Salari da estorsione, la Cassazione annulla l’assoluzione del Manhattan

Il caso resta chiuso dal punto di vista penale, perché alla Cassazione non si è rivolta la procura che, d’altronde, aveva chiesto l’assoluzione. La Suprema Corte, però, ha riaperto venerdì scorso il procedimento, almeno dal punto di vista civilistico, annullando la sentenza con la quale in primo e secondo grado erano stati assolti dall’accusa di estorsione l’amministratore e la direttrice del Manhattan Hotel di Sulmona, Maurizio Zaccardi e Rossella Testa.

Al terzo grado di giudizio si erano rivolti due dei tre dipendenti che nel 2013 presentarono una denuncia alla guardia di finanza, nella quale lamentavano come fossero stati costretti ad accettare condizioni di lavoro e salariali non all’altezza della prestazione professionale svolta, sotto la “minaccia” del licenziamento. Questo offriva il mercato del lavoro, insomma, e di questo si dovevano accontentare i tre dipendenti. Ai quali sarebbero state fatte firmare buste paga preconfezionate e che non rispondevano al valore del lavoro svolto.

Il caso, finito davanti al tribunale, si era concluso con l’assoluzione dei due imputati con formula piena e con rito abbreviato.

Una sentenza alla quale le parti civili, però, si sono opposte, ottenendo ora dalla Cassazione l’annullamento dell’assoluzione e un portone aperto per un risarcimento danni che al tempo era stato quantificato in circa 80mila euro.

“Il Pubblico Ministero in Cassazione, al contrario di quelli del tribunale e della Corte d’Appello – spiega l’avvocato delle parti civili, Vincenzo Colaiacovo -, ritiene dunque che la prospettazione della perdita del posto di lavoro in una discussione di carattere economico tra il datore di lavoro e i dipendenti possa costituire una indebita pressione, al punto da poter configurare il reato di estorsione, che era stato contestato, insieme a quello di omesso versamento di contributi previdenziali (per il quale non è stato proposto ricorso); e, concludendo la requisitoria scritta, deduce che -l’omessa valutazione di tali elementi inficia e compromette, in modo decisivo, la tenuta logica e l’intera coerenza della motivazione-“.

Nel capo di imputazione si attribuivano ai due “ripetute ed inequivocabili minacce di licenziamento non altrimenti giustificabili e con la prospettazione della difficoltà di reperire, in un periodo di grave crisi economica, una diversa occupazione lavorativa”. Minacce che avrebbero costretto i due lavoratori “ad accettare condizioni di lavoro e corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate contrari alla legge e ai contratti collettivi”.

Dal canto suo la difesa degli imputati, rappresentata dagli avvocati Andrea Liberatore e Giandomenico Morra, aveva, già al momento dell’assoluzione, ritenuto del tutto illogica l’accusa di estorsione, prospettando al limite una violazione sindacale e non penale.

13 Commenti su "Salari da estorsione, la Cassazione annulla l’assoluzione del Manhattan"

  1. Mi chiamo Antonio | 3 Novembre 2021 at 06:16 | Rispondi

    … la verità che spesso in questa Valle di lacrime, vengono finanziati progetti e idee imprenditoriali con Business Plan aleatori e irraggiungibili… destinati al fallimento già sulla carta, presentati da intrallazzatori senza arte ne parte che mirano solo ai finanziamenti pubblici… appoggiati sa un sistema bancario corrotto e clientelare.
    Servono qualche migliaio di posti di lavoro che solo grandi imprese produttive possono garantire… qui si pensa invece a illudersi su alti numeri di afflusso turistico che non ci sono mai stati e mai ci saranno… e che comunque portano posti di lavoro precario e stagionale.
    S-V-E-G-L-I-A-A-A

    • Luigi Gagliardi | 3 Novembre 2021 at 07:43 | Rispondi

      Tu cosa proponi? Le industrie manifatturiere stanno fuggendo anche dal grande norde perché il costo della manodopera nel nostro paese è troppo alto per poter massimizzare il profitto, quindi l’industria che torna a Sulmona come negli anni 60-80 te la puoi solo sognare.

