‘Ndragheta a Palazzo, archiviate le accuse alla “società civile”

Non ci fu né diffamazione, né procurato allarme, ma un sacrosanto diritto di critica e di cronaca, quello garantito dalla Costituzione e dalla legge sulla stampa. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Marco Billi, ha disposto ieri la definitiva archiviazione delle accuse mosse da Guerino Avignone, ex detenuto per ‘ndrangheta, nei confronti dell’avvocato Teresa Nannarone e dei giornalisti Patrizio Iavarone e Simona Pace (quest’ultima in qualità di direttore, all’epoca dei fatti, di questa testata).
Avignone che si era opposto ad una prima richiesta di archiviazione del caso, aveva sostenuto che la vicenda che lo aveva visto protagonista di articoli di stampa e post su Facebook (pubblicati dalla Nannarone) erano un ingiustificato allarme sociale e una diffamazione nei suoi confronti. Tutto perché, per quanto ci riguarda, ci si era limitati a riportare alla cronaca che un ex detenuto per ‘ndrangheta aveva partecipato attivamente nelle trattative in Comune per il passaggio di consegne dalla Satic alla Creaservice nella gestione del servizio di guardiania e vigilanza. Articoli che avevano suscitato la sdegnata reazione anche della sindaca e della sua ex maggioranza, che avevano accusato noi di gettare fango sulla città.


Il giudice riconoscendo il diritto di cronaca e la correttezza della condotta giornalistica, improntata al rispetto della verità, della pertinenza e della continenza, e dall’altra il diritto di critica garantito dall’articolo 21 della Costituzione, ha motivato la sua decisione in modo impeccabile, con alcuni passaggi, che per il loro interesse collettivo, vale la pena di sottolineare.
“L’argomento trattato è di sicuro interesse in ambito locale e attiene allo specifico tema della sicurezza e dell’attività di vigilanza a controllo – scrive Billi – che la società civile è chiamata a svolgere per contrastare la criminalità in generale e le infiltrazioni nel tessuto sociale delle organizzazioni lati sensu mafiose in particolare. Quanto alla correttezza delle espressioni adoperate occorre avere riguardo alla figura di Avignone – scrive ancora il giudice – come emerge dall’analisi del suo certificato giudiziale nel quale spiccano condanne per reati gravissimi e che destano particolare allarme sociale”.
Una funzione civile che questa testata continuerà a svolgere con convinzione e orgoglio.

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