Brucia il Morrone, “Io, speriamo che piova”

Brucia ancora il Morrone e brucerà ancora per molto se a gettare acqua non interverrà la pioggia. I mezzi di soccorso, d’altronde, non ce la fanno: pochi e inadeguati, rispetto alla mole di lavoro da fare.
Dei tre Canadair annunciati in pompa magna l’altro ieri e ieri, da sindacoassessorepresidente, infatti, oggi all’opera ce n’era quasi uno.
In realtà alle pendici del Morrone questa mattina se ne erano presentati due, per lavorare sul doppio fronte di Sulmona e Pacentro. Qualche lancio e poi, alle 11:50, lo stop: uno è volato a Genova e l’altro, dopo il rifornimento a Pescara, si è fermato per un’avaria. Avaria anche per uno dei due elicotteri dei vigili del fuoco in azione, a cui si è aggiunta l’opera di quello dell’esercito.
Attualmente, dunque, su entrambi gli incendi di Pacentro e Sulmona stanno lavorando due elicotteri e un Canadair chiamato in sostituzione.
Dei militari, degli “arrivano i rinforzi”, poi, neanche l’ombra: erano stati annunciati per questa mattina, trenta baldi alpini, una quantità da far sorridere rispetto al lavoro che c’è, o meglio che ci sarebbe da fare a terra. Ma non sono arrivati neanche quelli, e in fondo meglio così, perché a ben guardare avrebbero solo accresciuto le fila dei tanti volontari e operatori che, nei fatti, si limitano a presidiare i luoghi sensibili.
A spegnere materialmente l’incendio, insomma, non c’è nessuno, perché così hanno deciso i tre Dos (direttore operazioni spegnimento) dei vigili del fuoco che coordinano le operazioni: troppo complicato, dicono, salire ai margini del fronte e tagliare il rogo, ovvero fare l’unica cosa efficace per spegnere un incendio boschivo e cioè “batterlo”, rimuovendo la terra ed evitando l’effetto brace, quello che da un momento all’altro, come accaduto ieri, potrebbe far riaccendere le fiamme.
In compenso le fiamme sembrano essersi placate a valle allontanandosi dalle zone abitate e scongiurando il pericolo di evacuazione, ma sono salite a monte: bruciano così, verso nord e verso l’eremo di Celestino, il Vellaneto, il Cimerone, il Colle dei Cani fino al confine con il Vallone dell’Inferno. L’incendio è arrivato ormai in vetta e l’obiettivo dei soccorsi è ora evitare che svalichi attaccando l’altro versante della montagna.
Stamattina il procuratore capo Giuseppe Bellelli ha fatto un breve sopralluogo, ma l’indagine operativa è stata affidata dal sostituto Aura Scarsella (titolare del fascicolo per incendio doloso) alla polizia giudiziaria della forestale-carabinieri che oggi è tornata a monte per restringere l’area di innesco, alla ricerca di indizi utili a scoprire i responsabili di questo attentato al patrimonio naturale dei Parchi.
Non sarà semplice, mentre il Morrone continua a bruciare e la macchina dei soccorsi affanna. “Io, speriamo che piova”

1 Commento su "Brucia il Morrone, “Io, speriamo che piova”"

  1. Quando non si fa un piano di prevenzione, ovvero canadair a disposizione e si decide a chiamata vengono solo se sono liberi, chess é p’ la Majella weh!

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