Ferroviere morto, shock emorragico compatibile con le botte

Filippo Recchione è morto per uno shock emorragico su cui, bisognerà ancora verificare quanto, hanno influito le botte ricevute la sera dell’8 febbraio scorso dal fidanzato della figlia.
E’ questo il primo risultato dell’autopsia eseguita oggi dal medico legale Luigi Miccolis che, a seguito della morte del ferroviere, avvenuta ieri dopo quasi due mesi di coma, è stato incaricato dalla procura della Repubblica di Sulmona.
Per avere un quadro completo della situazione occorrerà attendere i risultati degli esami istologici e soprattutto vagliare la corposa documentazione clinica, frutto di due mesi di ricovero in Rianimazione, ma anche di alcune patologie di cui l’uomo soffriva.
L’anatomopatologo ha confermato poi, come risulta anche dalla documentazione dei primi referti dopo il ricovero, la presenza di fratture in viso che sono compatibili con quanto già confessato dal ventiseienne di Pacentro che aveva con la figlia di Recchione una relazione sentimentale. E cioè che quella sera ci fu una colluttazione tra i due, provocata dal sessantunenne, come ha detto alla polizia il giovane, e finita in tragedia.
Il ventiseienne di Pacentro, attualmente in cura per un trattamento sanitario obbligatorio, si sarebbe recato quella sera a casa del padre della fidanzata per chiarire e rivendicare la libertà di una relazione d’amore che il padre avrebbe osteggiato. La reazione di Recchione sarebbe stata quella di spingere il ragazzo sull’uscio di casa, così da provocare la sua violenta reazione.
Il giovane è ora indagato per omicidio preterintenzionale, accusa che all’esito dei risultati dell’autopsia potrebbe essere presto trasformata in una richiesta di rinvio a giudizio.

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