Orsi urbani: pellegrinaggio a San Domenico

Non ha attraversato Monte Pizzone e neanche la Montagna Spaccata come i pellegrini da Fornelli (in provincia di Isernia), ma anche lui ha voluto omaggiare ieri San Domenico Abate nel giorno dei festeggiamenti del paese. Non è chiaro se si tratti di orsa Amarena o del suo “cucciolo” Juan Carlito che dopo esser cresciuti lo scorso anno sotto gli occhi e gli obiettivi dei fotografi in fila a Villalago, è tornato ieri nel centro montano in occasione della festa patronale. E ha scelto proprio il giorno dell’arrivo dei pellegrini al santuario della Madonna del Lago per fare con loro visita all’Eremo intitolato al monaco benedettino.

(ph. Marino Baroncini)

L’orso è infatti spuntato lungo la strada regionale 479 come se fosse un turista qualunque. Controllato a vista (e ad armi puntate) dai Guardia Parco si è quindi esibito in una breve corsetta per poi entrare sul ponte che porta all’Eremo di San Domenico, sotto gli occhi e i telefonini ammirati dei turisti (qualcuno un po’ spaventato) e la guida dei Guardia Parco che invitavano la gente a restare calma e far transitare l’inusuale ospite. Una scena filmata e pubblicata sulla pagina di Villalagando che non ha tardato a diventare virale: ennesimo contributo della famiglia Amarena alla notorietà di questo splendido Borgo tra i più belli d’Italia che, non a caso, ha scelto l’immagine di mamma orsa e dei suoi quattro cuccioli per pubblicizzarsi.

La fauna selvatica, d’altronde, a Villalago è diventata di casa: cervi che girano per le vie del centro storico, che mangiano alle fioriere in piazza o fanno il bagno al lago e poi gli orsi, Amarena e la sua famiglia in particolare, che ormai trascorrono le loro ferie estive a Villalago, prima di tornare a San Sebastiano.

Non sono gli unici, in verità, perché nella vicina Scanno c’è nonna Gemma che ormai presidia da giorni un intero condominio, “tanto che la gente ha paura di andare a gettare anche l’immondizia” raccontano alcuni residenti. Gemma, ormai avanti con l’età, non si scomoda neanche più a scappare e proprio ieri un automobilista l’ha filmata praticamente andadole in coda con l’auto (video).

Sì, perché c’è un rovescio della medaglia in questa “invasione” urbana di orsi e fauna selvatica. Che gli animali son belli, ma possono essere anche pericolosi e c’è chi chiede maggiori tutele e il confinamento almeno degli orsi sulle montagne. Anche perchè, come ripete da tempo lo stesso Parco, gli orsi confidenti non fanno bene alla protezione della specie.

Amarena e la sua famiglia, però, continuano ad essere una vera attrazione e chissà se oggi, dopo il pellegrinaggio all’Eremo, non decideranno di sfilare anche nella processione in programma a Villalago.

14 Commenti su "Orsi urbani: pellegrinaggio a San Domenico"

  1. Scusate ma take orso non ha un radiocollare tanto da identificarlo? Io reputo che sia un fatto gravissimo che nel 2021 con un livello di tecnologia spinto non si è ancora in grado di capire se un orso, e non una mosca, trattasi di Gioacchino piuttosto che di eustacchio.

    • in realtà sono pochi gli orsi radicollarati, tra questi c’è Gemma (quella di Scanno), ma non Amarena e i suoi cuccioli

  2. Lupus in fabula | 22 Agosto 2021 at 09:03 | Rispondi

    Orsi vanitosi…errare in solitudine tra boschi e forre non deve essere piacevole, visto che spesso “passeggiano” nei paesi anche Cervi, Volpi, Faine, Cinghiali e Lupi.
    Poi, vuoi mettere una bella foto in mezzo a turisti e residenti, hanno cominciato con Gemma, a seguire Peppina e Amarena e come non ricordare il defunto Bernardo, adesso quasi esauriti i nomi “de noiantri” ma anche per essere al passo con i tempi, cominciamo a battezzarli Juan Carlito…ancora un piccolo sforzo e per evitare accuse di discriminazioni avanti con:
    Abdullah, Hassaan, Lumumba o perchè no, Badú o Babú.

