Processo in discarica: non ammesse le parti civili

Non potranno far parte del processo sui miasmi della discarica coloro che i miasmi li hanno subiti e che con il loro esposto portarono ad aprire l’inchiesta che oggi è andata sostanzialmente a processo con l’apertura del dibattimento.

La giudice Francesco Pinacchio, infatti, ha respinto oggi la costituzione di tutte le parti civili e in particolare quella del Comitato Morrone, a cui si erano aggiunti, in qualità di cittadini, i consiglieri comunali Maurizio Balassone, Caterina Di Rienzo, Teresa Nannarone e Maurizio Proietti.

Secondo la giudice del tribunale di Sulmona, contrariamente a quanto accaduto in molti altri casi simili in Italia, l’interesse attivo nella costituzione di parte civile spetterebbe solo al Ministero nel caso sia ipotizzato un danno ambientale.

I cittadini, che poi sono le vere vittime della cattiva gestione della discarica, insomma, non hanno diritto ad alcun eventuale risarcimento.

La vicenda di costituzione di parte civile era stata anche motivo di scontro politico in seno alla maggioranza: al sindaco e agli altri colleghi di Liberamente Sulmona, veniva contestata la decisione di non voler entrare nel processo. E, a dire il vero, il sindaco, non ultimo nella conferenza stampa tenuta la settimana scorsa, aveva ribadito che l’interesse attivo poteva averlo solo il Ministero.

Il processo vede a giudizio l’ex amministratore unico di Cogesa Vincenzo Margiotta, il responsabile tecnico Stefano Margani, il responsabile della piattaforma Danilo Ciotti, Davide Amadio responsabile dell’impianto Tmb e l’attuale legale rappresentante di Cogesa per violazioni amministrative.

Emissioni maleodoranti e insalubri, non corretto trattamento dei rifiuti che “dopo il recupero del materiale ferroso non generava una effettiva ed efficace differenziazione qualitativa nel flusso dei rifiuti che finivano per essere smaltiti direttamente in discarica”,  le bocche di scarico non chiuse correttamente, le saracinesche dell’impianto danneggiate e divelte, mancata pressurarizzazione del Tmb, superamento della capienza dei depositi di rifiuti, non rispetto delle procedure di monitoraggio, e ancora violazioni in materia ambientale e urbanistica, che portarono poi al sequestro del centro di raccolta di Noce Mattei, sono i motivi per i quali la procura di Sulmona ha deciso la citazione in giudizio degli imputati.

Dalle carte dell’inchiesta (da noi approfondite in un’inchiesta del trimestrale), tuttavia, erano emersi anche ulteriori elementi, in particolare sugli affidamenti diretti degli incarichi che non erano stati al tempo approfonditi dagli inquirenti e che ora sembrano però siano oggetto di attenzione da parte della Corte dei Conti.

1 Commento su "Processo in discarica: non ammesse le parti civili"

  1. Dura lex sed lex | 3 Ottobre 2023 at 13:30 | Rispondi

    Scusate ma a parte i residenti nelle vicinanze i consiglieri comunali (che abitano ben lontani) a che titolo chiedono di essere parti civili? Se passava la loro richiesta, politica, allora chiunque residente dentro Sulmona lo avrebbe potuto fare. Così si ridicolizzano anche le eventuali rivendicazioni di chi risiede vicino la discarica

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