Morrone: l’operazione è riuscita, il paziente è morto

Mentre una fumarola si alza ancora a Roccacasale, da noi più giù in Valle è iniziata la fase della “normalizzazione”. Tutti all’unisono hanno il bisogno di mostrare che stanno facendo qualcosa, nel tentativo di far dimenticare quattordici giorni d’incendio.
La sindaca di Sulmona Annamaria Casini ha lanciato rassicuranti messaggi di unità a tutta la vallata, stessi messaggi incredibilmente mancati nella fase in cui servivano veramente: quella delle fiamme vive. Ogni amministratore ha cercato di combattere il fuoco a modo suo: affidandosi mani e piedi al Dos, costruendo linee tagliafuoco o imbracciando una pala e mettendosi a scavare insieme ai suoi concittadini.

La Casini ha detto ieri sera ad Onda Tv “oggi il problema non è quello del rimboschimento ma quello della messa in sicurezza”, per questo insieme a diversi tecnici della città si adopererà per lo studio geomorfologico. Una domanda sorge spontanea: questo accorato appello agli esperti non poteva anche farlo nel bel mezzo dell’incendio “a chi la montagna la conosce davvero” invece di stare a concentrare le forze per capire come impedire ai volontari di operare contro il fuoco? Poco importa, adesso ricostruiremo tutto, lo faremo più bello di prima ma cosa più importante lo faremo insieme. La pacificazione del conflitto e la pax gerosolimiana che ritornano.

Messaggi di unità che non sono arrivati nemmeno dall’assessore alle Aree Interne Andrea Gerosolimo. Da lui che vuole essere il rappresentante istituzionale più alto di questa Valle ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso in una situazione di grave crisi ed emergenza. Bisognava mettere tutti i sindaci e le parti in causa attorno ad un tavolo e studiare una strategia comune. Così non è stato, non si poteva legittimare Antonella Di Nino dopo la sconfitta subita a Pratola e dopo la sua manifesta volontà di uscire da Cogesa.
Gerosolimo non è stato il perno attorno a cui è girata la macchina dei soccorsi e dell’emergenza. Dai rappresentanti del territorio ci si aspettava sinceramente di più. Non si è riusciti ad essere un sol corpo, non si è riusciti ad operare in maniera coordinata, ognuno per la sua strada e buona fortuna a tutti, ma a pagarne il prezzo è stata la montagna.

I giovani del consiglio comunale anche loro desiderosi di mostrarsi attivi nella fase post emergenza hanno lanciato due proposte: il Centro Operativo Intercomunale della Protezione Civile ad opera di Fabio Pingue ed Alessandro Pantaleo e le “sentinelle delle frazioni” con le quali instaurare “un dialogo da mantenere costante” ad opera di Andrea Ramunno e Deborah D’Amico. Lo stesso Ramunno che prima si era scagliato contro chi si “avventurava” – a detta sua – per spegnere le fiamme (quasi tutti abitanti delle frazioni) ora invece gli riserva “un grande grazie” perché “sin dai primi istanti hanno dimostrato un amore enorme per la montagna che vivono quotidianamente, una grande disponibilità a collaborare con gli addetti allo spegnimento degli incendi, fornendo informazioni sulla zona e mettendo a disposizione mezzi e serbatoi dell’acqua” con buona pace della coerenza.

Insomma nessuno che fa mea culpa, nessuno che si rammarica per la mancata prevenzione, nessuno chiede scusa perché suo malgrado, il bosco è demanio comunale e come tale va gestito e tutelato dal comune.

