L’aumento della Tari e il pozzo senza fondo del Cogesa

Quello di oggi non sarà un consiglio comunale sottotono: in maggioranza e in minoranza quell’aumento, seppur minimo, della Tari, la tassa sui rifiuti, ha fatto storcere il naso un po’ a tutti. Proprio quest’anno che è partita la differenziata in tutta la città, l’anno dei rifiuti di Roma e dei sacrifici a separare carta e organico. I benefici, dicono da palazzo San Francesco, si vedranno dal prossimo anno, ma la verità è che il Cogesa, che gestisce il servizio, sembra essere un pozzo senza fondo, dove i soldi buttati non tornano mai a galla.
Perché differenziata o meno, comunque nel 2017 Sulmona ha conferito meno rifiuti del 2016 e insomma, se non proprio una riduzione, certo non ci si aspettava un aumento. Anzi avevano annunciato proprio il contrario.
Tanto più che tutt’intorno le tariffe, già più basse di quelle di Sulmona, continuano a scendere, specie nei Comuni non gestiti da Cogesa: a Pratola dove ad esempio la quota variabile per un nucleo familiare da una persona (ma così anche in proporzione per famiglie più numerose) costa circa 50 euro e a Prezza dove la tariffa variabile è scesa fino a 35 euro. La metà quasi di Sulmona dove invece si attesta sulle 70 euro, almeno prima che dal sito del Comune sparisse la tabella relativa.
Un dato che suscita sorpresa e nessun imbarazzo nei vertici del Cogesa, tant’è che il presidente Vincenzo Margiotta si è affrettato a condividere nei giorni scorsi il post del sindaco di Prezza Marianna Scoccia in cui si dava conto del bel risultato in termini di costi ottenuto. Un entusiasmo che se si giustifica per la vicinanza politica e umana, dall’altro poco si comprende dal punto di vista professionale, visto che Prezza non è servita da Cogesa.
Ma tant’è nella città e nel territorio dove tutto va alla rovescia non scandalizza neanche questo, così come nessuno si è scandalizzato, né i sindacati, né la politica, sull’operazione di assunzioni fatte proprio dal Cogesa qualche mese fa.
Richiamandosi ad un caso di Lanciano, infatti, la società pubblica ha aperto le porte e messo direttamente sul suo libro paga 21 dipendenti di una cooperativa privata che, per conto del Comune prima e dello stesso Cogesa poi, si occupava del servizio nel capoluogo peligno. Si tratta della Smaltimenti Sud che, da ottobre scorso, ha passato le sue maestranze alla società pubblica senza che venisse espletato un concorso pubblico, come richiederebbe la legge e come aveva pure sottolineato un parere legale richiesto e dato all’epoca dell’affidamento diretto fatto dal Comune al Cogesa. “Secondo lo schema dell’affidamento in house – scriveva l’avvocato Roberto Colagrande – non può sussistere alcuna forma di continuità con Cogesa nei rapporti di appalto intrattenuti dal Comune con le società consortili cooperative e tantomeno dei rapporti di dipendenza che queste ultime hanno con il proprio personale”. E ancora, se il messaggio non dovesse essere chiaro: “Il passaggio diretto di dipendenti privati all’interno anche di compagini pubbliche – scrive sempre il legale – rappresenta una deroga alla regola costituzionale della selezione concorsuale che, secondo l’ormai consolidato orientamento della Corte dei Conti, è principio inderogabile anche in materia di outsourcing”.
Il presidente Margiotta, che è anche un avvocato, avrà fatto sicuramente le sue verifiche giuridiche, resta però il fatto che oltre al principio costituzionale violato, c’è quello di strategia aziendale che lascia seri interrogativi: perché in tutto questo aprirsi di porte, assunzioni e aumento di tariffe, il Cogesa, vale la pena di ricordarlo, sta operando da un anno in maniera illegittima secondo il Consiglio di Stato che ha bocciato senza appello l’affidamento diretto fatto a suo tempo dal Comune di Sulmona per l’assenza, al tempo, del requisito della prevalenza. E da allora nulla è stato fatto, né una nuova delibera di affidamento, né una gara d’appalto come quelle che piacciono alla sindaca di Prezza e, solo su Facebook (visto che non ha partecipato alla gara di Pratola), anche al presidente Margiotta.

4 Commenti su "L’aumento della Tari e il pozzo senza fondo del Cogesa"

  1. L’esercizio del potere, in tutto il resto del modo lo si esercita attraverso l’esempio, qui da noi, invece, attraverso arbitrii e il non rispetto delle regole. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…

  2. Complimenti per l’articolo. Perché onestamente in materia di rifiuti ero rimasto ad una visione leggermente differente (una vita fa forse, in effetti era gennaio 2018) in cui addirittura si immaginava una prospettiva allettante fatta di “utili”, “blocco aumenti Tari”, vantaggi per i “Soci”.
    Ora invece si dice di pazientare fino al prossimo anno, magari occorrono altri mesi per mettere nei “nostri bilanci” tutte le belle attrezzature che ogni tanto vengono fotografate e sbandierate on line, oppure dobbiamo aspettare che si chiuda il contratto di locazione per la “sede congiunta” che sarà un’altra mossa di sicuro impatto sulle casse cittadine.
    Sta di fatto che la classe dirigente che si sta formando in questi mesi lascia ben sperare per il prossimo futuro fatto di “conquiste regionali”.
    Comunque a ben vedere il “dirigente”, correttamente, aveva detto in un vostro recente articolo (“Cogesa, ecco il piano di Margiotta”): “Ciò consentirà, come riferisce Margiotta, di non alzare i costi del trattamento ai soci e di conseguenza ai Comuni di non aumentare la Tari”. Resta ora da capire effettivamente a quali “soci” (di cosa) e a quali “Comuni” (facenti parte di cosa) l’avvocato si riferisse.

  3. Aldo Tassinari | 29 Marzo 2018 at 21:18 | Rispondi

    temo che il Cogesa sia diventato l’ennesimo baraccone scambia voti-lavoro; l’opaca scelta del presidente fa trasparire che non è assolutamente quel fiore di azienda che dipigono, inoltre anche un bambino di 2 anni sa che fare fatturato ed utili con i rifiuti è cosa facile, il difficile sta nel far capire che è meglio guadaganare meno oggi e mantenersi la discarica per altri 20 anni che pompare il fatturato adesso e trovarsi tra 5 anni a dover pagare il doppio per portare i rifiuti altrove. La discarica dovrebbe restare riservata esclusivamente ai comuni della Valle Peligna e non aprire le gambe come una meretrice ad ogni comune ne faccia richiesta. scusate il linguaggio.

  4. non e’difficile….tutto pronto,pianificato..il comunicato: l’unica amministrazione che ha distribuito l’attivo di bilancio,il ritorno,il dividendo ai soci,alla proprieta’ meglio ai Cittadini…e’ stata quella del comune di …… si, la sindaca avvocatessa,vediamo chi ci coglie e vince premio

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