Tra contentini e stampelle, passa il Piano delle opere pubbliche

La promessa, informale, di dirottare sulle scuole periferiche di Bagnaturo e delle Marane 950mila euro quando si sbloccheranno i fondi dell’assicurazione ora immobilizzati sulla Lola Di Stefano è sufficiente alla consigliera Deborah D’Amico per alzare diligentemente la mano e far passare il piano triennale delle opere pubbliche. Tanto rumore per nulla, insomma, bastava una promessa, neanche un emendamento e un impegno formale che pure il collega di maggioranza Andrea Ramunno, che non a caso si è astenuto, aveva chiesto all’assessore Angelucci.
Certo la maggioranza se l’è vista brutta, anche se pronto ad entrare in Aula c’era la stampella, nel vero senso della parola, del consigliere Angelo Amori, in infortunio e quindi impossibilitato a presiedere la seduta ufficialmente, ma pronto a soccorrere i numeri se ce ne fosse stato bisogno. Tanto che la consigliera Bianchi ha fatto mettere a verbale la sua presenza nell’edificio durante l’orario di malattia.
Un consiglio comunale quello in corso a palazzo San Francesco che non ha però mancato di evidenziare “lo stato di agonia”, come è stato definito da più parti, in cui versa la città e l’amministrazione comunale e in particolare la maggioranza sui cui fianchi hanno picchiato oltre all’opposizione, anche pezzi della coalizione civica: da Ramunno a Pingue, passando per l’ormai ex Tirabassi.
Perché poi quello dei lavori pubblici è il settore che soffre di più e dove sono più evidenti i limiti di una macchina politico-burocratica che non funziona e che non risponde. Neanche in Aula, visto che oggi a supportare la discussione non c’era nessuno del quarto settore (tutti in ferie) e neanche i revisori dei conti che pure nella loro relazione hanno evidenziato “incongruenze e poca chiarezza nei confronti dei portatori di interesse”.
Scuole a parte, per le quali ad oggi non si capisce quale sia la strategia (polo unico, ma anche riattivazione delle sedi periferiche; lavori da mettere in cantiere che non vedono cantieri e nebbia assoluta su altre scuole come il liceo classico), le doglianze sul settore sono state numerose e non esaustive: dalla scalinata di Santa Chiara, alla mancanza di una visione del centro storico, dalla (non) gestione del verde pubblico, alla ricostruzione su cui, proprio oggi, l’Ordine degli architetti ha dato il suo severissimo giudizio.
“Cambiare passo”, “coniugare i verbi al presente e non al futuro”, “dare risposte”, gli slogan più usati da maggioranza e opposizione. Slogan che si sentono ormai da tempo, ma che non sono stati tradotti in fatti e che non temono la minaccia di una caduta preventiva della sindacatura, non ora almeno, perché come ha ricordato il consigliere Di Masci “ormai bisogna aspettare il 2019 per votare”.
Il commissario non lo vuole nessuno o quasi e si va avanti così. Quanto basta perché il bilancio in discussione a seguire passerà probabilmente senza ulteriori problemi.

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