Il Pd non fa opposizione, passano i Piani complessi

I Piani complessi alla fine passano con il voto favorevole della commissione: 8 si e 6 contrari, dicono i numeri ai quali mancano i 3 decisivi del Pd. Contrariamente a quanto sottoscritto dal capogruppo Antonio Di Rienzo appena qualche ora prima, infatti, i rappresentanti del suo partito, Fabio Ranalli e Bruno Di Masci (delegati nelle rispettive commissioni di Bilancio e Urbanistica), non si sono presentati a palazzo San Francesco, permettendo così alla maggioranza di resistere allo scontro portato fino in fondo da Avanti Sulmona, partito che ormai vede “la maggioranza con confini molto labili” per usare le parole del capogruppo Fabio Pingue. E’ lui, Pingue, a sferrare durante la commissione l’attacco politico più duro: “Questi Piani complessi profumano di politica – dice -, di interessi trasversali che sono oggi ben visibili dalle presenze e soprattutto dalle assenze”.

Il riferimento è al Pd e in particolare a Bruno Di Masci che, stando alle dichiarazioni di Ranalli “si era preso l’impegno di andare lui in commissione, essendo io impegnato per motivi personali all’Aquila”. Bruno Di Masci dal canto suo si difende: “Avevo avvisato ieri che non sarei potuto andare – spiega – avevo un impegno personale. E poi si trattava di una commissione consultiva, neanche vincolante. Insomma dietro non c’è nessun accordo politico”. Anche se poi l’effetto prodotto è soprattutto politico.
Il sospetto che dietro la sua assenza ci sia la lenta digestione del branzino che un venerdì si e uno no lo vede a pranzo con Andrea Gerosolimo, però, non è inculcato solo in Pingue e d’altronde qualcuno dei Dem è stato atteso inutilmente, questa mattina, anche nel blitz fatto al Cogesa.
La consigliere di Forza Italia Elisabetta Bianchi lo definisce un “tre per due” (i tre del Pd che entrano e i due di Avanti Sulmona che escono dalla maggioranza), che è una formula vincente nei supermercati e chissà forse anche a palazzo San Francesco.
Per verificarlo si dovrà attendere il prossimo o i prossimi consigli comunali, sempre che prima, con moto di orgoglio e a carte scoperte, la minoranza non decida di farsi maggioranza per rassegnare le dimissioni e mandare la Casini a casa.

La discussione è stata molto accesa anche nel merito dei Piani complessi, con una preparatissima Deborah D’Amico a spiegare i cavilli del bando, manco fosse un ingegnere o un ex assessore, e il sindaco Casini a promettere che entro Natale, come chiestole dalla capigruppo l’ultima volta, porterà un progetto anche per il Piano regolatore generale con un incontro richiesto “verbalmente” all’architetto Crocioni che del Prg è l’autore.
Al momento, però, instradati restano solo i cinque Piani complessi, presentati sette anni fa quando il trend demografico non era così impietoso e il centro storico non così svuotato.
“Il rischio è di assestare un colpo mortale proprio al centro storico – dice la Bianchi – che finirà con lo svuotarsi se tutto va bene, perché il rovescio della medaglia è che si dà il via libera ad un’operazione edilizia che non ha mercato e questa è una grave responsabilità politica ed economica che si assume l’amministrazione Casini”.
Critico anche Francesco Perrotta che ha evidenziato come con i tempi cambiati sia necessario aggiornare il fabbisogno della città, così come per Balassone si tratta di “si a prescindere, come i tanti che stiamo subendo in questa città” e Tirabassi a sottolineare che sui Piani complessi non c’è nessuna previsione economica né temporale.
Perché poi, la verità, è che dei cinque progetti ancora sulla carta, difficilmente si vedrà la luce: le polizze fideiussorie su tutto il progetto (quindi milionarie) e la scarsa richiesta del mercato, rendono difficile la loro attuazione.
La maggioranza, se c’è ancora una maggioranza, dal canto suo sottolinea “i benefici economici per tutta la città – ha sostenuto Angelo Amori – perché saranno rimesse in moto le pale meccaniche e impiegati operai”, e se poi non dovesse essere conveniente “è sempre il privato che decide – aggiunge Andrea Ramunno – sono loro a valutare se vale la pena o meno, a fronte di un benefit per il Comune pari al 10% del guadagno stimato”.
Opere e non soldi, sottolineano le opposizioni: “Poi ci toccherà anche manutenerle”.
L’iter comunque è ancora lungo: i Piani dovranno ora passare in giunta e poi in consiglio. Sempre che quando sarà, ci sarà un consiglio o almeno questo consiglio.

1 Commento su "Il Pd non fa opposizione, passano i Piani complessi"

  1. La commissTione urbanistica ha dato il placet al sindaco…
    L’ennesimo affondo alla città all’arma bianca e nemmeno tanto velato!!!
    Complimenti al coerente PD!!!

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