Magneti Marelli: rischio ridimensionamento, la sveglia dei sindacati alla politica

È contenuta in una lettera aperta indirizzata alla politica locale e regionale la richiesta di avviare un tavolo di confronto sullo stabilimento Marelli di Sulmona che con i suoi 476 tra lavoratrici e lavoratori “rappresenta un polmone occupazionale e fonte di reddito per l’intero territorio”.

Firmatari della lettera le sigle sindacali FIM FIOM UILM UGLM e RSU che tornano a farsi sentire dopo l’appello del 24 aprile scorso lanciato al sindaco di Sulmona e al presidente della Regione Abruzzo per un confronto “sulla condizione critica e le prospettive incerte” dello stabilimento sulmonese. Un appello caduto nel vuoto e che oggi, all’indomani dell’incontro sindacale nazionale dello scorso 20 giugno a Roma, spinge i sindacati a ribadire la necessità di un dialogo sul futuro della Marelli. Un futuro sul quale l’incontro romano non ha certo offerto garanzie limitandosi ad una “generica rassicurazione di sopravvivenza” dello stabilimento peligno grazie ad “una simbiosi tra la Marelli di Sulmona e la Sevel di Atessa”.

Dove Sulmona resta comunque la parte debole come dimostrato da quanto accaduto con gli ammortizzatori sociali “scattati automaticamente”, dopo il ricorso alla cassa integrazione da parte di Sevel, anche nello stabilimento peligno per il quale, proprio all’incontro del 20 giugno, la Marelli ha prospettato “un ulteriore e lungo periodo di ammortizzatori sociali”.

Una situazione preoccupante, continuano i sindacati che davanti alla conferma di un “cospicuo numero di esuberi che sfiora il 20% dell’attuale forza lavoro” e in assenza di garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e di manutenzione e ammodernamento degli impianti, non possono che rilanciare l’appello al confronto per riaccendere le speranze. Quelle che proprio la simbiosi con Atessa Plant di Stellantis Europe rischia di spegnere come il superamento della condizione di monocommittenza e dello stato di abbandono in cui versa lo stabilimento di Sulmona per mancanza di investimenti che, come emerso dall’incontro nazionale, nel breve termine “continueranno a mancare”. Se a ciò si aggiunge, concludono i sindacati, che molti degli impianti utilizzati a Sulmona sono di proprietà della Sevel “è lecito chiedersi quali possano essere i piani di lungo termine”.

Considerazioni che FIM FIOM UILM UGLM ed RSU mettono nero su bianco per chiedere alla politica di non sottovalutare i “potenziali impatti occupazionali e sociali” di un sempre più probabile ridimensionamento dello stabilimento di Sulmona, “uno dei tanti tasselli del complicato mosaico del mondo automotive della regione Abruzzo”.

2 Commenti su "Magneti Marelli: rischio ridimensionamento, la sveglia dei sindacati alla politica"

  1. Fra’ Nicola | 10 Luglio 2024 at 17:06 | Rispondi

    … quante sigle… fra poco saranno più i sindacalisti che gli operai…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*