Il caso Guido Conti, chiusura indagini entro gennaio

La proroga è stata concessa fino al 31 gennaio prossimo, data entro la quale la procura della Repubblica di Sulmona dovrà formulare una nuova, ma non necessariamente altra, ipotesi sulla morte di Guido Conti, il generale dei carabinieri-forestali trovato cadavere sul monte Morrone nei pressi di Pacentro la sera del 17 novembre del 2017.
Il caso era stato riaperto nel luglio scorso in seguito all’opposizione fatta a nome della famiglia dall’avvocato Alessandro Margiotta che aveva contestato la richiesta di archiviazione che la procura aveva avanzato per istigazione al suicidio: nell’udienza Gip, il giudice aveva restituito il fascicolo alla procura chiedendo di fare degli ulteriori accertamenti entro il 30 novembre scorso.


In particolare di indagare meglio sulle telefonate intercorse tra Conti e alcuni alti gradi dell’Arma qualche giorno prima del suo presunto suicidio, di verificare la proprietà della Porsche Cayenne che era stata avvistata in zona e di capire a chi appartenesse il sangue sui vestiti e il Dna del mozzicone di sigaretta ritrovato vicino al suo cadavere.
La procura, però, non ha fatto a tempo a sbrigliare tutta la matassa, anche se diversi elementi sembrano essere stati chiariti: dalle telefonate, alla presenza della Porsche, fino alla ricostruzione balistica che sembra confermare, comunque, che il colpo alla tempia calibro 9 con cui è morto il generale, sia stato verosimilmente sparato da Conti stesso.


Da approfondire restano però i rapporti con i vertici di Tempa Rossa, il sito petrolifero della Total in Basilicata dove Conti aveva preso servizio un mese prima lasciando la divisa dell’Arma. Così come ancora da chiarire sarebbe la provenienza di quella sigaretta ritrovata vicino al suo cadavere che non sembra combaciare con il suo Dna.
Gli esami sono stati compiuti nel settembre scorso dal Ris di Roma su disposizione della stessa procura: tra un mese e mezzo al massimo, quindi, il terzo piano di palazzo Capograssi dovrà aver concluso le sue valutazioni e aver deciso se richiedere di nuovo l’archiviazione del caso o ipotizzare eventuali responsabili per quello che molti ritengono essere, familiari in primis, se non un omicidio, almeno un’istigazione al suicidio.

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