A Pescasseroli conclusa la tredicesima edizione del Premio Croce

Conclusa a Pescasseroli la tredicesima edizione del Premio nazionale di cultura Benedetto Croce, nella cornice del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise. Tre giorni di appuntamenti ed eventi conclusi con il “Premio alla Memoria”, quest’anno dedicato a Rosario Villari, scomparso lo scorso anno e con la cerimonia di premiazione, coordinata dalla scrittrice Dacia Maraini, membro della giuria, che ha assegnato il Croce 2018 per la sezione narrativa: Massimo Bubola con il libro “Ballata senza nome” edizioni Frassinelli.

Un libro che narra uno scorcio della Prima Guerra Mondiale, dove Maria Bergamas, la protagonista, si trova a scegliere fra 11 bare di soldati senza nome, quella che dovrà essere tumulata a Roma nel monumento al Milite Ignoto, il simbolo di tutti i soldati italiani caduti durante la Grande Guerra. È il 28 ottobre 1921, siamo ad Aquileia. Passando davanti ad ogni bara, le voci dei soldati raccontano la propria storia, sono le vicende di giovani uomini strappati alle loro famiglie, ai loro amori, ai loro lavori, contadini e cittadini, borghesi e proletari che parlano in latino, finiti a morire in una guerra disastrosa.

Per il giornalismo letterario il premio è andato a Flavia Piccinni per il libro “Bellissime” edito da Fandango. Un libro denuncia che svela cosa si nasconde dietro ai glitter e ai sorrisi del mondo delle baby-miss. Un mondo fatto di lunghi casting faticosi e stressanti, dove mamme e papà orgogliosamente, spingono i loro figli a diventare protagonisti di un mondo molto lontano dalla realtà della vita. Il libro della Piccinni ha prodotto tre interrogazioni parlamentari, suggerito un Decreto Legge e Fandango Cinema sta preparando un documentario cinematografico.

Per la saggistica il premio è stato consegnato ad Annacarla Valeriano per il libro edito da Donzelli dal titolo “Malacarne”, un saggio da cui riemergono le storie e i volti di migliaia di donne che nei manicomi, negli anni del regime fascista, hanno consumato le loro esistenze. Il manicomio come mezzo per medicalizzare e diagnosticare in tempo “gli errori della fabbrica umana”, attraverso l’eliminazione dalla società dei “mediocri della salute”.  Nei manicomi finirono non solo le donne che si erano allontanate dalla norma, ma anche le più deboli e indifese: bambine abbandonate, ragazze vittime di violenza carnale, mogli e madri travolte dalla guerra e incapaci di superare gli smarrimenti. Un libro che ci fa anche riflettere sui pregiudizi, che andrebbero sradicati dalla nostra cultura e che ancora oggi alimentano l’idea che nelle donne esista una “devianza femminile”.

Per scegliere i vincitori la giuria istituzionale, presieduta dal professor Natalino Irti,giurista e Presidente dell’Istituto di Studi Storici di Napoli, si è avvalso del giudizio dei membri della giuria: la scrittrice Dacia Maraini, ilProf. Costantino Felice, docente di storia economica, il Prof. Nicola Mattoscio docente di economia, la Professoressa Alessandra Tarquini docente di Storia Contemporanea, il professor Gianluigi Simonetti dell’Università dell’Aquila, il professor Luca Serianni Accademia dei Lincei e della Crusca; supportato dal giudizio derivante dalla lettura e dall’analisi dei testi, da parte di 24 giurie popolari, composte da 20 scuole superiori, due Università della Libera Età, dalle Associazioni del Comune di Pescasseroli e da quest’anno, anche dai detenuti del Penitenziario di Sulmona.

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