che in Valle Peligna c’è la base dell’associazione Latino Americana che da quattro anni organizza diverse attività per reperire le risorse necessarie a spedire le medicine in Venezuela. Sono 27 le sedi in tutta Italia con oltre 500 volontari, la base è tutta peligna, curata e gestita da Leombruni con diversi volontari. Le attività sono tante e passano principalmente per l’organizzazione di eventi. Il sostegno ai venezuelani che riescono in qualche modo ad arrivare qui è a dir poco sostanzioso, con tanto di corsi per imparare l’italiano, nessuno deve rimanere indietro insomma.

Nonostante il gran lavorìo però la situazione resta difficile, anche dare un aiuto da qui è un’impresa. Basti pensare che fermo a Sulmona c’è un grosso quantitativo di medicine e non ci sono le risorse necessarie per spedirle al momento. “Si tratta di 2 mila chili di medicinali, se si pensa che uno di loro pesa 20 grammi si ha bene la consapevolezza di quante medicine stiamo parlando”. Leombruni, medico, è nato e cresciuto in Venezuela tornando in Italia a 18 anni per studiare. Da quattro anni ha fondato l’associazione per cercare di dare una mano ai suoi connazionali di là. Non semplifica, nella sua spiegazione, la situazione venezuelana. Non c’è una questione politica da analizzare bensì solo economica, una crisi che nonostante l’auto-proclamazione (richiamando l’articolo 233 della costituzione voluta da Chavez) di Guaidò, già capo dell’assemblea nazionale a maggioranza dell’opposizione, non risolve nel quotidiano le mille esigenze. Vien da sé che la comunità venezuelana in Valle Peligna continua ad essere molto preoccupata per gli eventi che si susseguono. E tante sono le richieste di aiuto: “Solo questa mattina- racconta Leombruni- ho ricevuto dieci chiamate di persone disperate senza cibo né acqua. Ho ha sentito un nonno che chiedeva alimenti per i suoi sette nipoti e non so proprio cosa fare”.

E’ in costante contatto con i suoi parenti ancora in Venezuela anche il giovane attivista Julio Cesar Pereira, intervistato tempo fa da Il Germe. Julio parla di un paese in vendita ormai dove le case valgono poche centinaia di euro: “Qualche giorno fa mi hanno chiamato per chiedermi se volevo vendere la mia a 500 euro. Capite? Una casa che ho fatto con le mie mani e i miei risparmi a soli 500 euro. Ovviamente ho rifiutato”. Parte di un movimento tendenzialmente di destra, ma perchè di opposizione a Maduro, Julio ha avuto modo di sentire anche i suoi compagni ancora in patria. Tutti sono d’accordo nel sostenere Guaidò salvo però non far interferire l’America perchè il rischio di una occupazione è reale. “I nostri problemi dobbiamo risolversi tra noi – aggiunge Julio spiegando anche la difficile situazione dei militari, tanti disertori -. Quelli stanziati al confine hanno abbandonato le armi raggiungendo le nazioni limitrofe. La guerra non è con loro, tanti hanno raccontato di essere stati costretti a uccidere civili sotto minaccia di ritorsioni in famiglia. Sembra che l’ordine ora sia quello di fare fuori la popolazione. Il problema non è Maduro, ma quei generali che hanno in mano il potere. Non resta che asciugarsi il viso dalle lacrime e ricominciare, stiamo perdendo tempo: io sto crescendo, mio figlio sta crescendo”.

“Nel disinteresse del governo italiano – aggiunge Leombruni – che non voleva riconoscere Guaidò perchè non conosce la costituzione venezuelana. Ci sono tante comunità in Venezuela, Spagna e Portogallo stanno agevolando i rimpatri e gli aiuti. L’Italia non sta facendo niente di tutto quello. Gli italo-venezuelano si sentono abbandonati”.

Simona Pace

1 Commento su "Da Maduro a Guaidò la situazione non cambia: “Duemila chili di medicine bloccate a Sulmona”"

  1. bene,sicuramente Simon, che guarda, non approva….un Paese ricchissimo , ridotto alla fame,le ragioni?gli interessi particolari,gli stessi del nostro male,della nostra palude…prevalgono quelli dei pochi ,il potere dei “caudillos” locali,italiani inclusi,i signori del feudo e corruzione,le responsabilita’….il benessere di un ristretto numero di latifondisti,
    burocrati,militari, amici,amici degli amici…altro che elevare il tenore di vita del
    Popolo Venezuelano,questi “signori”pensano solo ai ritorni,sostenuti da sudditi/tifosi che ballano,cantano,e fanno finta di niente,o no?

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