Capriolo decapitato, il direttore del Parco: “Atto di intolleranza verso le aree protette”

“La notizia l’ho appresa da Il Germe e ho subito contattato il comandante delle Guardie del Parco prima e quello della Forestale-Carabinieri poi: ho chiesto loro di fare luce su questa vicenda che mi preoccupa molto”. Il direttore del Parco Majella Oremo Di Nino non riesce ancora a dare una spiegazione alla decapitazione di un capriolo di appena due anni avvenuta l’altro giorno alle Marane, in località Santa Lucia.
“E’ stata un’esecuzione vera e propria – aggiunge – una dimostrazione di intolleranza, probabilmente, nei confronti delle aree protette di cui dovremmo farci carico, cercando di capire cosa sta accadendo e trovare punti di contatto e mediazione”.
I particolari che emergono all’indomani dell’esecuzione, infatti, non lasciano dubbi ad incidenti di percorso: il capriolo è stato ucciso altrove e trascinato nel campo di grano dove è stato decapitato probabilmente con un’accetta e a dimostrarlo, oltre l’assenza di sangue, i segni scolpiti sulla pietra usata come patibolo.
Sulla carcassa dell’ungulato non è stato d’altronde possibile eseguire esami autoptici: il corpo, privo della testa e svuotato dalle interiora (probabilmente da altri animali selvatici), non avrebbe fornito elementi utili a identificare i motivi della morte, anche se i veterinari della Asl hanno prelevato alcuni campioni di tessuto per analizzarli.
“Le modalità di esecuzione sembrano un segnale di protesta – continua il direttore – e questo nonostante noi del Parco, a differenza della Regione che si dovrebbe occupare dei ristori agli allevatori fuori area protetta, siamo in linea con i pagamenti dei danni provocati alle coltivazioni. Siamo stati sempre molto attenti ai problemi del mondo agricolo – aggiunge Di Nino – così come prevedemmo a suo tempo che la reintroduzione dei cinghiali avrebbe causato un sovrappopolamento pericoloso. E questo nonostante gli undici branchi di lupi che stazionano sulla Majella mangino circa mille cinghiali ogni anno”.

1 Commento su "Capriolo decapitato, il direttore del Parco: “Atto di intolleranza verso le aree protette”"

  1. Mi piacerebbe sapere dal direttore quando e chi abbia reintrodotto cinghiali, visto che non mi risultano reintroduzioni di tale animale fatte legalmente, da aree protette od organismi pubblici. Inoltre per limitare i conflitti, i parchi da esso diretti potrebebro fare piu sforzi per coinvolgere le genti locali, al posto di ditte e appalti. Non si puo pensare che alla gente risulta ad esempio difficile il dover accettare che non si possano fare le piccole cose quotidiane e in quei posti magari per poi trovarseli distrutti da interventi di ditte che si presentano per disboscare tutto, autorizzate dai parchi, come da quelli da esso diretti. Sarebbe un punto credo interssante su cui poter discutere ed agire per migliorare l’idea che si ha dei parchi.

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