Il grande bluff dei Piani complessi

Di “pale in movimento ed operai impiegati” come sosteneva il consigliere di maggioranza nella commissione tenuta il 28 novembre scorso, finora, non se ne sono visti e a dire il vero non si è vista neanche una carta passare dalla “cambiale elettorale” ai fatti. I Piani complessi restano al momento dove sono e dove sono stati negli ultimi sette anni, prima che, nell’autunno scorso, spinta dalla necessità di addolcire i desideri di qualche spora gerosolimiana in consiglio, il sindaco Annamaria Casini non imbracciasse la battaglia fino ad arrivare al primo vero scontro con Avanti Sulmona, in quel passaggio che poi segnerà ed anticiperà il nuovo assetto politico di palazzo San Francesco siglato due mesi fa con Di Masci (in quell’occasione fu l’assenza del Pd a garantire i numeri alla maggioranza).
Anche lì, ci mancherebbe, era in gioco il bene supremo della città e della sua economia e se non si dava subito seguito a quei cinque progetti rimasti in archivio, sembrava di rischiare chissà quali disastri per il comparto edilizio.
Bene, superato l’ostacolo di “chi remava contro”, i Piani complessi non sono mai partiti. Ma neanche avviati: la graduatoria aggiornata o rinnovata deliberata dalla commissione congiunta cinque mesi fa è rimasta nel cassetto, senza che si trasformasse in una delibera di giunta prima e di consiglio poi come sarebbe necessario. Senza ovviamente che, ad oggi, si sia verificato se ci sono e quanti ancora interessi a far calare sulla città una colata da 22mila metri quadrati di edilizia residenziale, 3,5mila di commerciale e 4mila di direzionale.
“Prenderò visione del dossier dopo la metà di maggio – commenta il neo assessore all’Urbanistica, Luigi Biagi – in questi due mesi abbiamo avuto molte emergenze a cui badare”. E prima dei due mesi, a quanto pare, anche nei tre mesi precedenti alla sua nomina, quando la delega all’Urbanistica ce l’aveva niente meno che il sindaco in persona.
Certo dall’ufficio è andata via la dirigente ad inizio gennaio, e poi il funzionario a marzo, ma sta di fatto che, questione tecnica a parte, ai Piani complessi manca ad oggi l’input politico. Dissolto, così, tra un panettone e una chiacchiera di carnevale post-voto.
La verità sembra essere però quella che già si era preconizzata e cioè che quello strumento oggi non interessa più nessuno, perché la richiesta di abitazioni è crollata e perché le condizioni poste dai Piani prevedono fideiussioni milionarie sull’intero progetto che sarà presentato.
Nei corridoi, anzi, si dice che dei cinque progetti rimasti in piedi, se va bene uno solo potrebbe conservare un barlume di interesse da parte del proponente, ovvero quello di Sirius in via XXV aprile, con i suoi 7,3mila metri quadrati residenziali, quasi mille commerciali e 1,2mila direzionali. Ma è una volontà tutta da verificare, quando e se in Piani complessi diventeranno operativi.

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