L’analisi del vuoto

Non ci aspettavamo il discorso del secolo e neanche quello dell’anno, ma almeno due parole in croce sulla situazione politica di palazzo San Francesco i sulmonesi le meritavano, almeno quei quasi settemila che poco meno di due anni fa ormai misero la croce sul suo nome.
E invece Annamaria Casini, prima cittadina della città che non è più città, è riuscita ieri in consiglio a deludere anche i più scettici.


E non è che il discorso l’ha colta di sorpresa: le comunicazioni sulla situazione politica erano all’ordine del giorno da novembre scorso, quando in giunta sparirono Santarelli e Sinibaldi per far posto ad Angelucci e Mariani. L’inizio di un giro sulle montagne russe passato per le sue dimissioni, il loro ritiro, un nuovo assessore (Angelone) e una nuova defenestrata (Vella), una campagna elettorale nella quale non ha preso posizione, una crisi aperta su due fronti nella sua maggioranza, un voto che ha umiliato tutte le forze rappresentate in consiglio e poi il divorzio annunciato del mentore regionale Andrea Gerosolimo con il Big Luciano ormai senatore.
Insomma dire qualcosa, di destra o di sinistra (il civismo garantisce una battuta per tutte le stagioni), sarebbe stato il minimo: se non proprio un’analisi del voto, almeno un’analisi del vuoto.

Quello che con la politica ha molto a che fare, quello fatto di ritardi e occasioni mancate, cose non fatte e speranze deluse. Di fronte all’opposizione che, chi più chi molto meno, incalza, la sindaca invece si schernisce e nasconde: il declassamento dell’ospedale diventa così il frutto dei medici che mandano i pazienti fuori (ci sarà un perché lo fanno?), l’affronto della bretella ferroviaria si traduce in una richiesta di chiarimenti con un delegato che ormai già pascola a Roma e tutto il da fare “grandi e piccole cose” un disperato appello all’unità del consiglio “perché faccia proposte serie e si rimbocchi le maniche”per uscire dal pantano nel quale la città è finita.
La colpa ovviamente è della solita macchina amministrativa che non funziona, che sarà anche vero (“in 130 giorni da assessore per 60 sono stato senza dirigente” dice Angelucci), ma qualcuno quella macchina dovrebbe pure guidarla. Si è candidato e ha vinto per farlo. E se non si ha la patente del politico, si presume che dopo due anni ci sia almeno l’esperienza per girare la chiave, senza che il mentore dica dove è la frizione.

 

Né tra i banchi della maggioranza c’è chi supplisce alla carenza: il sempre più inquieto Tirabassi preferisce non prendere la parola per non aggravare la situazione già critica con la coalizione, il socialista Pingue che è cresciuto a pane e politica nella saletta di Cesidio e poi Clemente non sa cosa dire a difesa, come fosse arrivato improvvisamente alla frutta senza essersi saziato con il giro di antipasti (che da Clemente sono sempre abbondanti) e ammette insomma che la bretella non è la migliore delle infrastrutture, che il commercio è in crisi per Amazon e che effettivamente quella benedetta commissione sulla sanità sarebbe quasi ora di convocarla. Il resto degli alzamano non ci pensa nemmeno a sbilanciarsi in un’analisi, sempre che abbia capito di cosa si sta parlando.


Non resta che arrendersi, fare spallucce e tradurre il fallimento della politica con gli esempi pratici che vengono dalle interrogazioni: il lungo quanto parziale elenco degli scivoloni e degli schiaffi presi che la Bianchi abbozza velocemente: Snam, trasporti, fondi per la sicurezza non richiesti, legge regionale sui rifiuti, cooperative, servizi, commercio, ricostruzione e così via fino ai loculi cimiteriali. Neanche una prospettiva per la morte.

1 Commento su "L’analisi del vuoto"

  1. L’analisi del vuoto amministrativo… 🙁

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