No Hub del Gas e CNI messicano: gemellaggio contro le multinazionali del settore fossile

Questa mattina in località Case Pente a Sulmona i rappresentanti dei Comitati Cittadini per l’Ambiente di Sulmona e del Coordinamento No Hub del Gas Abruzzo del Congresso Nazionale Indigeno –  CNI messicano, con la sua portavoce Marichuy, e del Fronte dei Popoli in Difesa dell’Acqua e della Terra degli Stati di Morelos, Puebla e Tlaxcala, si sono incontrati per siglare un gemellaggio nel segno della comune lotta in difesa del pianeta e della propria terra contro l’aggressione da parte delle grandi imprese multinazionali del settore fossile.

Della delegazione del CNI che sta viaggiando in Europa fanno parte anche rappresentanti del Fronte dei popoli in difesa della terra e dell’acqua di Morelos, Puebla e Tlaxcala – FPDTA, un gruppo di attivisti indigeni di diverse comunità messicane impegnato per la difesa del territorio dal mega progetto PIM (Progetto Integrale Morelos). Il Progetto Integrale Morelos (PIM), iniziato nel 2011, consiste nella realizzazione di un gasdotto e di varie opere accessorie. Lungo 160 chilometri, il gasdotto attraversa 24 comunità negli stati di Morelos, Puebla e Tlaxcala, per trasportare 320 milioni di metri cubi di gas al giorno per un periodo di 25 anni. Include due centrali termoelettriche a ciclo combinato a Huexca e Morelos, una linea elettrica di 20 chilometri fino alla sottostazione Yautepec nello stato del Morelos e un acquedotto da Cuautla a Huexca. Questi lavori hanno comportato un investimento totale di 1,6 miliardi di dollari, con 270 milioni destinati alla costruzione del solo gasdotto. 

Il PIM, fortemente voluto dal governo messicano, è stato promosso dalle imprese spagnole Abengoa, Elecnor ed Enagas e dall’italiana Bonatti, incaricata della costruzione del gasdotto Tula-Tuxpan; l’intero progetto comporterebbe seriamente la biodiversità del territorio e la sopravvivenza delle stesse comunità locali.

Tra i movimenti il Progetto di Morelos è accostato spesso al progetto Linea Adriatica per le lacune che presenta sia dal punto di vista procedurale sia dal punto di vista realizzativo e dei rischi connessi alla popolazione locale. Nel 2019 un attivista indigeno del Fronte, Samir Flores Soberanes, fu ucciso durante un’azione di resistenza al PIM alcuni giorni dopo una sua dichiarazione pubblica in cui faceva i nomi delle imprese coinvolte nel mega-progetto infrastrutturale.

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