I dimasciani depongono la bandiera del Pd. Lunedì verifica amministrativa

Lunedì rassegnerà “con amarezza”, dice, le sue dimissioni da capogruppo del Pd in consiglio comunale, anche se, a dire il vero, un gruppo Pd, in consiglio comunale, non esiste più avendo il commissario del circolo, Francesco Piacente, diffidato formalmente la presidenza del consiglio ad usare il nome e la bandiera Dem a palazzo San Francesco.
Antonio Di Renzo, questa volta, convoca in solitaria la sua conferenza stampa, anche se tra il pubblico c’è Bruno Di Masci. Lo fa per chiarire la posizione sua e dei tre (ex) consiglieri Pd sulla situazione politico-amministrativa di palazzo San Francesco e per attaccare chi dentro al partito lo ha messo letteralmente alla porta, cambiando la serratura della sede di corso Ovidio.


“Metodi da anni Ottanta che non meritano commenti – dice Di Rienzo che poi si scusa per la volgarità -: non farò da sciacquaballe a Piacente, non mi interessa andare ad elemosinare posizioni, io cammino a testa alta e non mi faccio comandare dai marsicani. Però una cosa ci tengo a dirla, anzi a ripeterla: la decisione di appoggiare l’amministrazione Casini, che è stato il motivo del commissariamento del nostro circolo, è stata condivisa da tutto il partito e lo stesso Piacente era stato avvertito e invitato a quella riunione”.


Di Rienzo e gli altri restano per il momento in maggioranza, anche se già lunedì, nella riunione convocata dal sindaco dopo quella d’urgenza a cui nessuno si è presentato, detteranno condizione e tempi della verifica: “A partire dalla riorganizzazione della macchina amministrativa, passando per i lavori nelle scuole, liceo classico in testa – spiega Di Rienzo – fisseremo tempi certi e cronoprogrammi che se non rispettati saranno per noi motivo di divorzio da questa alleanza fatta per il bene della città”.
La frattura tra il gruppo dei dimasciani e il resto del centrosinistra sarà difficile da sanare comunque e Di Rienzo, guardando alle prossime elezioni, avverte che non ci sarà da parte loro posizione preconcetta: “Si stabiliscono prima i programmi, poi si fanno le primarie e poi si sceglie il sindaco. Non accetteremo imposizioni da nessuno”.

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