  2. Mi chiamo Antonio | 3 Novembre 2021 at 09:23 | Rispondi

    …quelli che fuggono sono i “ PRENDITORI” , aziende nate e sviluppate grazie ai lauti contributi a fondo perduto elargiti negli anni, adesso, proprio e sempre per “ la Massimizzazione del profitto“, sbaraccano tutto e vanno a produrre in paesi europei come Polonia, Romania o la più conveniente Bulgaria…grazie a normative che riducono o annullano l’imposta sul reddito delle società che investono… e numerose zone franche per l’applicazione dell’IVA.
    Questa è concorrenza sleale all’interno della Comunità Europea… e un dubbio sorge: perché la stessa lo permette?
    Poi ci sono le aziende serie che non delocalizzano, e sono centinaia di migliaia,… ma non verranno mai in Valle Peligna se non si creano le condizioni ideali attrattive per investire… dall’industria agroalimentare a quelle dell’elettronica per le nuove tecnologie, per esempio.
    Zero assoluto… la popolazione invecchia ed i giovani andranno quasi tutti via, chi resta sarà destinatario di una magra vecchiaia con la pensione pari all’assegno sociale… Sulmona fra cinque anni scenderà sotto i ventimila abitanti… e poi la tendenza sarà irreversibile e disastrosa… come una diga che rompe gli argini.

    • i prenditori sono i parassiti statali. lo stato ha in mano intorno al 50% del pil. Siamo più comunisti che liberali , non diamo la colpa agli imprenditori che per carità avranno tra le loro fila collusi con politici ma è sempre di mala gestione statale che parliamo. Pensiamo a ridurre il peso dello stato ad un 20% di pil e vedrai che le aziende si butteranno in Italia a frotte e risaliranno anche gli stipendi

      • Mi chiamo Antonio | 3 Novembre 2021 at 21:30 | Rispondi

        Perfetto… dei circa 900 miliardi di spesa pubblica ( dati 2020) per scendere fino al 20%, cioè a circa 400 miliardi, cosa tagliamo le pensioni che da sole valgono il 17%, più o meno 310 miliardi di euro?
        Magari cominciamo con i 22 miliardi di assegni sociali che non hanno un solo contributo versato.
        Tagliamo anche i 124 miliardi di euro annuali di spesa sanitaria… e chi campa campa e gli altri li lasceremo morire.
        E continuare con la spesa pubblica per l’istruzione, sono circa una settantina di miliardi annui, cosi faremo meglio dei talebani.
        E visto he ci siamo tagliamo anche la trentina di miliardi di euro di spesa pubblica per l’ordine pubblico e la sicurezza… ma sì a che servono tutti questi corpi di polizia… altri 5/6 miliardi dalla Giustizia e un’altra trentina da elargizioni varie compreso il reddito di cittadinanza che da solo vale 9 miliardi.
        Poi una sforbiciata di miliardi al trasporto pubblico… e ci siamo, così dimagriscono, o meglio crepano, anche le centinaia di migliaia di imprese che campano con le forniture a questi Enti parassiti.

        • Eh si! Ed in proporzione tagliamo tutte le tasse: IVA, IRPEF, ecc. e vedrai come si liberano risorse per l’impresa privata con forte accelerazione dell’economia, incremento del pil e riduzione del debito pubblico.
          Il privato subentrerebbe in tutte quelle attività necessarie gestite in modo inefficiente da parte dello stato: trasporti, sanità, previdenza, ecc.
          Perché un’analisi fatta in un laboratorio privato non in convenzione deve costare a me cittadino quanto di ticket in struttura pubblica?

          • Mi chiamo Antonio | 4 Novembre 2021 at 21:29 |

            … a Gianni, ma che stai a dì:
            Privatizzazioni, sindacati internazionali:
            “Fanno aumentare costi e corruzione” .
            Un rapporto della federazione internazionale dei sindacati Public services international, in cui sono riunite 669 sigle, evidenzia che la gestione privata di servizi pubblici come energia, acqua e ferrovie non genera benefici per i consumatori e non comporta guadagni di efficienza. Anzi, nella maggior parte dei casi le spese risultano più alte.

