“Legge Ovidio”, i prossimi passi (in salita)

Il DDL che battezza il 2017 come Anno Ovidiano, costituisce un apposito comitato promotore e ne determina funzionamento e composizione, assegnandogli un contributo di 700.00 Euro, è stato approvato dal Senato. Un risultato non scontato visto il numero molto basso di proposte di iniziativa parlamentare che arriva effettivamente alla fine del percorso. Per questo è giusto cantare vittoria. Ma la musica deve necessariamente durare poco, perché la strada per l’approvazione definitiva è tutt’altro che facile. Il testo, approvato Giovedì 21 Settembre da Palazzo Madama, passa ora alla Camera. Lì dovrà ricominciare da capo il percorso che inizierà con l’assegnazione della proposta in sede referente (cioè quella che decide) alla VII Commissione, competente per materia, ed in sede consultiva (solo un parere ma vincolante, nel senso che se non arriva non si può andare avanti) alla V Commissione “Bilancio”.

Entrambi gli organismi hanno un calendario bello pieno. La commissione Cultura in particolare, deve pronunciarsi su alcuni atti urgenti come i Decreti Legislativi sul Cinema e sull’Audiovisivo, che saranno varati nel prossimo consiglio dei ministri, in attuazione della Legge Delega sul Cinema (quella per intenderci che finanzia anche le vecchie sale monoschermo e di cui beneficerà anche il Pacifico). Poi deve esaminare e licenziare il Codice dello Spettacolo dal vivo, approvato al Senato sempre in questa settimana. Inoltre tra i tantissimi provvedimenti assegnati, ve ne sono due che hanno uno status piuttosto avanzato: quello sul sostegno al libro e alla lettura e quello sulle imprese culturali e creative.

Una volta approvato il testo, il “viaggio” di Ovidio, approderà nell’aula della Camera, che dovrà esprimersi definitivamente. E anche in questo caso si pone un problema di “ingorgo”. Nel finale di legislatura sono diversi i provvedimenti “in coda” da approvare in fretta e furia e ciascuna commissione ha il suo. La fretta è determinata, oltre che dalla fine della legislatura, che incombe, dal fatto che il 15 Ottobre partirà la sessione di Bilancio. Quest’anno, per il principio di alternanza, la “super legge” di spesa inizierà al Senato, che se la terrà per un mesetto. Diciamo che alla fine di Novembre, al massimo, il provvedimento arriverà alla Camera e in quel momento verranno sospesi tutti i lavori in corso su altri testi.

Quindi, dividendo i tempi in maniera teorica tra sede referente e Aula, la VII commissione ha a disposizione circa cinque settimane, per un totale di quindici giorni effettivi di sedute, per dare il via libera al DDL unificato Pelino-Pezzopane. Ed a quel punto c’è solo da sperare che la navicella non si incagli sugli scogli della Legge Elettorale, che ha ripreso la sua corsa. Anche in questo caso una corsa contro il tempo, che la Camera deve concludere entro il giorno in cui il Senato terminerà il lavoro sulla Legge di Bilancio. Questo consentirà a Palazzo Madama, libero del macigno economico finanziario di lavorare sul testo di riordino del sistema elettivo, riscambiandosi poi il testo con la Camera alla vigilia di Natale, per le due approvazioni definitive.

Ma le 5 settimane potrebbero non bastare anche per un’altra ragione. Basta una sola modifica ed il testo sarà di nuovo rinviato al Senato. Sarebbe un esilio, ironia della sorte: infatti Palazzo Madama, tra Legge di Bilancio e Legge Elettorale, non avrebbe più tempo di fare nulla.

Esistono però due alternative. La prima è che la Commissione Cultura, visto che il provvedimento è passato all’unanimità, potrebbe chiedere la “sede deliberante”: è un modo veloce per approvare le leggi se si è tutti d’accordo. La Commissione vota il testo due volte, la prima in quanto commissione, la seconda facendo le veci dell’Aula. Una procedura straordinaria che necessita di ampio consenso. Che a ben guardare non c’è stato al Senato. Il testo, infatti, non è stato “tecnicamente” approvato all’unanimità perchè il Movimento 5 Stelle si è astenuto ed al Senato le astensioni vengono computate come voti contrari (un testo per essere approvato deve avere un numero di si superiore alla somma di no e astenuti), mentre molte sono state le voci di chi ha masticato amaro secondo il principio “perché Ovidio si e quell’altro no?”.

La seconda opzione sarebbe quella di trasformare, durante il passaggio della “diligenza” della legge di bilancio l’intera proposta di legge su Ovidio in un emendamento, ed infilarla nel testo che regola  l’andamento economico finanziario dello Stato per il prossimo anno.

In ogni caso servirà comunque attenzione e vigilanza perché il percorso è accidentato ed il tempo non è amico del sommo poeta.

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