Sullo schermo Carne et Ossa

L’anteprima c’è stata a giugno al Flaiano Festival di Pescara e l’opera ha già vinto, come miglior film italiano, il Cervino Cinemountain Festival. E’ già passato a Molise Festival e si prepara, il prossimo 6 settembre, a sconfinare in Romania, dove, in Transilvania, parteciperà all’Alpin Film Festival di Brasov. Carne et Ossa, docufilm sulla Corsa degli Zingari, si appresta però questa sera (ore 21 piazza Madonna delle Grazie) al debutto nella piazza più emozionante, quella di Pacentro, dove il film è stato girato, pensato e “scavato”. La prova della piazza, Carne et Ossa, appunto, per il regista Roberto Zazzara:

Che valore ha la proiezione di questa sera?

E’ la proiezione più emozionante, perché si farà nei luoghi e con le persone che ho incontrato in due anni di lavoro, intervistando decine di protagonisti, di zingari, di diverse generazioni, che hanno corso giù per quella montagna. Persone con cui sono entrato lentamente in sintonia, dopo un primo approccio di diffidenza da parte loro.

C’è un filo comune tra loro?

Antropologicamente la Corsa degli Zingari è molto interessante. C’è ovviamente la narrazione del “a i miei tempi era più difficile”, ma ciò che accomuna tutti i partecipanti nel tempo è la necessità di un riscatto. Che sia dalla famiglia, di un figlio nei confronti del padre, da una storia personale, un riscatto sociale e, soprattutto, nei confronti di se stessi. Se prima era importante vincere, poi è diventato importante partecipare. Dimostrare a se stessi di potercela fare. Dalle chiacchierate fatte sono uscite storie molto toccanti e poetiche, anche tra i più giovani. Motivazioni intime e profonde. Al di là della devozione alla Madonna di Loreto, a cui è affidata, in modo irrazionale, la convinzione di essere immuni da conseguenze nella corsa tanto più si è devoti. Alla fine quello che ne esce è un flusso di coscienza collettiva, esempi di eroismo comune.

Anche voi vi siete un po’ gettati a capofitto in questa avventura

L’idea è venuta ad agosto del 2020, dopo il mio film sulla Transumanza. Ho condiviso con il produttore Cristiano Di Felice, l’idea di raccontare storie d’Abruzzo che avessero un messaggio universale. Cristiano mi parlò di questa idea sulla Corsa ed io che Pacentro la frequentavo per motivi culinari, la prima cosa che feci fu una ricerca su Google dalla quale mi uscì un’immagine di un corridore a piedi scalzi. La scintilla che ha fatto accendere il fuoco. Decidemmo di iniziare subito le riprese, quello stesso anno, dopo appena un mese. Fu l’edizione della pandemia, diversa da tutte le altre e questo, quel silenzio, l’assenza di pubblico, ci consegnò una visione intima, viscerale del rapporto tra il corridore e la roccia. Ed è stata quella la chiave di lettura, anche stilistica.

Si riferisce al bianco e nero, immagino

Si, esatto. La scala di grigi del bianco e nero è quella della roccia, ed è stata utilizzata per sottolineare il rapporto carnale tra lo zingaro e la pietra. Un momento carnale e spirituale allo stesso tempo, che diventa racconto contemporaneo, drammatizza l’impresa. Per due anni siamo tornati su queste montagne, seguendo le stagioni e le luci. La luna piena. Perché il racconto della Corsa fosse uno scorrere delle stagioni in attesa della Corsa stessa. Un ciclo di vita. Al contrario, invertendo la grammatica, al colore viene assegnato il compito della memoria: abbiamo fatto un enorme lavoro di ricerca di immagini del passato, che spezzano la drammaturgia del racconto.

… e aiutano la Corsa degli Zingari nella difficile impresa del riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità

Il lavoro storiografico è stato molto attento e non facile. Siamo partiti da un quadretto affisso in un noto ristorante che risale agli anni Dieci del secolo scorso, si dice la prima rappresentazione ritrovata della Corsa. Il percorso è ancora lungo, però, come dire, per la Transumanza, rientrata come patrimonio dell’Unesco subito dopo il mio film, abbiamo portato fortuna.

E Carne et Ossa che destino avrà?

Per il momento, siamo con quella di Pacentro, alla quarta proiezione pubblica. Stiamo girando il circuito dei festival che sembrano apprezzare il lavoro. Dopo Brasov andremo ad altri festival internazionali che ora non posso anticipare. Poi questo inverno contiamo di farlo girare nelle sale cinematografiche con appuntamenti-eventi e poi chissà lo streaming e la tv.

Una storia di uomini e di sfide, ma anche una storia d’Abruzzo

L’idea di raccontare l’Abruzzo, per me che sono abruzzese, è molto stimolante. La nostra regione si è sempre rinchiusa in una nicchia, ma ha delle risorse storiche, culturali, antropologiche, dal valore universale e bellissime da raccontare. La Corsa degli Zingari, come la Transumanza, sono esempi di successo. Non a caso per produrre questo film abbiamo ottenuto anche un finanziamento regionale, rispondendo ad un bando pubblico. La strada è lunga e ci vuole coraggio. Quello che agli zingari non manca.

1 Commento su "Sullo schermo Carne et Ossa"

  1. GABON AWA GABON!!! SDRNGIACH A LU PIET FRA VAIMOS

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