La guerrilla della cultura per una città aperta

Non ci sono cocktail zuccherati che impiastrano e macchiano la pietra, né schiamazzi e risse. Oggi sulla scalinata di palazzo Annunziata si respira tutta un’altra aria. Aria di “guerrilla”, di resistenza culturale.
Il comitato “Sulmona città aperta” è sceso infatti in trincea, al di qua delle transenne che dall’agosto scorso “adornano” la storica facciata monumentale, anche queste, se si vuole, esempio di una città immobile e chiusa. Su di esse i cartelli che elencano le occasioni mancate, fatte mancare, e i colpevoli silenzi: il cinema, il liceo, il parco fluviale e poi, soprattutto, le biblioteche, quella comunale e quella regionale, quest’ultima chiusa da un giorno all’altro ormai due settimane fa e senza certezze di riapertura a breve termine.
“Il Comune e la Regione sono i responsabili di questo stato – spiegano gli organizzatori del flash mob – e a loro chiediamo, nell’anno del Bimillenario, di restituire ad una città e a dei cittadini che vivono e vogliono vivere, gli spazi culturali, i luoghi di aggregazione”.
Tra loro ci sono giovani e giovanissimi, adulti e quasi anziani, perché con la lettura, con la mente allenata, non si diventa mai vecchi.
Si alzano in piedi uno ad uno e leggono un passo di un libro (guarda il video nella sezione “de visu”): da Ovidio a Tolstoj, da Serafini a Neruda, da D’Angelo a Lee. Ognuno con la sua storia da raccontare, da far sentire. C’è chi usa il megafono, chi preferisce la “voce nuda”, chi supera la vergogna cavalcando quelle parole scritte come fossero le sue.
Qualche turista straniero passa e scatta una foto: una città in fermento, avranno pensato, senza comprendere che quello, al contrario, è un grido d’aiuto e di resistenza in una città in cui la cultura sta morendo dietro a lucchetti serrati e porte chiuse.
“E tutte le persone intelligenti se ne andarono dal regno di Ivan, rimasero solo gli scemi – legge Roberta da un testo di Tolstoj -. Denaro non ne aveva nessuno. Campavano lavorando, mangiavano loro e nutrivano la brava gente”.
Appunto.

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