Sgombero dell’Apc, convocata un’assemblea pubblica

A borbottare hanno cominciato ieri i fruitori, studenti perlopiù, che si sono visti chiudere da oggi le porte dell’Agenzia di promozione culturale di piazza Venezuela a seguito della valutazione dell’indice di vulnerabilità (fermatosi allo 0,26) eseguito dai tecnici della Regione sulla struttura. Ma il borbottio è destinato a diventare riflessione e protesta, perché con lo sgombero dello spazio, l’unico di aggregazione rimasto in città, Sulmona di fatto diventa una città inaccessibile alla cultura.
Così questo pomeriggio il collettivo AltreMenti ha indetto un’assemblea pubblica (ore 17,30) proprio davanti ai cancelli di quella che fino a ieri era l’Apc e dove era ospitato anche il Crbc (Centro regionale die beni culturali) a sua volta già fatto sgomberare a gennaio scorso da palazzo Mazara. Il titolo la dice lunga: “Sulmona città chiusa”.
“Quella dell’Agenzia di Promozione Culturale infatti è solo l’ultima di una serie di chiusure virtualmente ‘brevi’ – scrive AltreMenti -, ma a cui puntualmente seguono anni di immobilismo burocratico con conseguente ricaduta sul numero e la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Basti pensare al caso del liceo classico, a quello dell’istituto De Nino, della biblioteca comunale, dell’ormai ex istituto di formazione professionale in via Mazzini”.
L’elenco è lungo e neanche completo.
Il timore, che non è solo dei giovani, è che questa inagibilità sia una condanna e un’altra spoliazione alla città, perché il trasferimento nei locali dell’ex Arssa in via Crispi non garantisce la continuità delle funzioni e si potrebbe configurare come un facile assist a chi, già anni fa, ipotizzava la chiusura e il ridimensionamento delle Agenzie di promozione culturali della regione.
“Desideriamo certamente che l’edificio venga messo in sicurezza per il bene di tutti – continua il collettivo -, ma non che questa operazione si riveli l’ennesima chiusura ad libitum sulla quale speculare ad oltranza. Come cittadini ci sentiamo in dovere di discutere le sorti della nostra città e del nostro territorio per capire cosa fare per scongiurarne una nuova condanna dal punto di vista aggregativo, sociale e culturale”.

E già cominciano ad arrivare le prime proposte per eviatare di rimanere senza biblioteche.

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