La bolla dei furbetti: condanne solo per sette dalla Corte dei Conti

Dei diciotto imputati solo sette alla fine sono stati condannati dalla Corte dei Conti, che poi sono gli stessi (con in aggiunta il custode del museo Antonino La Porta, prosciolto dal Gup) per i quali si è aperto l’altro giorno anche il giudizio penale. Di fatto la vicenda dei furbetti del cartellino al Comune di Sulmona, scoppiata nel settembre del 2016 con quarantotto (quarantadue del Comune) indagati e un clamore mediatico da pagine nazionali, si conferma una bolla di sapone. Dei 275mila euro richiesti dalla procura contabile ai diciotto imputati, alla fine è stato riconosciuto un risarcimento complessivo di 25.500 euro.

A pesare è stata una sentenza della Corte Costituzionale che nel corso di questi anni ha definito meglio l’importo massimo dovuto a titolo di danno all’immagine all’ente pubblico (riducendolo considerevolmente), ma anche e soprattutto l’assoluzione per insufficienza di prove o per tenuità del fatto o ancora per evidenti carenze investigative di undici dei diciotto dipendenti che erano stati sottoposti a procedimento da parte dei giudici contabili.

A pagare dovranno essere Marco Chiavari condannato ad un risarcimento di 3.500 euro, di cui 3.000 euro in solido con Stefano Pezzella, l’uscere licenziato dal Comune a cui è stata comminata una pena risarcitoria (oltre a quella in solido con Chiavari per le timbrature) di 7mila euro. Giovanni Del Signore che dovrà pagare 4500 euro, Venanzio Piccoli che ne dovrà 5mila, oltre a mille in solido con Felicia Vanacore, a sua volta condannata singolarmente ad altri mille euro di risarcimento. Infine Mirella Santilli e Antonio La Porta che dovranno pagare la pena minima di 500 euro.

Non è ravvisabile la responsabilità erariale, invece, per Patrizia Ciniglio, Rosanna D’Aurelio, Armando Di Pietro, Antonella Di Placido, Sabrina Di Placido, Alessandro Ginnetti, Rita Mastrangioli, Ivana Sfronsone, Anna Rita Spagnoli e per i due dirigenti (a cui erano state richieste le cifre risarcitorie più alte): l’ex segretario Giampaolo Santopaolo e la dirigente Filomena Sorrentino.

Per alcuni di loro gli episodi di “infedeltà” o assenteismo sono stati irrilevanti e di poco conto, non solo da non configurare un reato penale, ma neanche un danno erariale. Per altri, poi, sono state presi dei veri e propri abbagli, come nel caso di Rosanna D’Aurelio accusata di essere andata a fare la spesa durante l’orario di lavoro perché era rientrata in ufficio con una busta, nella quale, in realtà, c’erano i libri ricevuti poco prima in dono dal Premio Capograssi che era andata a presenziare per conto del Comune.

Nelle 115 pagine della sentenza emerge comunque, spesso, un rapporto un po’ “leggero” con il dovere d’ufficio: qualche caffè di troppo nei bar, e ancora timbrature collettive e mancata segnalazione dei codici di uscita, riferibili, questi ultimi, però, più ad una complessiva disorganizzazione della macchina amministrativa che a veri e propri intenti fraudolenti. Tant’è che molte delle linee difensive, ad esempio, si sono basate sulla mancanza di un marcatempo e di un apposito codice per recarsi dagli uffici della ex caserma Pace a quelli di palazzo San Francesco.

D’altro canto, però, c’è anche chi ha fatto evincere “nitidamente la maliziosa alterazione del sistema di rilevazione delle presenze”, chi se ne andava in giro al mercato e chi a casa ad accudire agli affari di famiglia, chi in visita al Giro d’Italia e chi preso dalla calura estiva impiegava un’ora per acquistare una bottiglia d’acqua nel bar fuori dal posto di lavoro, chi appena timbrato andava a fare colazione per oltre venti minuti al bar.

Si è trattato tuttavia di episodi, quelli più gravi, circoscritti ad alcuni dipendenti e non di tutta “l’erba” finita nel “fascio” del Comune fannullone.

6 Commenti su "La bolla dei furbetti: condanne solo per sette dalla Corte dei Conti"

  1. Naaaa abbiamo solo scherzato.

    • Comunque fa veramente cagare il modo in cui si amministra la giustizia in questo cesso di buco di culo del mondo. Solo alla periferia dell’IMPERO possono verificarsi cortocircuiti del genere. E vabbe, alla fine dai, quello é amico di quello, quell’altro é parente/fratello/padre/figlio di quell’altro, però si dai, in Italia rubano tutti, é passato tanto tempo, lo facevano tutti, il Comune non funziona etc.
      E poi io lo dico da sempre che quella baracca di Tribunale deve chiudere per sempre. Ci facessero una palestra almeno ha una vera funzione sociale.
      Che pena.
      Vorrei vedere se avessero lavorato in Banca se andavano a prendersi un caffè lungo un’ora: a calci in culo li avrebbero riportati dentro, ma gli stessi clienti.
      F
      Cmq fare veramente pena

  2. E tutto finì a tarallucci e vino, anzi fra frutta e verdura a “km zero”.
    La Giustizia dell’ingiustizia… finirà che si dovranno pagare anche i danni morali!
    Già tutte pene irrisorie, ma l’aver coinvolto persone completamente estranee ai fatti è veramente inconcepibile…. erano certamente tutte uscite per servizio…. proprio!!!!

  3. francescovalentini1935. | 19 Novembre 2020 at 18:16 | Rispondi

    Cartellini e presenze:e’ finita in bolla di sapone come si supponeva. E pensare che qualcuno ha pagato con la vita,se ben ricordo:come ho gia’ detto giorni fa da questa colonna speriamo di non dover risarcire…per danni all’immagine.Penso proprio che gli Organismi addetti ai controlli saranno molto soddisfatti di questo epilogo.

    • Andy impara a leggere… trattasi di Corte dei Conti non di Tribunale di Sulmona!!! Dovresti essere prima tu a chiudere la bocca

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