“Sta bene” Ruotolo nonostante questa vita che, tuttavia, gli permette di continuare con il suo lavoro e a lavorare su diverse inchieste perchè il giornalismo di qualità si può fare sempre “in tv in due minuti o su carta stampata con 30 righe, quello che conta è il contenuto”. Anche se con una punta di amarezza Ruotolo parla di come siano pochi i giornalisti disposti a fare questo tipo di giornalismo e per questo si tratta di persone sovraesposte, il cui lavoro non viene rafforzato da quello dei colleghi. Accade spesso lì dove si parla di mafia, “Ad un mafioso non importa un editoriale, l’opinione di un giornalista- ha evidenziato Ruotolo-, ma gli interessano i racconti, i fatti, se mettono in dubbio i suoi affari”.
E poi si è parlato di Bussi, discarica nota al grande pubblico, nell’ambito delle ecomafie “uno dei
E riguardo agli incendi del Morrone e all’ipotesi della mano criminale Ruotolo ha supposto come si possa non trattare di mafie, ma comunque di mano criminale rimandando l’esito alle indagini in corso. “Qui- ha aggiunto poi- vedrei più il rischio della politica corrotta e se c’è la politica corrotta, per un imprendtore mafioso diventa facile inserirsi”.
Sul discorso mafia la responsabilità, grande, è anche quella dei cittadini che si “piegano” pur di sopravvivere.
Simona Pace
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