  3. ERRATA CORRIGE:…purtroppo non c’è ALCUNA PROCESSIONE IN PROGRAMMA A VILLALAGO!!

  4. È cosa nota tra gli abitanti di questa valle che per anni a Scanno e Villalago per anni hanno attirato la fauna selvatica con cibo succulento(scarti di macellazione, di ristorazione …) per creare il caso.
    Ora la situazione è sfuggita di mano.
    Un orso che entra in paese bussa alla finestre pouttosto un cervo che pascola tra le bancarelle non può essere considerato animale selvatico avendone perso i tratti tipici caratteriali.

  5. Bracco di Ferro | 23 Agosto 2021 at 08:55 | Rispondi

    Bisognerebbe rivedere questa “politica” degli orsi impunemente detti marsicani, quando poi ti fanno irretire dove per padronanza letteraria lo definiscono “Marsicanus” in latinorum. I contatti commerciali ed umani con i Balcani sono stati diffusissimi e molto maggiori che con il Nord Italia, ciò nei secoli favoriti dalle maggiori possibilità e sicurezza dei trasporti che offriva il mare relativamente alle insidie delle strade . Sono stati completamente interrotti per decisione di politica internazionale per la diversa appartenenza ai blocchi durante la guerra fredda tanto che , per conformazione della mente siamo nati,cresciuti e vissuti come se l’altra parte dell’Adriatico non esistesse,se non si poteva neanche andare in vacanza a pena di una lunga trafila di visti ed autorizzazioni burocratiche. Solo in quel periodo questo orso è stato fortemente propagandato dal regime come Marsicanus, in modo che, non fossero del “Patto di Varsavia”. Lo stesso quindi come la propaganda politica di adesso dal Covid ai Talebani,etc. Ma in questo caso ci va di mezzo la salute e la sopravvivenza di animali, perché questi orsi bradi sulle montagne abruzzesi non sono altro che orsi ammaestrati fuggiti dalle compagnie di circensi e di girovaghi che li portavano dai balcani per le feste paesane,dal medio evo in poi.Allo stesso modo come poi famiglie di girovaghi abruzzesi molisani o ciociari li catturavano da piccoli li ammaestravano e li portavano sino in Russia od in Scandinavia per offrire spettacolini equestri nelle feste popolari e nelle fiere.. Che si desse a Cesare ciò che è di Cesare ,e si smettese questo più triste spettacolo di pubblica becera speculazione di poveri animali.

    • Nec sine Marsis-canis ne contra Marsis-canis.
      CAVE CANEM MARSI-CANUS

      • Nec sine Marsis-canis ne contra Marsos-canos.
        CAVE CANEM MARSI-CANUS
        .Scusate si è sbagliata la keyboard.

    • Luigi Gagliardi | 25 Agosto 2021 at 18:53 | Rispondi

      Insomma sempre una tarapia tapioca del sindaco, come se venisse da ovest e se fosse che al passo va verso est tanto quanto una farniona sgemba!
      Solita vecchia antanica!

