Fusione dei comuni: gli amministratori, grandi assenti del territorio

“Si faccia il Parlamento del Territorio!”. Il movimento Ripensiamo il Territorio torna a battere sulla necessità di un organo comune tra tutti i paesi della Valle Peligna e Alta Val Pescara. Un’idea, sempre più un’utopia, lanciata ormai sette anni fa, ma che gli amministratori tardano a raccogliere nonostante rappresenti uno strumento in grado di intercettare diversi e sostanziosi fondi.

In base ad uno studio commissionato alla facoltà di Urbanistica dell’università di Pescara, la fusione dei comuni del Centro Abruzzo convoglierebbe sul territorio 300milioni di euro in dieci anni, pari a 12mila posti di lavoro, come da legge Del Rio e legge regionale Di Nicola.

“Avremmo cominciato a produrre la nostra autonomia anche con la proposta della Sesta area Funzionale, della ZES, del Corridoio Adriatico/Tirrenico, nonché della Metropolitana di Superficie, sperimentando un modello dialogante in diretta con l’Europa, insomma a camminare con le nostre gambe, senza disperdere energie a ‘babbo morto’ per ogni cadenzata spoliazione del territorio” sottolineano da Ripensiamo il Territorio.

Ad oggi, in sintesi, nessun atto amministrativo è stato prodotto. Un disinteresse che non permette “un solo passo concreto sul terreno della crescita e dello sviluppo, constatando che i cittadini restano carichi di tasse, senza servizi e senza speranze per il futuro” mentre i “nostri borghi e Sulmona stessa, sono rimasti polverizzati, nonostante un assessore regionale alle aree interne che aveva promesso di allineare la velocità delle stesse a quella della costa, cosa non avvenuta”. Questa la denuncia.

Il movimento torna così a rilanciare l’appello per l’ennesima volta affinché gli amministratori del territorio, i grandi assenti, trovino il “coraggio” di arrestare “questo processo di arretramento”. Lo scorso 5 aprile, complice la natalità del movimento, il Comune di Popoli ha approvato ufficialmente una delibera. Non basta.

Simona Pace

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