Differenziata, via il vestiario usato dal secco residuo. Raccoglitori appositi per abiti e scarpe

Sulmona viaggia sempre più convinta sui binari del riciclo. Per questo motivo il Comune è in procinto di pubblicare un bando per l’individuazione di un operatore economico specializzato nella raccolta e nel ritiro di indumenti, scarpe e accessori usati. Insomma, i vestiti usati finiranno in appositi raccoglitori che lo stesso operatore sarà tenuto a installare in città.

Una scelta, quella del riciclo del vestiario, dettata anche dalle norme della Comunità Europea. L’Unione ha diramato una direttiva sulla raccolta differenziata del tessile, che in Italia dovrà trovare una sistemazione diversa rispetto al secco residuo. L’obbligo del riciclo dei vestiti scatterà dal gennaio 2025. Ci sarà un anno e mezzo di tempo per iniziare ad abituarsi alla nuova differenziata, aggiungendo un mastello in più nelle proprie abitazioni.

!Un’azione che consentirà di togliere i materiali tessili, le scarpe e gli accessori usati dalla discarica per inserirli nel ciclo virtuoso dell’economia circolare – scrive l’Amministrazione -. Il ricavato economico ottenuto dal servizio di raccolta dei rifiuti tessili verrà destinato ad investimenti inerenti la tutela ambientale e la pulizia della Città. Con questo atto l’Amministrazione dimostra ancora una volta sensibilità e concreta attenzione alle tematiche ambientali”.

4 Commenti su "Differenziata, via il vestiario usato dal secco residuo. Raccoglitori appositi per abiti e scarpe"

  1. Fermare quelle Merde che buttano le buste un strada. Io lancerei una proposta di linciaggio

  2. L'Avanguardista | 29 Agosto 2023 at 17:52 | Rispondi

    L’obbligo in Italia è già in vigore dal 1 gennaio 2022, come previsto dal D.Leg.vo n.116/2020. Il problema è come riusarlo.
    Mentre indumenti e scarpe in ottimo stato vengono riutilizzato nel mercato dell’usato o come fà la CARITAS per persone bisognose, il tessile non buono viene raccolto separatamente.
    Per quest’ultimo si stanno trovando tecniche di riutilizzo come l’isolamento termico.
    Il problema è la diffusione di strutture di lavorazione per poter riutilizzare proprio il tessile non più buono che altrimenti verrebbe bruciato.
    Chi ci guadagna sono certamente le nuove ditte legate al riciclo di questa filiera del tessile.

  3. A me sembra buona questa “”sub-differenzazione”” indipendentemente da chi ci guadagna. Purché tutto il ciclo sia trasparente, appalti ed altro, tasse comprese, riutilizzo delle “entrate”.

  4. L'Avanguardista | 30 Agosto 2023 at 10:47 | Rispondi

    La filiera del riciclo del tessile in Francia esiste da 30 anni.
    Il vestiario buono torna nel mercato dell’usato, come si trovano ad esempio a Porta Portese a Roma o similari, acquistabile da persone bisognevoli a prezzi modici (5-10 euro), il resto viene sfilacciato per usi come pannelli termoisolanti o similari.
    Queste attività creano posti di lavoro e hanno un impatto economico favorevole.
    Grazie a questa economia circolare si riescono a soddisfare esigenze ambientali, sociali ed economiche.

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