Autorizzazioni nel cassetto, bar senza tavoli a Pasqua

Alcuni hanno preferito chiudere, o meglio restare aperti solo durante le ore di punta, altri hanno deciso di forzare la “legge” e altri ancora, semplicemente, hanno mandato giù il rospo amaro di una Pasqua mancata, mancata negli incassi.
Perché nonostante il sole e la temperatura mite, non tutti i bar del centro storico, come in periferia, hanno potuto sfruttare durante le affollate feste di Pasqua gli spazi esterni, spesso vitali per le attività che non hanno una grande metratura al coperto.
Insomma niente tavolini all’aperto e aperitivi in strada, come se non bastassero le misure della circolare Gabrielli che hanno vietato la somministrazione in vetro e lattine di bevande.
Dal Comune non arrivano le autorizzazioni, con una alzata di spalle a giustificazione e la solita tiritera, che sarà anche vera per carità, della mancanza di personale.
Eppure la legge prevede tempi precisi per le risposte dell’amministrazione che in più di un caso sono state violate: il bar Claus Cafè, ad esempio, proprio alle spalle degli archi dell’acquedotto, aveva presentato domanda agli inizi di gennaio per una autorizzazione di occupazione di suolo pubblico pluriennale. “Ci avevano assicurato che per Pasqua sarebbe stata pronta – spiega il proprietario – e invece quando ai primi di marzo sono andato a chiedere che fine avesse fatto la mia pratica, mi hanno detto che non facevano in tempo per quel tipo di concessione a lungo termine e che avrei dovuto presentare una richiesta per lo stagionale”. Detto fatto, richiesto e non fatto: il bar è rimasto senza tavolini e senza incasso. “E’ la prima volta che non ho i tavoli fuori a Pasqua – commenta amareggiato il barista – in dodici anni di attività”.
Caso isolato? Neanche per sogno: pochi metri distante altri due bar non hanno ottenuto l’autorizzazione nei tempi promessi e previsti: il Panta Rei di via D’Eramo che non solo aveva presentato richiesta il 9 febbraio, ma che ha già pagato in anticipo la prima rata (600 euro) di Tosap al Comune e lo Sweet Cafè, che la richiesta l’aveva presentata solo (si fa per dire) una ventina di giorni prima delle feste: “Gli scorsi anni – spiega la proprietaria – avevano sempre fatto in tempo a concederla”. Quest’ultimo bar, tuttavia, ha deciso di “forzare la mano” mettendo per qualche ora comunque i tavolini fuori: a suo rischio e pericolo, ma almeno questa volta non c’è stata la beffa.
Gli esempi non si fermano qui: il chiosco di piazza Carlo Autiero, ad esempio, la sua richiesta di installare un dehors l’ha presentata addirittura ad agosto dello scorso anno. E niente, anche qui, le carte non vanno avanti.
“Ne abbiamo pacchi così – spiega il dirigente al ramo, Amedeo D’Eramo, quasi fosse una giustificazione – non riusciamo ad evaderli, né sono in grado di dire quanti ancora bisogna evaderne”.
Tutto è più chiaro…

1 Commento su "Autorizzazioni nel cassetto, bar senza tavoli a Pasqua"

  1. bene,nei Paesi in via di sviluppo,il dirigente era stato gia’ licenziato,con giuste motivazioni:non assolve agli obblighi e doveri d’ufficio,poi nelle Democrazie evolute,dove gli amministratori eletti indicano le prorita’,obiettivi,risultati,target di riferimento e soprattutto quelli da raggiungere..non esistono giustificazioni,immediatamente rimossi,cacciati a pedate nel sedere,ovvie le ragioni: gli azionisti propretari,i Cittadini non gradiscono,non sono soddisfatti,disattese le aspettative,delusi dai disservizi…i responsabili non hanno alternative tutti a casa…nel nostro borgo,gli aventi ruolo sono incapaci,non esistono,assenti amministratori e dirigenti,esclusi i furbetti…o no?

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