  6. Lupus in fabula | 23 Agosto 2021 at 14:41 | Rispondi

    Bracco di ferro, forse è opportuno che ti documenti meglio senza spostarti dalla Sulmo dei Peligni…fatti una passeggiata in via Ercole Ciofano e approfittane per dare un’occhiata al cantonale di palazzo Tabassi – angolo con via Corfinio – ti renderai conto che l’affermazione “…perché questi orsi bradi sulle montagne abruzzesi non sono altro che orsi ammaestrati fuggiti dalle compagnie di circensi e di girovaghi che li portavano dai balcani per le feste paesane,dal medio evo in poi…”, non corrisponde al vero.
    Poi puoi sempre documentarti meglio, leggendo qualcosa sulla storia del territorio, ad esempio gli scritti dell’ottima archeologa Sulmonese Rosanna TUTERI, te ne cito uno tra i tanti, dove viene menziinata la stele di Palazzo Tabassi:
    (Silvae, calles, “vineae et segetes” nei paesaggi antichi d’Abruzzo tra Sabini e Peligni* di Rosanna Tuteri)
    …” La caccia sembra avere avuto particolare successo tra i Peligni in età romana, come documentano i diversi rilievi scultorei che elaborano immagini relative alle venationes.
    Il primo rilievo ( CIL IX 3106, I sec .d.C. ) è parte integrante di una stele funeraria, oggi murata nel cantonale di Palazzi Tabassi a Sulmona, dedicata a Titus Annavus Primus, liberto di Titus, da parte di Orentilla. Raffigura, nella consueta ambientazione naturalistica, la caccia all’orso condotta da un cacciatore armato di lancia e accompagnato da due cani.”
    Forza, fatti due passi, ne vale la pena…a volte passiamo distratti e non prestiamo attenzione.

    • Bracco di Ferro | 23 Agosto 2021 at 20:07 | Rispondi

      Caro lupus, non te lo dico per dire perché ho anche incontrato gente, questo pomeriggio mi sono fatto una passeggiata proprio su monte Luparo, e dalla curva sopra dove si vede Sulmona , mi sono fermato con lo sguardo nella valle sotto di Orfecchio , perché si rimira un viale ora alberato che punta come un fucile diretto a Sulmona e che era la vecchia strada, ora in abbandono ,che dai tempi antichi conduceva a Forca Caruso passando per Valle Asinara e poi Vallorsa, piacendomi di pensare ” in quella strada ci è passato sicuramente Ovidio per andare a Roma. Come vedi ,l’orso in Abruzzo esiste anche nei toponimi, però bisogna vedere a quando risalgono. È certo che per gli usi circensi dell’impero romano gli orsi, nel IV secolo erano estinti in Caledonia (che sarebbe la Scozia) e nell’Illiria perché li usavano nei giochi nelle arene, e, solamente Caligola, si dice, tenne giochi che comportarono il sacrificio nelle arene di 17.000 animali feroci. Come avrebbe potuto resistere in Abruzzo un orso primitivo o preistorico da essere una sottospecie distinta dagli altri ? Oltre,non dimentichiamo che in determinati periodi storici l’Abruzzo interno , invece della decadenza di adesso, è stato una delle zone più industriose vitali ed abitate del pianeta proprio per l’allevamento di 7 od 8 milioni di pecore per il commercio mondiale delle fibre di lana.Questo non da ora, ma gli Imperatori Vespasiano, Tito, Domiziano, che erano abruzzesi, erano, per potenza economica, proprietari di greggi di milioni di capi. Perciò questo concetto di orso marsicano autoctono è molto dubbio ed è indelicato sentirselo ribadire con questa certezza propagandistica, a meno che,invece della Tuteri, si portano venti campioni anonimi di pelo di orso marsicano e balcanico e, l’istituto zooprofilattico di Teramo ti distingue, con venti analisi del DNA quali sono i dieci campioni marsicani e quali i dieci balcani dichiarandolo ufficialmente per iscritto. Se a Teramo però si sbagliano o tergiversano , allora la sottospecie di orso marsicano non esiste.saluti

      • Giustissimo.

      • Curiosa quanto affascinante la teoria della provenienza balcanica dell’orso abitante l’Appennino centrale. La prova regina del DNA che lei afferma, troverebbe riscontro se il DNA dell’orso appenninico combaciasse con quello balcanico ma differisse da quello sloveno / trentino

        • Bracco di Ferro | 25 Agosto 2021 at 20:15 | Rispondi

          Già sono state fatte queste prove caro Davide, soltanto che lo mantengono celato all’opinione pubblica perché sono dei sbugiardati che hanno raccontato solo fandonie.Per le nuove metodologie di laboratorio Il DNA mitocondriale dell’orso appenninico e balcanico è assolutamente lo stesso indistinguibile. Difatti se l’orso negli appennini fosse una sottospecie lo avrebbe classificato Linneo e non invece ,inusualmente, un tale di Campobasso chiamato Altobelli.

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