In trincea per datare il prossimo terremoto. Viaggio ai piedi della faglia

Se il tempo regge ci vorranno ancora dieci giorni circa per finire i sondaggi, o meglio le indagini paleosismologiche che, come anticipato ieri dal Germe, sono state avviate a Roccacasale dall’Ingv e dall’università D’Annunzio. Uno studio che consiste nello scavo di più trincee a ridosso della faglia del Morrone, quella frattura cioè che corre da Pacentro a Popoli per oltre venti chilometri e che rappresenta una grande preoccupazione per gli studiosi: tanto per la sua estensione, quanto per il suo lungo silenzio.
Come spiegato dagli scienziati ieri al Germe (guarda l’intervista – Le trincee in faglia – nella sezione “de visu”), infatti, la letteratura fornisce un solo dato sulla faglia che incombe sulla Valle Peligna e cioè un forte terremoto databile intorno al 150 dopo Cristo.
Lo studio che stanno facendo ora Ingv e università, mira a stabilire se questa unica datazione sia giusta, oppure se nel corso dei secoli ci sia stato un altro terremoto sfuggito alle cronache. Un particolare non da poco, verificabile appunto tramite lo studio del terreno, perché consentirebbe di stabilire quello che i geologi chiamano il “tempo di ricorrenza” e di conseguenza stabilire con approssimazione, ma con maggiore verosimiglianza, quando e con quale intensità aspettarsi la prossima scossa. Quella della faglia del Morrone che presumibilmente sarà molto forte.
“Si tratta di una delle attività che stiamo compiendo su questa area – spiega il professor Fabrizio Galadini, dell’Ingv – che è di grande interesse per noi, sia dal punto di vista sismologico che dal punto di vista della mitigazione del rischio, essendo uno dei pochi se non l’unico centro storico di pregio rimasto nell’Appennino centrale. Per questo qualche settimana fa abbiamo fatto delle indagini approfondite sul palazzo dell’Annunziata, i cui risultati saranno pronti ed elaborati a breve e che ci permetteranno di avere informazioni utilissime per la messa in sicurezza di questo monumento”.
“Presto poi – aggiunge Alberto Pizzi, dell’università D’Annunzio e responsabile del progetto di microzonazione – avvieremo anche le analisi di terzo livello a Sulmona, si tratta di uno studio all’avanguardia che ci permette di stabilire con precisione quali sono le reazioni di amplificazione e di ampiezza dei singoli terreni indagati. Insomma possiamo con questi fornire utili informazioni a chi si occupa di costruire, su come farlo e su come intervenire per mettere in sicurezza l’esistente”.

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