Fondi comunitari: l’Abruzzo a due velocità. L’analisi di Aldo Ronci

Otto Aree Urbane Funzionali, sette Aree SNAI e 46 Comuni esclusi dai finanziamenti. Non convincono i dati che emergono dal programma regionale FESR – FSE (2023-2027) predisposto dalla Regione Abruzzo. Ad affermarlo è l’economista Aldo Ronci il quale, numeri e leggi alla mano, sottolinea come i criteri e gli obiettivi alla base del programma lungi dal rispecchiare le indicazioni della Commissione Europea, hanno portato ad applicare per la nostra regione, due pesi e due misure.

Se il fine del programma che gode dei fondi europei per un ammontare di 81.381.715 euro è quello di attuare strategie territoriali per lo sviluppo e il riequilibrio del territorio abruzzese, non si comprende il motivo per cui il territorio sia stato diviso in due zone anziché considerarlo come un’unica area regionale, né si capisce l’esclusione di un numero consistente di Comuni, soprattutto nelle province di Chieti e Pescara.

“Riequilibrare l’Abruzzo per un benessere diffuso” è l’obiettivo indicato nelle linee di indirizzo del programma regionale il quale, a tal fine, prevedeva come prioritaria l’individuazione delle Aree Urbane abruzzesi mediante l’analisi di caratteristiche e potenzialità delle zone considerate.

Ebbene, non si può non notare, sottolinea Aldo Ronci, che i parametri indicati dalla Commissione Europea avrebbero portato ad una diversa suddivisione della regione in aree urbane funzionali e ad evidenziare lo scollamento del programma regionale dalla realtà del nostro territorio è anche uno studio coordinato dal professore Roberto Mascarucci, ordinario presso l’università D’Annunzio, che, sulla base di un rigoroso metodo d’indagine, individuava ben 7 Aree Urbane corrispondenti, tra l’altro a quei sette ambiti funzionali subregionali che la stessa Regione aveva individuato, nel lontano 2000, nel QRR della Regione Abruzzo, nell’ambito del piano di riassetto del sistema territoriale.

E invece, la scelta di suddividere il territorio regionale in Aree SNAI (Strategia nazionale delle Aree interne) e in Aree Funzionali Urbane (in base alla mobilità giornaliera), ha portato alla configurazione di sette aree per primo gruppo e otto per il secondo con lo sconcertante risultato della esclusione di 46 Comuni. Di questi, a “restare esclusi da ogni possibilità di intervento” saranno Castel di Sangro, Ateleta, Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo per l’Alto Sangro e Pacentro, Cansano Campo di Giove, Pettorano e Rocca Pia per il territorio peligno. Per essi, restano due possibilità: rientrare in una delle Aree Funzionali perché ci sia contiguità territoriale e una motivata richiesta da parte delle coalizioni territoriali oppure rientrare in un’area SNAI se presentano le caratteristiche della perifericità e soggette a spopolamento. Di fatto una netta e chiara esclusione.

Basteranno gli 81 milioni di euro di fondi europei a “Riequilibrare l’Abruzzo per un benessere diffuso”? Se lo chiede Aldo Ronci che, da sempre attento osservatore e lucido analista della situazione economica regionale, esprime il suo più profondo scetticismo.

Commenta per primo! "Fondi comunitari: l’Abruzzo a due velocità. L’analisi di Aldo Ronci"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*