Buco da un milione, chiusa la cassa di Roccaraso

Potrebbe essere la premessa di un dissesto finanziario, perché la somma che manca in cassa è di quelle considerevoli per un Comune di pochi abitanti (poco più di millecinquecento anime) come Roccaraso: oltre un milione di euro di crediti inesigibili, che sarebbero dovuti rientrare in cassa entro la fine dell’anno, ma che verosimilmente il Comune montano non vedrà né ora, né mai. Tra questi spunta su tutti il credito per il rimborso delle spese sostenute per Refolo, l’impianto di triturazione dei rifiuti che il Comune di Roccaraso ha ceduto al Cogesa nella speranza e la promessa di ottenere un rimborso di 650mila euro. Soldi che, come avevamo già spiegato sulle pagine del Germe, non possono essere girati da Cogesa, perché parte di un finanziamento Fsc 2014/2020 che prevede la sua utilizzazione a copertura delle sole spese sostenute a partire dal 2014; e non, come nel caso di Refolo, tra il 2012 e il 2013.


Un bel problema per il sindaco Francesco Di Donato che quelle somme lo scorso anno le ha iscritte in bilancio e in parte (circa 200mila euro) già spese.
Fatto è che ora il responsabile dell’area finanziaria del Comune, Carlo Colantoni, ha bloccato la cassa, scrivendo una lettera ai diversi uffici e al sindaco, nella quella si avverte del “venir meno degli equilibri di cassa e di competenza” e invitando per questo tutti a non spendere un solo euro in più di quelli “indispensabili alla gestione ordinaria dell’ente”.
Il ragioniere di via degli Alberghi non ha solo bloccato le spese da fare, ma anche gli impegni economici già presi, cioè quelli regolarmente iscritti in bilancio, invitando il responsabile dell’area tecnica in particolare a bloccare i lavori per la messa in sicurezza degli edifici pubblici (365mila euro) e quelli per la sistemazione delle passerelle (190mila euro).
“Ai responsabili si raccomanda di non avviare ulteriori procedure di spesa anche se regolarmente stanziate in Bilancio – scrive il ragioniere a tutti i suoi colleghi di Palazzo -, senza visto di copertura finanziaria in quanto questo Ufficio non avallerà impegni di spesa non indispensabili alla gestione ordinaria dell’Ente”.


All’appello in realtà manca oltre un milione e mezzo di euro che, almeno per il 50%, sarebbe dovuto rientrare in cassa: oltre a Refolo (la cui concreta possibilità di rimborso è pressoché nulla), ci sono 500mila euro per l’alienazione del Parterre, 150mila euro di crediti verso la scuola di sci, il saldo dei fondi “6000 campanili” per 143mila euro e 35mila euro per il recupero della pista ciclabile i cui lavori si sono conclusi nel 2010.
“Va comunque rilevato che lo squilibrio di Bilancio che si è generato – continua la lettera – trova origine da una valutazione poco prudenziale dell’attendibilità delle risorse iscritte in Bilancio e dall’inesistenza di un cronoprogramma di entrata”.


Il caso è destinato ad avere ripercussioni anche sulla gestione dei rifiuti di Cogesa, perché il sindaco sulla base dell’accordo firmato con Regione e società partecipata, non ha intenzione di autorizzare l’uso di Refolo che, nella strategia dell’amministratore Vincenzo Margiotta, avrebbe dovuto dimezzare i conferimenti in discarica.

6 Commenti su "Buco da un milione, chiusa la cassa di Roccaraso"

  1. aldo tassinari | 22 Dicembre 2019 at 09:15 | Rispondi

    Er Monnezza potrebbe strumentalizzare la faccenda imponendo all’indebitato di sottostare ai suoi diktat per poter sperare nei soldi promessi…brutta storia…

  2. hai ragione Gino, il Refolo oltre ad esser una tecnologia vecchia è un ammasso di ferro! oltretutto la politica nazionale è fortemente contraria all’utilizzo del rifiuto come combustibile.
    come si può pensare di cedere quel pentolone a tutti quei soldi? pazzesco! forse era una solo una posta finanziaria per giustificare altro. E poi, prima di tirar fuori i quattrini non è giusto informare la popolazione di quello che si sta facendo?
    spero che questo dissesto di Roccaraso sia di buon monito a tutti quei sindaci che si stanno mettendo a 90° per molto meno.

    • Renato Morgante | 22 Dicembre 2019 at 21:02 | Rispondi

      Si ma si debbono assolutamente chiudere questi comuni talmente minuscoli che ormai appartengono al mondo delle favole, con sindaci,molte volte, di figura improbabile.Diciamo così.Sarebbe il caso di rideterminarsi von la ricostituzione amministrativa degli antichi distretti borbonici riproponendo tre città distrettuali , Aquila Avezzano e Sulmona che amministrano ,togliendo gli altri 108. Mica dobbiamo aspettare Kallikratis dalla Grecia che ci viene a scrivere la riforma.

  3. bene,il disastro economico parte da molto lontano :scandalo “bocche di forli”,poi refolo,ecc miliardi di vecchie lire,milioni di euri,appalti,finanziamenti europei ,impianti,costruzioni,
    tecnologie,macchinari,ecc,ecc tutto uno scandalo di corruzione,violazioni delle disposizioni di Legge,incluse quelle sulla sicurezza lavoro,ambientali ,ecc, in pratica l’illegalita’ diffusa..le inchieste sono ancora in corso e nessuno ne da notizia,quali le ragioni ? Sono tutti amici di merenda,politici,dirigenti comunali,sindaci,comunita’ montane,enti vari comunque amministratori indicati dalla politica,per meglio comprendere cercare in rete ,incredibile il report di Danilo Desideri ,un Cittadino consapevole che da tempo ha denunciato le “incongruenze” , anomalie,irregolarita’,le deviazioni di cui gli interessi particolari, iniziando dai progetti,realizzazione,gestione,manutenzione,
    fallimento e chiusura degli impianti..una storia di cialtroni,amministratori incapaci,inconcludenti,in assenza di risultati,uno sperpero di denaro pubblico,oltretutto quelli di prima …sono gli attuali “prenditori privati”,o no?

  4. Musichiere… adesso hai centrato il problema:
    “ Sono tutti amici di merenda, politici, dirigenti comunali, sindaci, comunita’ montane, Enti vari comunque
    CON amministratori indicati dalla politica “.
    Ma in primis metterei i Sindaci: tutti a chiedere soldi per progetti a volte inutili e dannosi, solo per accontentare
    chi li ha appoggiati . E poi per non parlare dei soldi sperperati nelle consulenze o chiamate di lavoro a progetto.
    Un magna magna generalizzato ed autorizzato da tutti: bianchi, rossi, neri, arancioni, gialli, verdi e arcobaleni.

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