Dopo le palestre i teatri: ecco perchè la città chiude

Dopo le palestre, arriva il teatro. Anche il Caniglia non potrà essere assegnato a terzi fin quando non ci sarà la relazione di agibilità strutturale e igienico-sanitaria che, ormai, il segretario comunale e reggente del settore Cultura, Turismo e Sport, Francesca De Camillis, ha richiesto per ogni edificio pubblico da concedere in affitto o gestione. Dalla lista si salva al momento il cinema Pacifico, perché già dato in gestione da prima che la De Camillis diventasse responsabile del settore, ma il messaggio è chiaro: fin quando ci sarà lei a dirigere questi uffici, le strutture non potranno essere concesse se non con tutte le carte. La firma, insomma, non la mette e sarà difficile che a convincerla sarà la giunta comunale dopo la lite consumata nell’ultima seduta.

Né, d’altro canto, le sue richieste di certificazione potranno essere evase dal quarto settore così rapidamente, né così facilmente: per molti edifici si tratta infatti di strutture le cui carte sono quasi introvabili negli archivi comunali, sempre che esistano. Così per il teatro Caniglia (che però ha avuto lavori di ristrutturazione recentemente) e per il Piccolo di via Quatrario, così soprattutto per le palestre delle scuole il cui diniego alle società sportive ha portato come conseguenza all’interdizione delle strutture anche per gli studenti, oggi di fatto senza possibilità di svolgere educazione fisica e attività sportive neanche nel doposcuola. Anche il problema delle mense, in fondo, deriva dalla stessa fonte e cioè dalla mancanza di certificazione di idoneità dei locali che, si spera, come garantito dall’assessore Di Loreto, potrebbe essere però superata nel giro di un mese.
Un bel guaio per la città, che si trova tra incudine e martello, tra le carte non in regola e la necessità di non sospendere le sue attività sportive e culturali, in altre parole la sua vita quotidiana.
La giunta comunale sta ora valutando l’ipotesi di superare l’impasse con l’emanazione di un’ordinanza sindacale che permetta la riapertura degli spazi, almeno nelle more della redazione delle relazioni richieste. Ipotesi che dovrà comunque aver il placet della segretaria-dirigente che, però, è attualmente in malattia e che si spera rientri lunedì in servizio. In Comune d’altronde, non c’è neanche la sua vice. Come in un campo di battaglia dopo un bombardamento: solo macerie e “morti”.

2 Commenti su "Dopo le palestre i teatri: ecco perchè la città chiude"

  1. Sempre più in caduta libera. Quando si pensa che finalmente si è toccato il fondo ed invece aprendo gli occhi ci si accorge di essere ancora in piena discesa. A questo punto non resta che fare una cosa: diteci, voi che amministrate avanti e dietro le linee, cosa dobbiamo fare per darvi una mano; poi però gentilmente fatevi una volta per tutte da parte, perché queste macchie sono difficili da togliere e non basta più puntare il solito dito verso qualcun’altro.

  2. In sintesi si potrebbe dire: una città che chiude per INCURIA. Incuria antica perché i vecchi che non hanno perso memoria sanno che QUESTI sono problemi antichi. Non li scopriamo oggi

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