La Snamexit e la gita romana

Al premier Paolo Gentiloni hanno mandato una pec, tante volte avesse da fare dopodomani con lo scioglimento delle Camere in programma. Vuoi mettere che il presidente del consiglio non disdice tutti gli impegni per il sindaco di Sulmona che va a riconsegnargli la fascia, accompagnato poi da altri ventidue sindaci che tutti insieme fanno altri 20mila abitanti si e no. Non con le fasce in mano, loro, ma solo con il biglietto del bus: andata e ritorno ponte Capograssi-stazione Tiburtina. Manco tutta la Valle Peligna, poi, perché come emerso dall’incontro tenutosi oggi, prima sconvocato e poi riconvocato dal sindaco dimissionario, il territorio sulla questione della Snam continua ad essere diviso.
Non negli obiettivi, sia chiaro: perché tutti vogliono fermare ora il mostro. Ma nei metodi, nella strategia, quella proprio non è condivisa, tra rivalità, ambiguità, differenze di vedute e più o meno celati asservimenti alla Regione.
A confondere le idee, d’altronde, ci ha pensato da subito l’ormai ex sindaco di Sulmona che prima ha chiamato a raccolta i suoi colleghi e poi senza dire niente a nessuno si è dimessa davanti alla tenda color oro di casa, mentre dietro al telefonino luccicavano gli addobbi natalizi e i pacchi regalo, quello della Snam compreso.
E non è un caso che i ventidue sono quelli per così dire di area gerosolimiana, magari anche propensi, come Gerosolimo propose nel novembre 2015, a sostituire la centrale a gas con quella elettrica. Chissà.
Divisi, anche sull’ipotesi di ricorrere autonomamente al Tar Lazio, nonostante l’offerta messa sul tavolo oggi dal sindaco di Pratola (uno di quelli che a Roma andrà per fatti suoi e che di dimettersi non ha alcuna intenzione) di una consulenza gratuita dell’avvocato Dover Scalera. Tra chi non si fida e chi si affida alla Regione. Che d’altronde, si augura la Di Nino, vorrà essere presente in gran spolvero, insieme ai parlamentari del territorio, all’appuntamento (al momento senza risposte e conferme) con il presidente del consiglio.
Anche se sembra che D’Alfonso abbia già preso lui un appuntamento con il premier, senza troppi “turisti svedesi”, direbbe il suo collega campano De Luca, al seguito: per discuterne faccia a faccia e concordare una Snamexit. Magari una pillola indorata, una centrale elettrica, uno stop momentaneo in attesa di vedere cosa dicono le urne.
E l’assessore alle Aree interne? Forza Italia (Febbo e Sospiri) oggi ne ha chiesto le dimissioni, mentre lui, Gerosolimo, cita Don Abbondio sulla sua pagina Facebook: “Il coraggio uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.
Così dopodomani tutti a Roma con i capponi sottobraccio e la fascia per impacchettarli.

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