Una storia lunga 100 anni, che sa di famiglia, amore, ricami e di sorrisi sulle labbra, nonostante tutto.
Una storia di quelle straordinarie, in cui non sono mancati momenti di dolore, che parlano di abbandono, di ruota, di istituti, affidi, di parole e fatti che al tempo, nel 1918 era meglio non dire, una trama di bassi e poi di tanti alti che ha reso speciale la vita della nostra protagonista: Pasqualina.
Oggi è un giorno importante per lei, le cento candeline sulla torta le ricordano un’intera vita, fatta di nomi, voci, suoni, immagini, attorno a lei, figli, tanti nipoti, pronipoti, quattro generazioni a confronto riunite al Gran Caffè per un traguardo non da tutti e forse sarà stata questa sua vita così intensa, fra dolori e tanto amore a portarla fino a qui.
Perchè Pasqualina, che in realtà nasce Nunziata, è una dei bambini della ruota, fu lasciata a pochi giorni dalla sua nascita, proprio nel giorno di Pasqua alle porte del Conservatorio di San Cosimo. Da qui il nome datole dalle suore.
Una mamma l’aveva e sicuramente abbandonarla le sarà costato molto, ma a quanto pare Pasqualina sarebbe stata una figlia nata fuori dal matrimonio, suo padre, a quanto ci viene raccontato, era un ufficiale austriaco presso Fonte d’Amore
Giulia il nome della madre, donna bellissima, l’ha consegnata nel luogo in cui venivano lasciati neonati che non si potevano sfamare, figli di N.N. e altre storie, coprendola con una cuffietta di cotone bordata di rosso, poi Giulia raggiunse il marito in America, portando con sè il primo figlio, dopo diverso tempo ritornò da sola in Italia. Di sua madre, Pasqualina, ha saputo poi nel corso degli anni, la vide una volta sola da bambina e da lontano. Da lei ereditò sicuramente la bellezza.
A offrirci pezzi della vita di Pasqualina è un nipote acquisito, Lorenzo Rea, che ha cucito ricordi e documenti ufficiali dell’Archivio di Stato.
Il racconto ci parla di una bambina che al 1918 al 1927 è stata in affidamento alla “mamma a latte” una donna che da poco aveva perso suo figlio e che fece crescere la piccola con l’amore del suo seno, il marito della donna veniva chaimato da Pasqualina “Tatà”, si presero cura di lei fino all’età di 7 anni, ricevendo un sussidio dallo Stato, così come prevedeva la legge del tempo. La bambina torna poi dalla suore di San Cosimo, a 10 anni viene data in affidamento ad una donna molto ricca e con tanti possedimenti, che non aveva figli, ma la serenità di quei giorni viene interrotta dalle parole del vicinato che segnalò un problema, a quanto pare riferirono che la ragazzina stesse conducendo una vita poco consona alla sua età così viene riconsegnata “sana e salva” da un avvocato alle suore di San Cosimo.
Ad occuparsi di lei pochi anni dopo è Don Salvatore Balassone, parroco dell’Annunziata, di San Gaetano e dell’orfanotrofio, insegnante di dottrina e confessore delle suore e delle ragazze dell’istituto, la prese a casa con sè e con sua sorella, la piccola Pasqualina dopo una vita di povertà trovò finalmente il benessere. Alla morte di Don Salvatore però, suo malgrado, dovette lasciare quella casa e andò in un’altra famiglia a Porta Romana, dove conobbe l’amore della sua vita, Alberto Carrozza, vigile del fuoco, si sposò, ebbe 4 figli.
Ricamatrice di professione, realizza corredi per tutte le famiglie nobili e non, amante delle erbe e piante officinali, vive nella generosità, nell’unione familiare e nella buona compagnia, sempre attiva, disponibile e appassionata di cucina,(fino a 95 anni ha ammassato e cucinato per grandi tavolate di nipoti), di lettura e di lunghe camminate donna molto credente, sempre allegra e soprattutto sorridente.
Non ha mai dimenticato neppure per un attimo l’amore e l’aiuto ricevuto, ed è per questo che oggi centenaria si preoccupa ancora di chiamare il sacerdote per la racconta alla Caritas, controlla le figlie se stano bene, se prendono frddo e gioca con il cane della vicinana di casa.
Pasqualina no, lei non ha mai coltivato l’odio, non ha lasciato che quella partenza difficile, quasi in difetto, le condizionasse o le violasse la vita. I suoi cento anni sono lunghi, un secolo vissuto in tutte le sue sfumature, scegliendo per sè e i suoi cari, sempre la serenità, aprendosi alla bellezza del mondo circondata e amata dalla sua famiglia, quella che lei ha costruito e cresciuto. Ai tanti parenti e amici riunititi oggi alla sua festa, presente anche il sindaco Casini, Pasqualina ha voluto lasciare il suo speciale augurio “Vi auguro di arrivare tutti a 100 anni, con la mia stessa serenità e sempre con il sorriso”
Anna Spinosa
Mamma a latte?
Si dice: Mamma di latte o, meglio, balia.
Signor Ezio,
“mamma a latte” posto in virgolettato, riporta semplicemente la voce dialettale di mamma di latte.