Eppure l’assenza delle massime cariche istituzionali nei primissimi giorni dell’incendio è stata forse determinante. La notte del 20 agosto il Morrone delle Marane era già tutto bruciato e la mattina del 21 agosto il fuoco sembrava quasi spento, ma né Casini né Gerosolimo erano in città. Erano fuori dalla Valle per motivi personali e dalle loro pagine Facebook venivano condivisi stati e foto di aggiornamento. In quel maledetto lunedì in cui serviva che qualcuno prendesse in mano la situazione a rappresentare Sulmona c’era la vicesindaca Mariella Iommi e quando il pomeriggio il fuoco si è avvicinato a pochi metri dalle case delle Marane sono arrivati in Valle Luciano D’Alfonso e la senatrice Stefania Pezzopane, ma ad accoglierli c’era solo lei e qualche consigliere comunale. Quelle foto su Facebook sono le cartoline più nitide di una città abbandonata a se stessa.

“Come sarebbe andata se…”, non lo sapremo mai, possiamo analizzare quanto accaduto in quei momenti drammatici. Il 20 agosto – il giorno in cui scoppia l’incendio – è Andrea Gerosolimo a fare un’inquietante dichiarazione “ci attiveremo affinché sia possibile un sollecito rimboschimento anche in deroga alle norme vigenti”. Con la montagna completamente in fiamme e il rumore sordo delle piante inghiottite dal fuoco la preoccupazione che salta in mente è il rimboschimento, con tanto di riferimento alla possibilità di chiedere una deroga allo stop dei 5 anni imposto per legge per disincentivare gli incendi.

Tre giorni dopo gli fa da sponda D’Alfonso “Ho convocato una riunione per individuare un percorso istituzionale che porti rapidamente al rimboschimento delle aree colpite da incendi” e l’incendio ancora tutt’altro che sotto controllo, convoca una riunione operativa per il 13 settembre in Regione.

Dichiarazioni gravissime per chi abita zone altamente boschive come le nostre. Se la storia del rimboschimento venisse portata a compimento questo potrebbe creare un pericoloso precedente che potrebbe trasformare la Valle Peligna e l’Abruzzo intero in una regione in fiamme ogni estate, fino a quando anche l’ultimo albero non sarà bruciato.

Il punto è che dietro l’incendio c’è un gigantesco flusso di denaro, che fa gola ad un territorio depresso economicamente come il nostro. Se venisse riconosciuto lo stato di emergenza per calamità naturale, in Valle potrebbero arrivare 150 milioni per il rimboschimento dei 370 complessivi che lo Stato concederebbe. Altri 20/30 milioni servirebbero per la ripulitura dei terreni bruciati. A detta dell’assessore regionale Dino Pepe: “Una grande opera dopo un’immane tragedia”.

“Scurdammoce o passato”, l’incendio è ormai spento – o quasi – e l’operazione è riuscita alla perfezione: il Morrone come lo conoscevamo noi è definitivamente morto.

Savino Monterisi

8 Commenti su "Morrone: l’operazione è riuscita, il paziente è morto"

  1. Ecco il busillis, diceva Totò, il rimboschimento. Dopo l’immane tragedia dell’incendio di Roma, Nerone,imbracciata la lira, suonava e cantava esaltato dalle fiamme: “e Roma risorgerà più bella che pria..” Scheck che fu di Petrolini,quando vestiva i panni di Nerone e diceva al popolo bue che Roma sarebbe risorta più bella che pria..e tutti ad applaudire appena apriva bocca. “E Ro..”e giù applausi. Ecco quello che sta a cuore a chi ci governa e dovrebbe evitare certe catastrofi bibliche, il rimboschimento. Ho assistito a suo tempo al rimboschimento fatto dal comune di Pratola,quando andò a fuoco un pezzo della pineta sopra colle vacche, alcuni lustri fa. Fu necessario aprire una strada che andasse sin lassù ed un’altra che portasse a valle,partendo dal posto incendiato, per far passare i mezzi. Poi furono necessari molti mesi di lavoro per il taglio degli alberi incendiati e trasportati a valle, poi anni per mettere a dimora le piantine di pini. E per crescere, “secoli”. Ed era solo una macchia di bosco. Ora tutto il Morrone ha preso fuoco e credo che per fare il rimboschimento ci vorranno “ere” e non secoli. Ma poi a cosa servirebbe il rimboschimento, quando ormai gli incendi boschivi sono una certezza, ogni anno . Popoli ha subito non so quanti incendi, la dorsale da Bussi a Scafa va a fuoco ogni anno, ricordo che Collepietro sfangò da un disastro epocale per mera fortuna, tutto il paese insieme al bosco stava per essere distrutto dal fuoco etc. Fare il rimboschimento è come dare altro materiale ai piromani che non vengono mai presi o se presi per puro caso, mai condannati severamente. Certo, fate il rimboschimento, io ad essere sincero non lo farei e quegli alberi lasciateli così, non li tagliate se avete paura delle slavine,anche se bruciati sono capaci di frenare tutto ciò che scivola a valle. Rimboscatevi le cervella piuttosto e fate le persone serie una volta tanto.

