Riscatto di 200mila dollari, due arresti e un morto: il bilancio del sequestro Colonico. Parla la vittima

Le versioni sono differenti: quella del ministro degli Interni ecuadoriano, Juan Zapata, che parla, anzi scrive su Twitter, di “operazione di polizia” e quella della vittima, Panfilo Colonico, l’imprenditore sulmonese di 49 anni, rimasto per 125 ore nelle mani di una banda di sequestratori, che parla invece del pagamento di un riscatto. “Duecentomila dollari – spiega in un’intervista rilasciata al Germe e che oggi sarà trasmessa integralmente nel tg di LaQtv – che però non posso dire chi ha dato perché oggetto delle indagini della polizia”. I media ecuadoriani parlano invece di 300mila dollari, ma qualcosa dovrebbe sapersi di più oggi nella conferenza stampa convocata dalle autorità ecuadoriane. La versione ufficiale, insomma.

Il sequestro del sulmonese si è comunque risolto senza conseguenze alle 4,30 di ieri notte (ora italiana) come raccontato in tempo reale e anteprima dal Germe, almeno per la vittima, perché al contrario ai rapitori – soldi a parte – non è andata bene: due arresti e un morto, uno di loro ucciso dalla polizia in una sparatoria, come ancora il ministro degli Interni annuncia, avvenuta più o meno nel luogo del presunto rilascio di Benny (come si fa chiamare Colonico).

Nell’intervista Colonico racconta i giorni di prigionia, i primi i più angoscianti e duri, con il clima che si sarebbe stemperato poi con l’arrivo dei primi soldi del riscatto: “Ma loro ne volevano di più – racconta -. Però sono libero perché ho pagato, il ministro non dice la verità”.

A chi parla di messa in scena, elenca le conseguenze della vicenda, gli arresti e il morto, e dice di voler guardare al futuro, di voler andare avanti con il suo progetto imprenditoriale in Ecuador.

A Sulmona, dice, tornerà presto, per riabbracciare gli amici e la famiglia. Per raccontare quelle 125 ore di paura e angoscia.

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