Panchine rotte e parchi degradati, così Cocullo accoglie il Mibact


Ma perché anche quando il turismo funziona, quando la gente accorre per assistere ad un evento unico e straordinario, quando in quasi tutti gli stand lungo la strada si vedono persone che comprano ed altre che attendono oltre mezz’ora per un panino, quando le macchine non si contano e a fatica si riesce ad arrivare alla fermata del bus navetta più vicina, perché anche in queste occasioni si offusca quell’immagine di accoglienza che tanto invece dovrebbe brillare?
A quanti ieri si siano trovati a Cocullo per il tradizionale rito dei Serpari, immersi nel fascino della processione, circondati da smartphone pronti al classico scatto con le serpi al collo, non era difficile notare le tante persone ‘accampate’ per terra, sedute sui muretti, sopra i gradini o sulle quattro panchine poste all’ingresso del paese inadeguate ad accogliere così tanti visitatori anche perché… desolatamente rotte.
In un piccolo spazio semi verde, tra due altalene e una fontanella, i pochi posti a sedere erano ancor più ridotti dalle assi spezzate, per di più accanto a secchi dell’immondizia decisamente troppo piccoli.
Un’accoglienza, insomma, non all’altezza dell’occasione e dell’importanza di un rito che quest’anno contava la prestigiosa presenza di delegati del MIBACT e dell’Unesco. Non che il riconoscimento quale patrimonio dell’Umanità passi attraverso queste piccole cose, ma in termini di immagine, certo non aiuta vedere l’ingresso del paese di San Domenico così trascurato e non adeguatamente preparato all’affluenza, ben nota, di visitatori.
Con un po’ di verde in più, panchine comode e perché no, un’area giochi per bambini, l’impressione sarebbe stata migliore, non tanto e non solo per la manifestazione in sé quanto per Cocullo e i suoi abitanti. Certo oltre all’efficiente servizio navetta e alla buona gestione da parte del servizio d’ordine, dagli organizzatori della festa non si poteva pretendere anche la sistemazione di aree pubbliche; anche se in fondo… almeno quel paio di panchine.
Ma perché non superare l’ostacolo e pensare che migliorare il proprio paese è possibile? Esempi ce ne sono: nelle grandi città come nei piccoli borghi, da nord a sud, comitati di cittadini ed associazioni locali dimostrano che dipendere dall’amministrazione non sempre è una scelta obbligata e che insieme, unendo le forze e con la volontà di tutti, il parco è riqualificato, il quartiere più pulito e la vecchia fabbrica trasformata in centro di aggregazione. Risultati che sembrano miracoli e per i quali, a volte, basta poco. Anche per il paese di San Domenico.
Elisa Pizzoferrato

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