  2. Bellissimo articolo ..complimenti davvero.

  3. giovina caserio | 6 Settembre 2017 at 15:34 | Rispondi

    Finalmente una informazione degna di questo nome!Complimenti a tutta la redazione.

  4. …..90 minuti di applausi!!!
    …beh se due più due fa quattro…..buon lavoro a chi dovrà fare le indagini su chi ha innescato i roghi….e soprattutto sui perché! Brava Red

  5. Caro direttore, l’operazione è ancora in atto ed il pz ancora sotto anestesia. Siamo al 7 settembre ed a tutt’oggi insistono tre focolai che sputano fumo alla maniera di un comignolo, ai lati del Colle Vacche. Sono le ore 11,50 di questa mattina. Io li ho visti con il binocolo, ma non vedo gente all’opera nè mezzi aerei. Sono i soliti focolai di ieri e di ieri l’altro e l’altro ancora.E’ una lotta infernale tra il drago e san Michele arcangelo. Chi l’avrà vinta?
    Questa mattina un focolaio a valle che stava per ripristinate il deja vu è stato spento dai pompieri. Spero che qualcuno intervenga.

  6. Intanto oggi, 8-9-2010 alle ore 8:00 è tornato a rovesciare acqua sul Morrone antistante Colle Vacche il Canadair. Sarà solo o saranno i soliti che ormai da quasi una settimana continuano inutilmente nella loro opera di spegnimento,di alcuni focolai che si ripresentano puntualmente sul far del giorno seguente? Io mi astengo dal fare commenti ma non sono entusiasta dall’operato. Cosa dovrei dire? Che sono degli eroi, alla maniera del maitre a parler? Ora sì che ci vorrebbe una bella sfilata di carriole, partendo da corso Ovidio sino ad arrivare a porta Napoli, con a capo la senatrice..

  7. Ancora cronaca ..ore 16:00 del 8 cm. Nonostante i ripetuti lanci di due Canadair il fuoco a ridosso del Morrone di lato al Colle Vacche , non si spegne. Causa lanci imprecisi e quasi mai a segno(io la vedo così, con il beneficio del dubbio ,da lontano),forse per la troppa vicinanza alla parete rocciosa, non possono avvicinarsi più di tanto. Sarebbe ora che smettessero e chiamassero l’Erickson, in modo da farla finita una volta per tutte. Non è possibile che dopo circa una settimana di lanci di acqua di due Canadair ed elicottero a volte, siamo ancora al punto di partenza. Se la cosa così non funziona,è inutile insistere. Ci sono gli esperti che decidono e coordinano, che trovassero una soluzione. Che senso ha continuare a mandare i Canadair? Il fatto si è che se non si spengono quei focolai, pian piano si riattizza l’incendio. Datevi una mossa e fatela finita. E’ ora che entri in azione l’Erickson che è più preciso. Un’altra macchia di bosco,pian piano sta andando in fumo.L’incendio che si è verificato sul nostro sacro Morrone quest’anno, la dice tutta su come siamo messi e dal dire il resto mi taccio.

  8. Ma possibile che tutti abbiano dimenticato che siamo in pieno Parco Nazionale?

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