Il sospetto, più simile ad una certezza, era già arrivato in occasione del primo incendio, quello che a Ferragosto aveva divorato le montagne tra Rocca Pia e Pettorano sul Gizio: lungo una strada dismessa, infatti, i carabinieri-forestali avevano ritrovato i resti di razzi pirotecnici: una sorta di fionda a media gittata per i piromani.
E poi i sei focolai nei pressi del Cogesa spenti nella notte di venerdì e il giorno dopo l’inizio del grande rogo a Pacentro e Passo San Leonardo, fino ai tre inneschi utilizzati ieri pomeriggio per far ardere il Monte Morrone nel versante di Sulmona.
Le fiamme che sembravano essere state ridimensionate in mattinata, hanno ricominciato ad alimentarsi con il vento, nonostante al Canadair attivato di prima mattina, si siano aggiunti qualche ora dopo un altro aereo e un elicottero (sparito nel pomeriggio, però), entrambi utilizzati su tutti e due i fronti.
L’inferno del Morrone, con gli scheletri dei suoi alberi e quelli per un piano antincendio regionale risultato inefficace, non è finito e brucia la montagna sacra e gli animi dei sulmonesi, feriti nell’attacco inferto alla loro montagna.
Il Comune di Sulmona, che ha attivato ieri sera il Coc, ha chiesto ora l’intervento dell’esercito, ma bisogna dire che non è arrivato neanche il terzo Canadair richiesto finora. La situazione resta di massima allerta e anche lo scampato pericolo per le abitazioni, purtroppo si è trasformato in una nuova minaccia: non è escluso che nelle prossime ore si decida di evacuare i residenti di alcune abitazioni delle Marane e di Pacentro.
“Un vero e proprio attacco a una delle montagne simbolo del Parco Nazionale della Majella. E che ha toccato ampie zone di riserva integrale. L’Ente Parco – scrive il direttore Oremo Di Nino -, in contatto con la sala operativa della Protezione civile, è presente sul posto con mezzi e uomini per gli interventi di bonifica e controllo dei focolai rimasti nei settori più bassi dell’incendio. Un grave danno alla biodiversità del Parco, in uno dei settori più belli e di pregio. Un vero e proprio attacco alla politiche di conservazione del Parco e i quali danni saranno visibili per anni”.
Ad Introdacqua l’amministrazione ha deciso di annullare i fuochi pirotecnici previsti per stasera: in Valle Peligna non c’è niente da festeggiare.
Ma certo che si trovano inneschi. Forse c’è ancora qualcuno che crede all’autocombustione? Forse qualche sempliciotto esiste ancora o forse qualcuno si sforza di farci credere che è colpa del caldo africano a 40°? Bene ,hanno trovato l’innesco,spero che si trovi anche il delinquente che ha appiccato il fuoco e gli si dia la giusta punizione, in questo stato che ha dimenticato di punire i delinquenti e si preoccupa più di come deve fare a fargliela sfangare. Comunque ora l’incendio c’è ed è anche di grossa portata. Io credo, ed è un mio parere personale, che si stia prendendo troppo alla leggera. Da lontano guardo verso la montagna incendiata e non vedo mezzi aerei. Ci dovrebbero essere canadair ed elicotteri SF 64 .Il primo sgancia 6000litri di acqua il secondo anche 10mila. Uno va e l’altro viene. Invece io non vedo nulla.Vedo solo l’incendio che dai piedi della montagna è arrivato sino alla cima. Ettari ed ettari di macchia mediterranea ridotti in cenere. Sono ormai 5 giorni e siamo al punto di partenza. Come mai? Vogliamo domare incendi del genere con il piccone e con la pala e magari con la frasca per soffocare le fiamme,nell’era della tecnologia più avanzata? Ci sono voluti anni ed anni per rimboscare il brullo Morrone ed ora lo consegniamo alle fiamme?
piu’che consegna,passaggio,si…..gente esperta negli inneschi,calcolo e precisione cronometrica
millimetrica,appunto la giusta via,il passaggio del fuoco, e poi del tubo…
una attenta,profonda riflessione e’ d’obbligo,o no?