Al pascolo sulle ceneri, indagano i carabinieri

L’accusa dell’associazione Appennino Ecosistema è dura  e riguarda chi “guadagnerebbe” dagli incendi della scorsa estate, “i nuovi fuorilegge” li chiama “che compromettono la conservazione degli habitat di alta quota del Parco nazionale della Majella” ossia gli allevatori del territorio. Allevatori che il 4 novembre scorso, denuncia l’associazione, festeggiavano la Repubblica “a modo loro, traendo subito profitto dai pascoli finalmente ‘puliti’ (cioè privi degli arbusti di ginepro nano) insistendo in comportamenti dannosi ed illegali, con il pascolo brado di vacche e cavalli (vietato da normative nazionali e regionali) in piena zona di Riserva integrale, oltre che nelle aree percorse dal fuoco (vietato per dieci anni in forza della L. n. 353/2000) e fuori tempo limite per la demonticazione (fissato al 15 e al 30 ottobre dalle norme generali e dalla L.R. n. 3/2014), in habitat delicati e fragili dove è ormai già presente la neve”.

Parole dure quelle di Appennino Ecosistema contro gli allevatori che “hanno continuato ad esercitare impunemente le loro attività illegali, lucrando truffaldinamente i cospicui contributi dell’Unione Europea loro concessi ‘per il miglioramento del pascolo’, in base al Piano di Sviluppo Rurale Regionale”.

In base a quanto sostengono nella nota, il pascolo brado sarebbe una minaccia all’integrità degli ecosistemi montani che sì, può avvenire anche nelle zone integrali A, “ma solo con un nulla osta speciale rilasciato dal Parco e solo per i pascoli controllati, quello allo stato brado è vietato” spiega il colonnello Bruno Petriccione dei carabinieri del Parco ed ex presidente dell’associazione denunciante sostituito, dal momento del suo ingresso nel corpo un anno fa,  da Maria Di Gregorio. Le pene previste sono l’arresto fino a 18 mesi e l’ammenda non inferiore a 3.000 euro. Pascolo brado che, secondo Appennino Ecosistema, sarebbe una costante anche nelle enormi quantità. Sotto la lente ci sono soprattutto bovini  presenti, pare, in “decine di mandrie di 50-100 bovini e centinaia di equini nel solo territorio del Parco nazionale della Majella”, mentre in passato il pascolo degli ovini, molto più controllato, sono stati meno dannosi per l’ambiente.

Sul caso indagano i carabinieri del Parco.

 

 

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