Licenziamento contestato, il furbetto davanti al giudice

E’ nei fatti un altro rinvio quello deciso dal giudice del Lavoro Alessandra De Marco che dopo quasi cinque mesi dalla discussione del ricorso da parte di Stefano Pezzella, l’ex usciere del Comune licenziato perché coinvolto nella vicenda dei furbetti del cartellino, ha sciolto la riserva su come procedere nella causa.
La De Marco ha di fatto inquadrato il caso nell’ambito normativo della legge Fornero, la 92 del 2012, rimettendo però al rito ordinario la discussione e la fase dibattimentale.


In pratica le parti torneranno davanti al giudice con la citazione di quattro “testi” ciascuno, aprendo una nuova fase istruttoria al termine della quale si dovrà decidere se le osservazioni fatte dal ricorrente sono fondate o meno.
Pezzella, unico dei trentadue sanzionati dall’ufficio procedimenti disciplinari con il licenziamento, aveva obiettato tramite il suo legale, Alberto Paolini, la tardività delle contestazioni e degli addebiti disciplinari, arrivati con due anni e mezzo di ritardo rispetto ai fatti contestati. Nel ricorso, poi, si eccepiscono anche nel merito le contestazioni, nonostante l’ex usciere sia stato in assoluto colui che ha registrato il maggior numero di ore di assenza: 161 in 29 giorni di appostamenti, con punte di sei ore di assenza al giorno sulle otto previste dal contratto di lavoro.


L’esito della causa di Pezzella potrebbe aprire, in caso gli venisse riconosciuta la ragione, un nuovo fronte, molto più ampio, di ricorsi che potrebbero costare al Comune diverse migliaia di euro.
Il tutto in attesa che anche la Corte dei Conti emetta l’attesa sentenza nei confronti dei diciotto dipendenti a cui la procura contabile chiede un risarcimento di 300mila euro. La sentenza, discussa a fine novembre scorso, doveva essere emessa l’altro giorno, ma la Corte dei Conti si è presa un ulteriore periodo di riflessione, oltre ai sessanta giorni previsti.

2 Commenti su "Licenziamento contestato, il furbetto davanti al giudice"

  1. “…la tardività delle contestazioni e degli addebiti disciplinari, arrivati con due anni e mezzo di ritardo rispetto ai fatti contestati…”
    Ripenso a quel commerciante che aveva fatto richiesta per l’occupazione del suolo pubblico davanti alla sua attività. Solo dopo mesi (Se non ricordo male era passato più di un anno) e dopo aver minacciato insani gesti, gli venne concessa perché la sua pratica era ferma, inspiegabilmente, sulla scrivania di qualche funzionario del comune. Probabilmente il signore oggetto dell’articolo non é il diretto responsabile di tale ritardo ma, viste le possibili conseguenze che l’assenteismo al comune avrebbe potuto avere, io procederei anche per tentata istigazione al suicidio per tutti gli indagati, altro che assoluzione per la tardività delle contestazioni

  2. No ,è semplicemente assurdo, ci sono tanti giovani in cerca di un lavoro e invece si premia chi il lavoro l’ha snobbato. Mah!

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