Di libertà di stampa ed ecomafie, Sandro Ruotolo: “Il rischio è una politica corrotta”

“Se non c’è libera informazione si va nel regime”. Sandro Ruotolo non usa mezzi termini nel dire la sua al Festival delle Narrazioni 2017 di cui oggi è stato ospite. Gli argomenti trattati sono stati tanti, d’altronde non poteva essere diversamente visto lo spessore giornalistico, da ben 2 anni è sotto scorta per aver indagato e scritto di crimini ambientali ed ecomafia finendo sotto la lente d’ingrandimento del clan dei Casalesi.

“Sta bene” Ruotolo nonostante questa vita che, tuttavia, gli permette di continuare con il suo lavoro e a lavorare su diverse inchieste perchè il giornalismo di qualità si può fare  sempre “in tv in due minuti o su carta stampata con 30 righe, quello che conta è il contenuto”. Anche se con una punta di amarezza Ruotolo parla di come siano pochi i giornalisti disposti a fare questo tipo di giornalismo e per questo si tratta di persone sovraesposte, il cui lavoro non viene rafforzato da quello dei colleghi. Accade spesso lì dove si parla di mafia, “Ad un mafioso non importa un editoriale, l’opinione di un giornalista- ha evidenziato Ruotolo-, ma gli interessano i racconti, i fatti, se mettono in dubbio i suoi affari”.

E poi si è parlato di Bussi, discarica nota al grande pubblico, nell’ambito delle ecomafie “uno dei settori strategici insieme all’agroalimentare, la ristorazione, i mercati ortofrutticoli. La mafia si insinua lì dove c’è ricchezza” ha raccontato il giornalista, professionalmente attivo ora su Fanpage.it, aggiungendo come gli imprenditori siano propensi al risparmio nello smaltire determinati rifiuti e di come, più grave, la mafia continui ad esistere perchè c’è un legame con il potere. “Oggi non c’è più infiltrazione- ha spiegato riferendosi a quelle regioni che si credevano estranee al fenomeno della criminalità organizzata-, oggi c’è insediamento”.

E riguardo agli incendi del Morrone e all’ipotesi della mano criminale Ruotolo ha supposto come si possa non trattare di mafie, ma comunque di mano criminale rimandando l’esito alle indagini in corso. “Qui- ha aggiunto poi- vedrei più il rischio della politica corrotta e se c’è la politica corrotta, per un imprendtore mafioso diventa facile inserirsi”.

Sul discorso mafia la responsabilità, grande, è anche quella dei cittadini che si “piegano” pur di sopravvivere.

Simona Pace

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