          • Caro Gianni, le cose che scrivi sono state sostenute con forza 30 anni fa e hanno stimolato l’ondata di privatizzazioni negli anni 90, in Italia e in tutta Europa.
            La letteratura economica che in questi trenta anni si è occupata di valutare gli effetti di efficienza delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni ha enormemente limato l’entusiasmo iniziale. In molti settori non solo l’efficienza non è aumentata, ma è persino peggiorata (vedi il settore dei trasporti ferroviari in UK, in cui ridussero le spese per investimenti e manutenzione, con una serie di incidenti ferroviari connessi).
            La tua domanda finale ha una risposta ovvia: perché se poi hai bisogno di essere ricoverato, o di fare un intervento chirurgico, paghi decine di migliaia di euro nella struttura privata non convenzionata, e zero euro in quella pubblica.

      • Caro osservatore, la spesa pubblica in Italia è elevata (48,7% del PIL nel 2019), ma non molto differente da quella di altri paesi considerati punti di riferimento (45,4% per la Germania e addirittura 55,6% per la Francia). Portare la spesa pubblica al 20% del PIL è impossibile, neanche gli Stati Uniti ci arrivano lontanamente (36%) considerando che sono il paese nel quale la spesa pubblica è ipercompressa.
        Tra l’altro, ragionare in termini di quota sul PIL porta anche a fare considerazioni sbagliate, soprattutto nei confronti internazionali, poiché se partiamo dal presupposto che ogni individuo comporti una certa spesa pubblica dato il sistema di welfare nel quale si trova, allora nel rapporto spesa pubblica/PIL il numeratore è incomprimibile oltre una certa misura. Quello che fa la differenza è allora il denominatore. E infatti, se si guarda ai dati espressi in termini procapite, risulta che in Italia si spendono 14 mila euro per ogni residente, mentre in Germania e in Francia siamo rispettivamente a 18.800 e a 20.000. Si capisce che comprimere la spesa pubblica in Italia è la risposta sbagliata. Senza considerare che nella spesa pubblica cui abbiamo fatto riferimento finora è compreso anche il pagamento degli interessi sul debito pubblico. Scorporando il servizio del debito, il rapporto spesa pubblica/PIL italiano passa al 45,3%, vicino a quello della Germania (44,6%) e molto sotto quello francese (54,2%).
        In ultimo, i prenditori sono parassiti, ma non statali. Per la mia esperienza, è esattamente il contrario. La qualità dei nostri imprenditori (con molte apprezzabili eccezioni) è bassa: è basso il tasso di conoscenze manageriali, bassa la propensione ad affrontare situazioni con una componente di rischio anche fisiologica. I soldi pubblici buttati sul sistema delle imprese sono spesso risorse senza le quali le imprese non riuscirebbero a stare sul mercato, mentre così funzionano da spugne occupazionali.

  3. Ho avuto a che fare con certa gente. Se colpevoli, Il mio augurio è che paghino severamente, il massimo previsto dalla legge, subito e senza sconti. Ora vediamo che foto mettono sul profilo fb…

    • Una persona che non ha il coraggio neanche di mettere il suo vero nome non è degno neanche di una risposta. Però potresti anche leggere la replica dell’articolo. Se vuoi te lo invio io o te lo porto di persona, tanto mi conosci?

      • nome e cognome | 4 Novembre 2021 at 18:22 | Rispondi

        La tua è una minaccia? sto tremando di paura… e con questa tua umiltà, educazione e saggezza mi hai convinto a rilasciare una deposizione spontanea agli organi preposti. Tanto per chiarire alcune vicende sulle quali avevo deciso di soprassedere. I miei più cari e cordiali saluti.

  4. Sulmonamoremio | 3 Novembre 2021 at 15:14 | Rispondi

    I nostri neo amministratori spero siano consapevoli del fatto che se non staccheranno il culo dalle poltrone e non andranno in giro per l’Italia e oltre a convincere imprenditori di buona volontà ad investire da noi dopo aver messo loro a disposizione nella forma più conveniente possibile i siti di insediamento produttivo smettendola di continuare a credere nelle false promesse e nelle chiacchiere della politica ai vari livelli, non usciremo mai dal cul de sac dove proprio tale politica ci ha infilati.
    Convinciamoci che la soluzione ai problemi di Sulmona e del suo circondario sarà nella nostra capacità di porre in essere comportamenti sinergici tra le varie realtà territoriali del comprensorio con le quali creare un nuovo paradigma di sviluppo nella convinzione che la nostra rinascita dipenderà solo ed esclusivamente dalla volontà della nostra gente.

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