Laboratorio Corpografie, la danza tra arti visive e tecnologia

Ha ipnotizzato lo spettatore, ha catturato il suo sguardo guidandolo in un viaggio caleidoscopico di immagini il terzo appuntamento di Corpografie 2018 dal titolo Egon. Introspettiva da Klimt a Schiele di e con Leonardo Diana. Un concept drammaturgico multimediale dove danza e nuove tecnologie si fondono nella scatola scenica dello spazio Matta di Pescara in un linguaggio visivo dal forte impatto. Il movimento e le immagini aderivano in un corpo unico senza soluzione di continuità. I colori dorati di Klimt e le posture ed i gesti dei modelli di Schiele venivano assorbiti dal e nel gesto di Leonardo Diana in un percorso coreografico intimo ed estetizzante, sospeso in un tempo ed in uno spazio stellare.
Di seguito le speciali spettatrici Giulia Leone, Ilaria Silvani e Maristella Mezzapesa del Laboratorio Dansomanie hanno elaborato la personale suggestione di questo strabiliante lavoro.

EGON

All’arte la sua libertà, al tempo la sua arte

Approssimandosi all’ideale dell’arte totale cui mirava il movimento della Secessione viennese, lo spettacolo ideato e interpretato da Leonardi Diana restituisce l’immagine di un’interazione viva tra Klimt e Schiele, tra l’introspezione psicologica e la decorazione strutturale. Sposando l’ideale di un’arte libera e profondamente connessa con il tempo presente, Diana, con la collaborazione di Nicola Buttari e Martino Chiti, crea una meravigliosa e coinvolgente interazione tra video e danza, tra arte visiva, musica e arte performativa, trasportando lo spettatore in una dimensione magica e profonda, ricca di richiami artistici e culturali che si incarnano, tuttavia, in una pelle e in un vissuto del tutto contemporanei. Un lavoro importante, di arte bella e di spessore, in grado di interrogare il pubblico per lasciargli scoprire qualcosa di sé e qualcosa del proprio mondo. (Giulia Leone)

L’ arte… da un altro punto di vista.
Schiele e Klimt fusi in un unico corpo, energia pura da sprigionare. Grazie alla luce, l’uomo e la sua ombra, l’uomo e la sua anima danzavano insieme. Con la sua gestualità è riuscito a far emergere la personalità di Schiele e a dare vita ad un “pupazzo” facendolo diventare una donna, forse perduta o forse irraggiungibile… (Ilaria Silvani)

Dove finisce il corpo umano e dove inizia il mondo digitale? In “EGON” Non è più una certezza. La tecnologia si fa piccola e si smaterializza, e facendo ciò va incontro, in un processo di costante ed instancabile avvicinamento al corpo. Soma, psiche e la stessa identità del danzatore (Leonardo Diana) si rivelano allo spettatore sotto forma di più prolungamenti digitali, che non possono che arricchirne l’esperienza. Il limite che separa umano e artificiale appare quindi irrimediabilmente sfumato. E la tecnologia si propone indossabile, vissuta, percepita e percepibile. E ancora, quando umano e digitale inestricabilmente si uniscono raccontando insieme di due artisti della pittura del 900’ , Egon Schiele e Klimt, il risultato quale potrebbe essere? Sensazionale. Ipnotico. “avrei desiderato non finisse mai!” Un amplesso di significati, forme geometriche, figure simbiotiche e tanto, davvero tanto altro che si crea e trasforma tante volte quanti sono gli occhi che incontra.
(Maristella Mezzapesa)

 

FOUR#GENERATION

Ha accolto un pubblico numeroso ed emotivamente coinvolto l’atteso debutto di Four#Generation Trilogia sull’abitare (2018/2020) del Gruppo E-Motion, per la quarta serata di Corpografie 2018.
Uno spettacolo sull’archetipo femminile, sulla sua sensibilità e potenza creativa pronta a scatenarsi e svelarsi in ogni fase della sua esistenza. In scena quattro danzatrici Anouscka Brodacz, Stefania Bucci, Arianna Deiana e Francesca La Cava- ideatrice e coreografa del progetto artistico – hanno dato corpo e voce a quattro generazioni diverse. Fanciulle, donne, sagge e madri si contaminano, si confrontano e si interrogano sul vero senso dell’esistenza, alla ricerca di una rinnovata libertà e di una riscoperta sensibilità.
Flavio Bonizzoni ci dona sonorità barocche che, con un clavicembalo suonato dal vivo, accolgono le azioni coreografiche, mentre una cuccia/chiesa/ di Gino Sabatini Odoardi, funge da allestimento scenografico.
Per Dansomanie un lavoro a quattro mani ci restituisce l’essenza di una piéce potente e delicata al contempo.

“I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno e del gruppo. Sono esperti nell’arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli, sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate.” (Clarissa Pinkola Estés) (Simonetta D’Intino, Ilaria Silvani)

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